Salvatore Esposito: «Ritorno a Scampia ma con il mio Sciamano»

«Sono molto contento di raccontare il libro e il mio percorso alla Federico II a Scampia»

Salvatore Esposito a Scampia
Salvatore Esposito a Scampia
di Alessandra Farro
Domenica 2 Aprile 2023, 10:03 - Ultimo agg. 3 Aprile, 07:40
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Una berlina nera è ferma all'ingresso dell'aeroporto ad aspettare una persona: lo Sciamano. Napoli torna a fare da sfondo al secondo capitolo della saga letteraria di Salvatore Esposito, L'eclissi di sangue, una nuova indagine dello Sciamano (Sperling & Kupfer). Continua così la storia di Christian Costa, il profiler più richiesto per investigare sugli omicidi rituali, chiamato «Sciamano» per i suoi metodi poco ortodossi nell'analisi della scena del crimine e il suo quasi infallibile intuito che lo conduce sempre al colpevole. L'attore di «Gomorra» presenterà il libro il 5 aprile alle 18 nell'aula magna della sede universitaria della Federico II a Scampia, con interventi del sindaco Gaetano Manfredi e del rettore dell'università Matteo Lorito.

Continuala saga dello Sciamano, Esposito?
«Sì, e spero di fare una trasposizione cinematografica del progetto il prima possibile.

Non è facile fare cinema internazionale in Italia e questo è un progetto che si rivolge a un pubblico globale. In Italia stiamo attenti ancora all'audience, ai numeri, allo share, mentre io voglio avere uno sguardo che parta dal mio Paese per andare altrove. Qui si pensa troppo poco alla qualità di un progetto, ma Gomorra ha dato prova che si può partire da un prodotto con uno sguardo locale per arrivare ad avere respiro internazionale. Con questi due libri ho voluto raccontare una figura internazionale nata a Napoli, che muove le indagini nella sua città. Probabilmente per queste ragioni la produzione della trasposizione cinematografica dello Sciamano non sarà italiana».

Presenterà il libro all'università a Scampia, un luogo che ha conosciuto a fondo.
«Sono molto contento di raccontare il libro e il mio percorso alla Federico II a Scampia. Riesco ad avere una cassa di risonanza diversa con i ragazzi. Quando mi hanno proposto la presentazione ho accettato subito, non torno a Scampia dai tempi di Gomorra. Parlare a un pubblico che mi ha conosciuto proprio lì sotto altre vesti è un grande motivo di orgoglio. Ha un grande valore per me conoscere i giovani e confrontarmi con loro. Sono sempre stato molto curioso, fin da bambino. Voglio raccontare attraverso il libro le tantissime cose che non esploriamo, perché lasciamo che la curiosità occupi poco spazio nella nostra vita, quando invece è capace di aprirci gli occhi e la mente e farci respirare attraverso realtà prima sconosciute, aiuta a crescere».

Altriprogetti oltre allo Sciamano?
«Stiamo sviluppando per Sky una serie tratta dai film di Piedone, sì quello del grande Bud Spencer, uno degli orgogli di Napoli, e dell'Italia, nel mondo. Poi ci sono anche altri progetti internazionali a cui sto lavorando, ma sono ancora top secret».

Napoli è sempre protagonista dei suoi progetti?
«La mia città è sempre presente nella mia testa, nel mio cuore e nel mio lavoro: anche quando sviluppo un progetto internazionale metto in primo piano Napoli e la mia napoletanità. Noi napoletani siamo stati dominati da tanti popoli, accogliendo tutti. Questo ci ha reso un magnifico melting pot di cultura, lingua, spirito e anima. Sappiamo tramutare in poesia, musica, colori quello che respiriamo. Abbiamo una grandissima predisposizione all'arte, anche per questo invito sempre i giovani a investire nei propri sogni e lasciar perdere le velleità che li portano verso strade sbagliate. Credo anche che se la politica e le istituzioni fornissero le strutture giuste per preparare i giovani al mondo esterno, avremmo meno ragazzi in difficoltà nel presente e più artisti nel futuro».

Questo è l'anno di Napoli, capitale del cinema e prossima a vincere lo scudetto?
«Lo strapotere che ha avuto Napoli in questo campionato ha fatto mettere da parte ogni forma di scaramanzia. Il popolo napoletano si è evoluto negli anni, le grandi remore sull'andamento della squadra avute fino ad adesso non erano dettate dalla scaramanzia ma da quello che è accaduto negli anni scorsi. Non si può dire gatto se non ce l'hai nel sacco ma adesso credo che in questa serie A il gatto sia nostro. Per quanto riguarda Napoli capitale del cinema, lo è sempre stata. Napoli ha vissuto grandi produzioni cinematografiche con attori e registi di spessore, poi ha avuto un momento in cui era diventato complicato lavorare in città. Da quando abbiamo iniziato a girare Gomorra sono tornate le grandi produzioni sul nostro territorio. Mi piace pensare che la serie abbia fatto ricordare al mondo quanto è bello fare cinema a Napoli». 

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