Osimhen, il gol dopo la bufera: la notte più lunga di Victor

Garcia archivia il caso: «Episodi maldestri sui social»

Victor Osimhen
Victor Osimhen
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Giovedì 28 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 19:19
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«E quindi uscimmo a riveder le stelle». Già, proprio così. È la notte del ritorno dei Supereroi. Perché Kvara e Osimhen guidano il riscatto dei campioni d'Italia dopo le scorie (radioattive) di Bologna e del video-sfottò al nigeriano che pure ha reso la vigilia un inferno. Non come quello di Dante, ma più o meno. Kvara e Osimhen tornano a fare gol insieme, come non accadeva dal 19 marzo a Torino. Il georgiano rompe il digiuno lungo 192 giorni: un'era geologica per quelli come lui. Kvara ritrova il sorriso e il gol, dopo due pali. Magari Osimhen solo il gol. Perché un po' il muso lungo continua ad averlo, anche se fa festa sotto la curva assieme a tutti gli altri. Khvicha Kvaratskhelia racconta: «Sono tornato e sono contento. Nel calcio esistono momenti difficili, non segnare per sei mesi rende nervosi, credo che sia normale questo per tutti. Cosa è cambiato in questi giorni? Meritavamo di vincere e parlando con il tecnico abbiamo detto che era giusto tornare a giocare come abbiamo fatto, girando la palla come con l'Udinese». Ma è anche la notte di Victor Osimhen. I 40mila del Maradona invocano il suo nome al momento del calcio di rigore, quasi lo implorano di calciarlo: «Osimhen, Osimhen». Lui, no. Si tira indietro. Guarda Zielinski che ha il pallone in mano ma quasi gli chiede il permesso: «Decidi tu». Garcia urla: «Va Osi». Ma il nigeriano ringrazia, non se la sente, scuote il capo, si accovaccia al limite dell'area e fa no con l'indice della mano. E a quel punto il polacco rompe gli indugi. La burrasca delle ultime ore viene ben sintetizzata da Rudi Garcia, prima dell'ingresso in campo delle squadre. «Ci sono stati degli episodi maldestri sui social», dice spiegando bene che un po' tutti hanno sbagliato. Victor è lì al centro dell'attacco, con la solita mascherina che lo protegge dagli avversari ma non dal fuoco amico. Quando va in gol resta impassibile. Polemicamente. Forse anche perché teme di essere in fuorigioco. Poi vanno tutti da lui, li chiama a sé. «Venite da me», pare dire con faccione risentito. Poi va ad abbracciare Lindstrom e lì un po' si scioglie. Esce dal campo dopo un'ora tra gli applausi di tutti e il cinque a Garcia che chiude, forse, la faccenda iniziata a Bologna. 

Il gol e gli applausi non archiviano, però, la faccenda del video.

Già, scherza coi fanti ma lascia stare i santi, recita un proverbio che va bene in ogni campo, ma soprattutto nel calcio. Come è saltato alla mente al social media manager del club azzurro di piazzare quel video “ironico” su Tik Tok sulla stella del Napoli, permaloso, irascibile e soprattutto il più forte di tutti e dunque meritevole di ogni tipo di immunità? Osimhen ha fatto «il pazzo» fin dall'altra sera, quando gli hanno segnalato gli amici di Lagos le immagini (che volevano essere scherzose) del video del rigore sbagliato con il Bologna a cui, subito dopo, si è aggiunto un altro video, messo in rete quattro giorni prima in cui si definisce Osi Coconut. Apriti cielo: mezza Nigeria ha accusato il Napoli di razzismo, Victor è tra questi. Offeso, dopo aver spinto il suo manager Calenda a scrivere il post di fuoco in cui minaccia di denunciare De Laurentiis, ha cancellato tutte le foto con la maglia del Napoli da Instagram. Non capendo che il gesto non è contro la società ma contro i milioni di suoi straordinari tifosi. Difficile, dunque, capire chi in questa storia non ha torto: di sicuro il social media manager ha dovuto scusarsi subito. E poco importa che il video sia stato subito cancellato e che mezza squadra ha poi provato a calmarlo. Ieri pomeriggio arrivato nel ritiro di Pozzuoli ha finto di non vedere la mano tesa di Demme che, con Zielinski (lo sguardo del polacco merita un fumetto), era lì seduto come uno scolaretto ordinato.

 

Ora è evidente che delle regole di Tik Tok non importa a nessuno: ci sono le regole del calcio e quelle di Osimhen. E a un giocatore che è la stella del Napoli, reduce da un rigore sbagliato a Bologna, dalla bufera con Garcia per le polemiche al momento del cambio, delle scuse a Castel Volturno, non bisogna andare lì a dare fastidio. Nonostante la buonafede. Poi pesa la reazione del manager Calenda, uomo paziente e manager prudente. Chiaro, ora, bisogna capire fino a che punto questo incidente diplomatico avrà conseguenze sul contratto da firmare. De Laurentiis proverà a ricucire, ma in ogni caso, rinnovo o non rinnovo, fino a giugno Osimhen sarà un calciatore del Napoli. Meglio, però, che rimanga col sorriso. Anche se, per come è fatto, non ci vuole nulla per farglielo perdere. 

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