Il messaggio di speranza di Matilde Lauria: «La disabilità va vissuta e non combattuta»

Muscariello-Barbi-Lauria
Muscariello-Barbi-Lauria
di Diego Scarpitti
Mercoledì 29 Settembre 2021, 16:35
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Effetto traino. Unica atleta con doppia disabilità a gareggiare alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, Matilde Lauria ha coronato il suo sogno. «Ho già vinto», ammette la judoka napoletana tesserata per l’associazione polisportiva Partenope, fondata nel 1951 e riconosciuta ente morale dall’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, nonché Stella d’oro al merito sportivo. La sua partecipazione in Giappone è andata ben oltre il risultato del tatami.

«Esperienza unica e toccante, sono stata la prima atleta sordocieca che è approdata alle Paralimpiadi. Una vittoria nei fatti. Ho aperto la strada a tanti ragazzi, che hanno la mia stessa disabilità», racconta entusiasta. Impossibile dimenticare la prima volta ai Giochi. «Sensazioni magnifiche e commoventi, che mi hanno scossa. La cerimonia inaugurale e lo stare insieme ad altri è stato bellissimo: sembravamo tutti persone normali. Tokyo è la patria del judo, sono stata al Nippon Budokan (il palazzetto multifunzionale sorto per ospitare le gare della 18esima edizione delle Olimpiadi del 1964). Ho pianto, ho pensato al faticoso percorso per arrivare in Giappone, i consigli preziosi del maestro Gennaro Muscariello».

Ha fatto breccia Matilde nei cuori di tanti, non solo dei cittadini di Montesanto. Ha avuto il coraggio di superare barriere e burocrazia, ostacoli non da poco. «L’importante è non essere compatita. Non sopporto il compatimento», confessa sincera. «Simpaticissima Rossana Pasquino, che già conoscevo con la frequentazione dell’istituto Martuscelli (dove ha vinto nella spada l'omonimo trofeo, ideato da Sandro Cuomo). Ho legato con Alessandra Vitale, capitano della Nazionale paralimpica di sitting volley (ci siamo sostenute a vicenda) e con il canottiere Alessandro Brancato del Circolo Savoia».

Famiglia solida roccia. Mamma di tre figli. «Paola è cintura nera come Marco, mentre Gabriele di 8 anni ha iniziato a praticare judo dalla tenera età di 3 anni. Anche mio marito mi sostiene». Momenti critici alle spalle. «Finchè faccio sport, mi sento viva: è un ancoraggio saldo», tiene a precisare la 54enne, premiata con una targa dall’inestimabile valore. «A Matilde Lauria campionessa di judo, donna forte e coraggiosa, capace di trasformare le difficoltà in formidabili occasioni, per la partecipazione alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, a coronamento di grande impegno e desiderio di riuscire senza mollare mai. Grazie di averci reso orgogliosi di te».

Messaggio e futuro. «La disabilità va vissuta e non combattuta», dichiara convinta l’atleta che gareggia nella categoria 63 kg. Chiede alle istituzioni (Comune di Napoli e Regione Campania) «supporto e mezzi per veicolare informazioni, partendo dalle scuole». Contesto difficile. «Ci chiamano silenziosi», ma lo sport è il canale giusto per farsi sentire. Togliendo la protesi, «sono isolata dal resto del mondo», osserva Lauria, aiutata dalla Lega del Filo d’oro. «Mi hanno insegnata il sistema di scrittura braille».

Dal monte Fuji alla torre Eiffel. «Sogno Parigi 2024. Spero di mettere una medaglia al collo in Francia tra tre anni. Ce la metterò tutta, con maggiore e rinnovato impegno e più determinazione», auspica fiduciosa. «Davvero forte l’esperienza nipponica, mi sono sentita molto provata. E’ stata una corsa contro il tempo e poi un caldo micidiale, la bolla e i protocolli anti-Covid, misurazione della temperatura e tamponi quotidiani», conclude la guerriera della materassina, che sarà impegnata al collegiale della Nazionale italiana paralimpica a Chianciano (1,2 e 3 ottobre).

Matilde Lauria simbolo di resilienza. Da anni si prodiga nel «judo educativo», aggiungendo non a caso l’aggettivo per rafforzare il concetto. Decano dei tecnici, il maestro Gennaro Muscariello prosegue la sua instancabile opera. «Una grande soddisfazione personale e motivo di prestigio la partecipazione di una mia allieva alle Paralimpiadi. Sono io a ringraziare Matilde e non viceversa, per aver portato in alto i colori della Partenope».

La disciplina orientale si presta molto ai non vedenti, perché fatta di sensazioni. «La tecnica si percepisce. Al di là dei risultati sportivi, Matilde è un esempio per tanti che si trovano nella sua stessa condizione. E’ possibile, attraverso lo sport e la volontà, dare un senso alla propria esistenza», argomenta il 76enne, omaggiato di una targa. «Al maestro Muscariello per la dedizione nella cura della preparazione dell’atleta Matilde Lauria, raggiungendo l’ambizioso traguardo della partecipazione alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, rinverdendo così i fasti del passato glorioso del judo napoletano della Partenope. Congratulazioni».

Cavalli di bronzo. «Gli atleti disabili sono da apprezzare, perché superano le oggettive criticità, dimostrazione evidente che si può combattere contro se stessi e contro gli altri e Matilde non si è mai arresa davanti ai notevoli problemi», asserisce Aldo Barbi, presidente della Partenope. «La nostra società ha sempre puntato sul dilettantismo puro. Proseguiamo sulla nostra strada. Nicola Tempesta, Pasquale Giannone, Gilda Jannaccone, i primi scudetti del rugby (1964-1965 e 1965-1966) arrivati sulla terraferma. Camminiamo sulle nostre gambe. E’ storia nota». Come del resto dimostra l’impresa di Matilde Lauria.

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