Napoli, Garcia sotto processo: De Laurentiis aspetta la reazione

Il patron è scontento per le prove individuali e cerca giustificazioni

Rudi Garcia a Genova
Rudi Garcia a Genova
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Lunedì 18 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:27
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Il Napoli di Spalletti vinceva le sue gare nel momento stesso in cui si schierava in campo e gonfiava il petto. Non faceva la haka come i neozelandesi, ma intimoriva sfoggiando muscoli, rabbia agonistica e la maschera di Osimhen. Segnava e blindava la difesa come neanche un caveau con Kim, quando avanzava si avvertiva lo spostamento d'area. Tutta colpa di Rudi Garcia se non succede più? Il tecnico anche in queste ore post Genoa e a poche ore dall'esordio in Champions con il Braga, con la squadra non fa che insistere su un punto: la testa. Teme, forse a ragione o forse no, che sia solamente una questione di motivazioni. E che tutto passa per la mente, ancor prima che nelle gambe. Non ha torto, ma è chiaro che tocca a lui far scattare la scintilla. E, fino ad adesso, fa fatica a farlo. Colpa del feeling che non c'è ancora con la squadra? Probabile. Ma è anche questione di conoscersi. E siamo solo all'inizio. Il Napoli avvolto nelle tenebre ha trovato due lampi con il Genoa. E basta. Cosa sta succedendo? Al posto di Garcia, un altro avrebbe fatto meglio? Il tecnico francese rassicura De Laurentiis: è tutto passeggero e guai a parlare di crisi. Ma il patron si interroga sul momento, si inizia a porre delle domande. Qualcosa traballa nel feeling estivo con Garcia ma da qui a parlare di sfiducia ce ne passa. Il presidente ha visto la gara in un affollato hotel di Lacco Ameno e felice non lo era affatto. Inevitabile lo scambio di telefonate tra i due, inevitabile cercare di comprendere cosa non funziona, indagare, capire del perché di certe prove opache. È scontento per le prove individuali ed è a caccia di giustificazioni. Non un bel segnale ma il presidente aspetta le reazioni a Braga e Bologna. 

Garcia vuole meno qualità alla manovra, un minor possesso palla e una maggiore rapidità di spostamento della palla verso la porta avversaria.

La squadra non sembra gradire: preferiva il classico palleggio prolungato, piuttosto che la ricerca ossessiva di Osimhen (peraltro, rientrato come Anguissa solo giovedì, nonostante la gara in Coppa d'Africa giocata la domenica). Che si ritrova - infelice - a vagare nelle terre di nessuno. L'idea di Rudi è assai valida anche psicologicamente perché una squadra che ha vinto lo scudetto dopo 33 anni di digiuno, ha bisogno di nuovi traguardi, nuove conoscenze per darsi nuove motivazioni. Già, le motivazioni: Garcia spinge sempre sullo stesso tasto. Come se vedesse una squadra spenta. E, in fin dei conti, non ha torto. Ma tocca a lui rianimarla. Il secondo tempo con la Lazio, come la prova con il Genoa, segnala il cattivo stato dei lavori in corso: a parte la mollezza, ciò che sembra non esserci è la sicurezza tecnica che una volta mostravano Di Lorenzo, Lobotka, Kvara e lo stesso Osimhen. In difesa, l'organizzazione è molto precaria, è il punto debole è quello. Ed è ovvio che nel mirino ci sia il mercato di De Laurentiis. Poi ci sono quelli in ritardo per via degli infortuni nel corso dei ritiri estivi come Mario Rui e Anguissa. Insomma, sono tante le insicurezze.

 

A dire il vero, oltre al gioco, sono spariti anche gli occhi di tigre. Quelli che fecero vincere, di questi tempi, contro lo Spezia, la Cremonese, il Torino e il Bologna. Giusto per fare degli esempi. Possibile che Spalletti abbia, per così dire vampirizzato le energie nervose della squadra? Sì, perché per entrare nella storia, ha dovuto davvero smuovere i cuori, caricandosi anche di ruoli non suoi, montando polemiche incendiate a opere d'arte. Garcia è diverso da Luciano e non pensa affatto di doverlo imitare e seguire le sue tracce: ma la squadre resta ancora - troppo - legata al vecchio stile. E al momento ha una tendenza a respingere il nuovo. Ecco, l'impressione è che il tecnico francese non sia ancora riuscito a trovare una sua password per connettersi alla squadra. Ma sia chiaro: non è solo colpa sua. Se ti svegli solo perché rischi di fare una figuraccia con lo scudetto sul petto, con chi prendersela? I big come sono i calciatori azzurri, le motivazioni dovrebbero trovarle da soli. Ovviamente, poi, ci sono anche errori di mercato. Se Garcia rimette a posto in fretta organico, muscoli e voglie, cinque punti dall'Inter non sono nulla. 

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