Napoli-Inter 0-1, De Laurentiis attacca: «La Lega di Serie A è nemica dei club»

«Se mi riduci in 10 il calcio non è più spettacolare»

Tutta la delusione di Khivcha Kvaratskhelia
Tutta la delusione di Khivcha Kvaratskhelia
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Martedì 23 Gennaio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 24 Gennaio, 07:28
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No, così no. Così fa male, brucia, è un dolore che non va via. Fa rabbia perdere la Supercoppa a un passo dai calci di rigore, nei primi secondi di recupero, dopo essere stati maltrattati dalle decisione di Rapuano. Ma senza mai mollare neppure un centimetro. Ci sono sconfitte e sconfitte. E Mazzarri non la nasconde. Perché tutto va bene, ma non cornuti e mazziati. E Walter decide di protestare alla sua maniera, c'è il silenzio stampa: non sale sul palco a ritirare la medaglia, è imbufalito. Proprio come a Pechino. Fa di testa sua, lascia il campo al gol di Lautaro, scatta negli spogliatoi, stramaledice tutti, urla frasi come «vergogna, state rovinando tutto». No, l'incubo che si ripete proprio come quella finale in Cina. Aurelio De Laurentiis ordina il silenzio, decide che tocca a lui parlare. Ma non va all'affondo. Anzi, in maniera sorprendente, decide che non è il caso di dare addosso all'arbitraggio. «L'episodio che ha cambiato la partita? È stato il gol preso al 90’. La squadra ha resistito, tenuto, lottato con ardore. Poi può capitare di tutto, se arrivavamo al 95’... ma io non voglio parlare dell'arbitraggio perché è come se fosse una guerra del carciofo: dobbiamo distendere gli animi. Non sarò io ad attaccare l'arbitro. Dobbiamo ammettere, però, che c'è una classe arbitrale da rifondare ma da sostenere e non da combattere. Non deve essere muro contro muro, ma ci vuole collaborazione. Abbiamo parlato del Var e del suo problema con Rocchi». La Supercoppa non era il suo obiettivo principale: «Lo so che ci tenevano più l'allenatore e i calciatori e ho rammarico per questa sconfitta. Ma sono contento per la prestazione, sono entrato nello spogliatoio, li ho ringraziati uno a uno e avevo promesso il premio se avessero vinto la coppa. E ho deciso di darlo lo stesso il premio. Perché ho visto una squadra, un gruppo vero. Ho fiducia per il futuro». 

Nessun veleno. Nulla. I tifosi sono in rivolta. «Il rosso a Rapuano? Siamo in emergenza e forse bisognava essere più prudenti. Se mi espongo alla possibilità di un secondo cartellino... però ho visto vigore, ci sta il contatto anche se non mi è sembrato cattivo. Ecco ci voleva più prudenza», dice quasi rimproverando Simeone. Quello che più gli fa rabbia è che Simeone verrà squalificato. «La lega fa solo disastri, e allora ci portiamo indietro in campionato le espulsioni di questo trofeo». Parla aggiunge ancora. «È un Napoli in fieri e sono contento: onore al merito a chi vince però devo dire che ho visto un Napoli in crescita nonostante il fatto che siamo rimasti in dieci. Poi avevano tutte quelle assenze e ho visto un Napoli che ha dato filo da torcere a un'Inter che mi è risultata abbastanza imprecisa». L'arbitro? No, si tiene alla larga: «La strada è quella giusta, dovrei essere arrabbiato con l'arbitro? Non lo sono. Non ha senso, io mi batto perché l'obiettivo è quello di togliere dalla graticola gli arbitri perché sennò loro sono al centro della critica, giusta ma ingiusta. C'è qualcosa che non funziona, altrimenti ogni domenica non si parlerebbe di errori. Non è un j'accuse, bisogna distendere gli animi». Non sembra seccato, nel ventre dello stadio di Cristiano Ronaldo. «Questa Supercoppa è uno show, i tifosi si incazzano perché giocare qui non è piaciuto a nessuno: da anno prossimo, con l'aumento delle partite che la Uefa ha già imposto in tutte le competizione, questa supercoppa non ha più ragione di esistere». Pochi secondi, sorride amaro. Riflette: «Se mi riduci in 10 il calcio non è più spettacolare, poi magari non faccio le sostituzioni che avevo in mente.

Poi le espulsioni le paghiamo in campionato. e lo condiziona. E questo è una stortura». 

 

La squadra è delusa. Non c'era bisogno di venire fino a Riad per far vedere questi pasticci qui, il nostro export peggiore. Una furia il tecnico, ma lo sono tutti nel Napoli. È anche se i nervi sono a pezzi per il rosso a Simeone e la condanna sicura alla capitolazione (perché già in 11 contro 11 l'Inter aveva un passo in più) questa volta la squadra sale sul palco sia pure a testa bassa per ritirare le medaglie degli sconfitti. E sbagliano: perché la testa la devono tenere altissima i campioni d'Italia, che hanno lottato come poche altre volte in questa stagione, mostrato uno spirito guerriero che lascia ben sperare per quel che verrà. Poi, magari, giochiamola questa finale con Osimhen e Anguissa e vediamo come va a finire. Ma tutti meritano un plauso, per la resistenza mostrata nell'impari lotta. Mazzarri ha la rabbia in viso, cammina a testa bassa verso il bus. Difficile che possa riprendersi dalla delusione di Riad in tempi brevi. Da Pechino a Riad, per lui cambia poco. 

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