Scudetto al Napoli: inferno e paradiso, 33 anni di passione

Dall'addio di Maradona a quello di Cavani e Lavezzi: quando il tifoso napoletano ha temuto di non vincere più lo scudetto

24 marzo 1991: l'ultima storica presenza di Maradona col Napoli
24 marzo 1991: l'ultima storica presenza di Maradona col Napoli
di Angelo Carotenuto
Mercoledì 26 Aprile 2023, 07:56 - Ultimo agg. 18:27
4 Minuti di Lettura

Non vinceremo mai il terzo, Napoli l'ha pensato dal giorno del secondo. Per 33 volte in questi 33 anni lo scudetto è parso un pianeta irraggiungibile. La sera di Pasqua del 91, per cominciare. Quando una Espace carica di bagagli lascia via Scipione Capece e porta Diego all'aeroporto. Dice a Salvatore Carmando: torno fra 20 giorni. Saranno 14 anni.

È il primo di molti addii. A maggio 94 Marcello Lippi qualifica per l'UEFA una squadra a lungo senza stipendi. Tre mesi dopo, il nome del Napoli finisce nell'imbroglio di un finto commercialista che offre in garanzia le azioni di una clinica di lusso. Vuole comprare Cruz e Boghossian con 3 miliardi di Cct falsi e 800 milioni in assegni a vuoto. Inizia la stagione delle cessioni per sopravvivere. Quando tocca a Ciro Ferrara, gli ultrà protestano con la carta igienica. Se ne vanno Cannavaro, Zola, tutti. Il Napoli campicchia di prestiti.

Lo scudetto è a distanza siderale quando Vincenzo Guerini scopre di essere stato esonerato da una domanda in conferenza stampa, dopo una partita col Boavista. Era sgradito alla curva. Più o meno accadrà lo stesso a Zeman, cacciato dagli ultrà durante un servizio alla Domenica Sportiva. In una domenica balorda d'ottobre 2000, il portiere Coppola ha preso 5 gol dal Bologna. Sarà ceduto. Al Bologna.

Ma questo viene dopo. Viene dopo la finale di Coppa Italia persa nel maggio 97 col Vicenza, canto del cigno di un Napoli che pareva risvegliato da Gigi Simoni. Viene dopo la retrocessione in B, profetizzata da Bortolo Mutti alla vigilia di una partita con l'Empoli: "Lotteremo per la salvezza", dice. Nessuno gli crede, aveva ragione lui. È un naufragio con quattro allenatori. Galeone si arrende: "Avrei dovuto capire quando si è dimesso Mazzone".

Piano piano si dimette il pubblico. Nell'anno di B con Ulivieri all'ultima con la Cremonese si presentano 89 paganti, minimo storico. Un giorno in serie A va in testa il Chievo, novembre 2001, il Napoli di De Canio sta perdendo a Reggio Calabria, a -13 dalla testa della B. Lo scudetto è lontano 36 punti. Pare tanto, non è niente. Un nuovo torneo si apre con Colomba allenatore e il Cosenza che vince al San Paolo, proseguirà con il rombo del professor Scoglio e un terzultimo posto da cui risalire a marzo. C'è una tragedia vera, sei mesi dopo: la morte del tifoso Sergio Ercolano in un derby con l'Avellino. Il Napoli sconta la squalifica del campo a porte chiuse a Campobasso. Il passo successivo è il fallimento. Con la discesa in C, tra il Napoli e lo scudetto ci sono a quel punto 42 squadre.

Video

Prima del crac si è fatto avanti Luciano Gaucci con un progetto populista, fitto del ramo d'azienda. Sindaco Iervolino, governatore Bassolino, Coni, Figc, nessuno lo segue. Manda 18 semisconosciuti in ritiro. Dallo Charleroi compra un maliano, incredibile, si chiama Kulibali. Il paraguayano Adorno fa due gol all'Amiata in amichevole. Gaucci si dilegua quando la riammissione in B svanisce. Al posto del Napoli-fantasma, c'è un fantasma-Napoli: in ritiro a Paestum, senza palloni, inizia l'era De Laurentiis. Lo scudetto pare impensabile nel giorno della sconfitta ai play-off con l'Avellino, o quando la FIGC di Carraro nega il ripescaggio in B per le esclusioni di Salernitana, Venezia e Perugia, preferendo Vicenza, Pescara e Catanzaro.

Nasce il Napoli di chi si vanta d'averlo seguito a Gela, i momenti assurdi sono altri: la presa mancata da Belardi su un angolo a Reggio per un gollonzo di Olorunleke, uno 0-0 a Sora in 11 contro 10 per l'espulsione di Cianfarani, una sconfitta nel gennaio 2006 con la Massese. Massese e Sora oggi sono in Eccellenza. Pare imprendibile lo scudetto quando imprendibili sono i palloni per Navarro, e lo sconforto aumenta quando vanno via gli idoli della nuova generazione di tifosi, Lavezzi e Cavani. Non vinceremo mai, borbotta la città quando lascia Benítez, ma pure con l'hashtag #Sarricetta, prima dell'innamoramento collettivo per la presa del Palazzo.

Ora o mai più, si dirà spesso, e viene da pensare mai più la sera che Zaza segna in una Juve-Napoli durante il festival di Sanremo, quando la Juve si prende Higuain e si fa pure male Milik, quando lo scudetto sfuma in albergo, quando c'è da vivere l'ammutinamento, il trauma della fine dell'esperienza Ancelotti. Mai più, viene da credere quando sfuma la Champions con Gattuso contro il Verona, quando il Napoli è rimontato a Empoli, quando l'estate scorsa nasce il movimento A16, perché sono andati via KK, Insigne, Mertens, sono stati presti solo questi Kim e Kvara. Mai più, pensavano tutti. Invece è ora.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA