Centro Paradiso, Fabio Cannavaro riapre le porte: a Soccavo anche il museo del calcio

Il progetto del capitano mondiale del 2006: i suoi anni su quel campo

Fabio Cannavaro (in basso a destra) in una foto di 30 anni fa sul campo del Centro Paradiso
Fabio Cannavaro (in basso a destra) in una foto di 30 anni fa sul campo del Centro Paradiso
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Sabato 29 Luglio 2023, 11:00 - Ultimo agg. 14:01
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Alla vigilia dei suoi primi cinquant'anni (13 settembre) Fabio Cannavaro si è regalato il Centro Paradiso. Grazie ai suoi investimenti si potranno riaprire le porte del campo di Soccavo, chiuse diciannove anni fa, dopo il fallimento della Ssc Napoli. Fabio ha grandi progetti e tra le idee c'è la creazione in uno dei saloni della sede del vecchio club azzurro di un museo del calcio, dove i visitatori potranno rivedere oggetti e immagini della storia del Napoli e della Nazionale, dunque anche del Capitano dell'Italia campione del mondo 2006.

Quello di Cannavaro, nato e cresciuto a pochi passi dal Centro Paradiso, e la prima Casa azzurra è stato un rapporto forte, anche se lui a 22 anni era già lontano dal Napoli, costretto a trasferirsi al Parma per ragioni economiche: in quelle estati Ferlaino doveva cedere i giocatori migliori, quasi sempre all'emergente club dell'amico Tanzi, per garantirsi l'iscrizione al campionato. Fabio entrò nel Napoli nel 1986, aveva 13 anni. Fino a quel momento era stato un centrocampista, poi uno dei maestri del calcio giovanile - il compianto Riccardo De Lella - decise di arretrarlo, convinto che potesse fare molto di più da difensore. A 16 anni il primo scudetto, proprio con la squadra Allievi guidata da De Lella. E poi l'ingresso, graduale, in prima squadra. Le partitine contro i campioni e quell'intervento in scivolata su Maradona che fece tremare i dirigenti a bordocampo: «Ma Diego mi fece i complimenti perché avevo preso la palla». La Vespa ceduta a Careca per un giro nel centro sportivo, con rovinosa caduta del brasiliano. E poi le convocazioni di Ranieri, che però non lo fece esordire in serie A. Meglio sarebbe andata con Bianchi, a cui Tonino Albano - magazziniere e suo ex compagno nel Napoli degli anni Settanta - aveva suggerito di dare un'occhiata a quel ragazzino. Bianchi fece esordire Cannavaro in A, sul campo della Juve, ma soprattutto lo spinse a proseguire negli studi, raccomandosi con papà Pasquale e mamma Gelsomina, che lo iscrissero a una scuola serale ad Aversa. Nel '93 la svolta con Lippi, che lanciò Fabio al fianco di Ciro Ferrara dopo un debutto disastroso degli azzurri in campionato (un punto nelle prime due partite). E dire che pochi giorni prima il Napoli stava valutando le offerte dell'Acireale e del Nola, società di serie C, per quel promettente difensore. Boskov l'ultimo allenatore a Napoli, mister Vujadin che disse a Fabio: «Tu sei troppo bello, le ragazze ti vengono dietro: dammi il numero di telefono di casa, mi informerò con i tuoi genitori su cosa fai la sera».

Non bastarono le rassicurazioni di Cannavaro sul legame già forte con Daniela, che poco dopo sarebbe diventata sua moglie.

Ho raccontato queste storie, pubblicate in un'autobiografia di Fabio uscita nel 2006, per far capire che il contratto di acquisto del Centro Paradiso, firmato il 27 luglio, non è soltanto un atto burocratico per un progetto imprenditoriale. Soccavo - quel cancello azzurro, lo spogliatoio, la rampa dei passi perduti (così la soprannominò Carlo Iuliano), il salone, gli uffici del club, la foresteria e il ristorante governati dallo chef Maresca e dai suoi collaboratori Maria e Vittorio - ha rappresentato tanto nella vita del Capitano che ha deciso di riaprire le porte del Paradiso a tanti piccoli Fabio che sognano di diventare campioni. 

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