Napoli-Frosinone 0-4, azzurri contestati dopo la clamorosa eliminazione

Cori dalle due curve: «Meritiamo di più, meritiamo di più»

Victor Osimhen a testa bassa
Victor Osimhen a testa bassa
Eugenio Marottadi Eugenio Marotta
Mercoledì 20 Dicembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 21 Dicembre, 09:45
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Prima i mugugni, poi lo stupore, quasi a non voler credere ai propri occhi. Infine i fischi e la ferma presa di posizione delle due curve del Diego Armando Maradona. I cori contro la squadra al triplice fischio finale tradiscono tutta l'amarezza della gente dopo l'imbarcata subito ieri sera con il Frosinone. È la prima volta che monta la protesta all'indirizzo dei campioni d'Italia in carica da parte dei propri supporter. Già, quel tricolore che solo sette mesi or sono sventolava fiero su Napoli oggi appare già come un ricordo sbiadito dal tempo e da prestazioni che sono risultate giustamente indigeste alla torcida azzurra. Indecorosa quella con il Frosinone. L'ultimo ko in ordine di tempo è arrivato ieri contro una squadra tignosa - ma tecnicamente modesta - come quella ciociara. I quattro ceffoni presi al Maradona ad opera della truppa di Di Francesco sono stati il detonatore della protesta.

I tifosi del Napoli hanno cominciato a farsi sentire dopo la rete del raddoppio di Caso al 25esimo della rirpesa, quando la qualificazione ai quarti di coppa Italia cominciava a prendere prepotentemente la vecchia autostrada del sole in direzione Frosinone. I primi slogan all'indirizzo degli azzurri in campo sono stati quelli soliti: la richiesta di attributi per una squadra che invece si stava sfaldando e sfilacciando sul rettangolo verde per opera di un Frosinone quasi stupito da tanta manna dal cielo. Con il passare dei minuti il nervosismo in campo ha amplificato quello sugli spalti ed ecco i primi cori «Meritiamo di più, meritiamo di più», partiti come un'eco da una curva all'altra del Diego Armando Maradona.

Inutile dire che quando Cheddira ha siglato la rete del tre a zero su rigore i fischi si sono fatti copiosi fino ad essere assordanti quando Harroui ha calato addirittura il poker. Paradossalmente il triplice fischio finale di Abisso è stato preso come una benedizione per aver risparmiato uno spettacolo indecoroso ed un'imbarcata che poteva assumere a quel punto proporzioni ancora peggiori. Già perché il Napoli in quel momento era completamente in bambola.

Gli azzurri, a fine partita, sono andati comunque ad applaudire i propri tifosi sotto le curve. Osimhen e compagni però hanno ricevuto lo stesso trattamento riservatogli nel finale horror del match. «Meritiamo di più, meritiamo di più». Anche l'ultima barriera, insomma, si è infranta. E se prima il colpevole numero uno (il capro espiatorio?), il principale artefice del momento negativo del Napoli era stato individuato nella figura dell'ex tecnico Rudi Garcia da ieri anche i giocatori sono finiti nel mirino dei tifosi. Tutti. Nessuno escluso. Del resto, i volti di tanti ragazzi, di tantissimi tifosi, giovani e meno giovani che uscivano dal Maradona mestamente e a testa bassa, con i musi lunghi e qualche lacrima sul volto testimoniano l'amore di una città intera che si è sentita tradita adesso anche dai giocatori. Toccherà alla squadra provare a restituire un po' di gioia ad una piazza che non chiede altro. Adesso non resta che riscattarsi in campionato. 

 

Sponda Frosinone, il tecnico dei ciociari Eusebio Di Francesco si gode il largo successo ed il passaggio del turno (ai quarti i laziali incontreranno la vincente tra Juventus e Salernitana). «La squadra ha interpretato alla grande il match giocando con un sistema nuovo, senza terzini - ha detto l'allenatore degli ospiti - Devo fare i complimenti a tutti. Siamo scesi in campo con otto giocatori diversi mantenendo gli stessi principi di gioco. Mi aspettavo una grande partita, aggredendo con i tempi giusti, rischiando pochissimo e creando delle occasioni per far gol». Una pausa e aggiunge. «È una impresa, ma dentro questa impresa c'è tanto lavoro. Siamo stati bravi anche nelle situazioni di compattezza, metterci sotto palla, non deve mai mancare. La mentalità deve essere questa». 

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