Mazzarri salvato dal Barcellona: niente esonero alla vigilia della Champions

ADL pensa a Giampaolo o al ritorno di Garcia

Walter Mazzarri
Walter Mazzarri
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Domenica 18 Febbraio 2024, 09:00 - Ultimo agg. 20:20
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C'è il Barcellona. C'è, adesso e per adesso, solo quello. Non c'è spazio per pensare all'addio di Walter Mazzarri, a un nuovo allenatore, a un altro inizio. Almeno, in queste ore di vigilia di Champions. Probabilmente si salva dall'esonero solo per questo, il tecnico di San Vincenzo. Liberarsi di Walter dopo questo pari con il Genoa, nonostante la delusione sia ormai fortissima, non è un atto alla De Laurentiis. Uomo di testa e non di pancia. Non ci pensa neppure un secondo nel dopo-gara, nonostante la tempesta in corso. Ha le idee chiarissime, anche se esplode la contestazione delle curve alla squadra e al patron. Ha tutte le colpe di questa stagione fallimentare, il presidente. La peggiore degli ultimi 10 anni. Ma è convinto che cambiare ancora sarebbe un disastro a così pochi giorni dalla gara che può trasformare la stagione. No, Mazzarri non si tocca. Anche se il buio degli ex cannibali della serie A mette angoscia e spinge a riflettere. «Non mi dimetto, la squadra è con me. Lo avete visto tutti», dice Mazzarri. De Laurentiis rivedrà oggi il suo allenatore. Ieri ha riunito il suo stato maggiore per due ore al Britannique per fare il punto della situazione, probabilmente per gettare le basi nel caso di una eventuale nuova figuraccia, Magari per mandare la squadra ancora in ritiro. Da domani sera. Perché - chiaro - il presidente non è contento, non può esserlo, del suo Caronte. Che è evidentemente sotto processo. E molto potrebbe dipendere dal match con il Barcellona. Non ha più alibi, Mazzarri: le voci sull'esonero possibile si intrecciano nel ventre del Maradona, ma De Laurentiis non vuole sentirne parlare, è categorico. C'è la Champions che bussa, tra tre giorni c'è la gara di andata degli ottavi, sarebbe una follia: una sfida che può spalancare le porte al sogno del Mondiale per club. Niente, meglio andare avanti con Mazzarri. Almeno ancora per un altro po', sarebbe opportuno precisare: se la tendenza non venisse invertita allora la rivoluzione potrebbe verificarsi. Chi al suo posto? Il terzo allenatore della stagione potrebbe essere Marco Giampaolo. Pure il ritorno di Garcia non è da scartare del tutto. Ma il presidente non ne ha alcuna voglia. Avanti così, dunque. Anche se il cuore sanguina per quell'immagine che il Napoli offre di sé che è quella di un'armata che girovaga senza meta, come la truppa di Brancaleone da Norcia. E Mazzarri davvero non sa che fare.

Mazzarri è convinto di non aver battuto il Genoa per «una mezza sbavatura».

Se in campo non convince, anche fuori sembra sbandare. Non solo per la gestione del caso Osimhen (la società lo ha lasciato da solo). Ma davvero si fa fatica a salvare qualcosa della prestazione con il Genoa. «Ci gira male ma tutti fanno quello che possono fare. Ora stiamo zitti e pedaliamo, non è facile dare spiegazione in una partita dove al primo sbadiglio prendiamo gol». Sostiene che «quando non si riesce ad andare in vantaggio, spunta sempre una situazione ansiosa perché non si riesce a far gol. Nella squadra non c'è quella fiducia che fa fare le cose bene». Ha la certezza di avere la squadra dalla sua, perché «se l'allenatore non gli piaceva facevano un'altra partita». Sente i fischi del pubblico. Capisce che il Barcellona è il suo crocevia. Si dà coraggio: «Se il Genoa ha fatto un 5-5 con un autobus davanti alla porta, il Barcellona non verrà a fare barricate: ecco di sicuro non dovremo fare un assalto al Fort Apache come abbiamo fatto ieri. Loro proveranno a correre qualche rischio in più per far gol e magari noi ne approfitteremo». Esalta uno dei pochi che merita di essere esaltato, ovvero Kvaratshelia. Un modo per criticare gli altri. «In questo momento è imprescindibile, può fare la differenza come pochi altri in questo Napoli».

 

Non fa mai autocritica, neppure mezza. «Dicono che sono un allenatore all'antica e faccio contropiede? Ma chissà perché siamo noi a dominare le partite. Dimettermi? No, non solo io ho trovato delle difficoltà a gestire questa squadra, anche Garcia le ha trovate. Non ho la bacchetta magica per mettere la palla nell'incrocio. Andrei via se vedessi i calciatore farfalloni, che non mi seguono. Ma non è così: ci saranno al massimo tre scontenti, ma più o meno è la squadra dell'anno scorso». Un paragone che gela il sangue. 

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