Napoli-Udinese, tutti promossi da Zielinski a Simeone

«Basta parlare dell'anno scorso, ora ripartiamo»

L'urlo del Cholito Simeone
L'urlo del Cholito Simeone
di Angelo Rossi
Giovedì 28 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 19:19
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Piotr Zielinski ha fatto la faccia un po' strana al momento fatidico del primo tempo e ha chiesto a Victor: sei sicuro che devo calciare io? Il compagno si è messo a palleggiare stile volley e poi con un mezzo sorriso ha lasciato il pallone a Piotr. Quasi da scena cuore il fotogramma che ha immortalato Napoli-Udinese, il gesto che dovrebbe essere liberatorio, o quanto meno lo è stato per una sera. Penalty procurato da Kvara, sul dischetto parlano Di Lorenzo, Politano e Zielinski ma dalla panchina arriva il segnale di Garcia: tira Osimhen. Il nigeriano si defila invece, chissà se per eccesso di altruismo o per scaricare le troppe tensione accumulate in tre giorni, dal rigore di Bologna all'autogol del TikTok.

Sicuro che devo calciare io? Ma sì, tutto sommato il gelido Piotr li sa tirare, s'era bloccato al doppio errore di un anno fa in Champions.

Questa volta invece grandi sono la freddezza e la precisione. Segna, esulta, si libera lui, si libera la squadra, secondo centro stagionale per il polacco: il leader silenzioso, che prima della partita aveva lanciato in tv un messaggio abbastanza chiaro ai compagni: «Ognuno di noi deve dare di più, siamo i campioni d'Italia e le partite non si vincono da sole. Abbiamo già perso punti importanti per strada e la gara con l'Udinese è fondamentale».

Infatti lo è stata (forse), di sicuro si sono visti in campo un altro spirito, un'altra mentalità. Caratteristiche che Zielinski ha interpretato alla perfezione, lui che è solito inaugurare la stagione sempre a cento all'ora e anche quest'anno non si è smentito. La voglia di restare in estate ha fatto a cazzotti con i capricci di Osimhen, ha detto no a un ingaggio triplicato: d'accordo, per la famiglia ma anche per la maglia. È uno dei veterani della squadra, indossa l'azzurro da più tempo di capitan Di Lorenzo, ha maturato esperienza a sufficienza per zittire chi ne aveva sempre contestato la mancanza di continuità: gioca ai suoi livelli solo metà delle partite. Si è divertito a smentire tutti nella cavalcata trionfale con Spalletti, si è riproposto subito quest'anno: due gol finora ma quello che contano sono le prestazioni. Di alto livello, puntualmente tra i migliori in campo: dopo il rigore che ha realizzato spiazzando Silvestri, ha abbracciato Osimhen sussurrando qualcosa all'orecchio del centravanti. Forse l'ha ringraziato, qualcosa gli avrà detto di sicuro: si sono parlati, si parleranno ancora, a mente ancora più fredda. Piotr proverà a fargli scivolare di dosso un po' di malumore, in effetti è quello che lui stesso auspicava: dobbiamo tornare a essere i campioni d'Italia. E non solo in campo. 

 

Con riferimento ovvio ai comportamenti, a quell'obbligo morale di dover dare qualcosa di più. Comportamenti dicevamo: quello di Giovanni Simeone sia di esempio, giocatore attaccato alla maglia come pochi e forse generoso come nessuno. Ha saputo attendere il momento giusto, forse meglio degli altri: mentre qualche compagno sbracciava e faceva poco o niente per rendere pubblici i propri disagi, il Cholito ha metabolizzato la delusione per intere partite trascorse in panchina, anche quando avrebbe fatto comodo una sua presenza in mezzo all'area, quando il Napoli s'è scoperto avaro di gol. «Basta parlare dell'anno scorso, era importante vincere e ritrovarsi. Victor? È fatto così, bisogna conoscerlo, noi attaccanti quando non segniamo siamo nervosi. Ma si tranquillizzerà». Stavolta il minutaggio è stato superiore, la sua prestazione eccellente, mettiamoci pure il gol e allora si può dire che anche Simeone è tornato. Voglia di correre, di pressare, di spaccare le difese, voglia di esultare e di abbracciare il Maradona che resta lo stadio dei suoi sogni. Un gol per sé ma anche per Garcia: le prossime volte, voltandosi indietro nel guardare la panchina, si ricorderà che il Cholito merita di più. 

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