Napoli campione, Renzo Arbore: «È il trionfo della città, ora la sua bellezza fa il giro del mondo»

L'anchorman: «tifo Foggia ma il primo amore non si scorda mai, 33 anni fa festeggiai con Troisi, Minà e De Crescenzo»

Renzo Arbore nell'87 con Laurito, Merola, De Piscopo e D'Angelo
Renzo Arbore nell'87 con Laurito, Merola, De Piscopo e D'Angelo
di Luciano Giannini
Venerdì 5 Maggio 2023, 01:00 - Ultimo agg. 6 Maggio, 09:03
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Renzo Arbore Foggiano di nascita, napoletano d’adozione, per meriti acquisti sul campo. È pur sempre il suo ambasciatore nel mondo. 
Renzo, è come se... come se il Foggia avesse vinto lo scudetto? Di più o di meno? 

«No, no, non facciamo paragoni... è come se il Napoli avesse vinto lo scudetto. Anzi, lo ha vinto. E basta! Sono tifoso del Foggia... come dire... per ovvio diritto di nascita, ma 33 anni fa, non dimenticatelo, festeggiai alla grande quello di Maradona. E il primo amore non si scorda mai. Ero con Massimo Troisi, con Gianni Minà, Luciano De Crescenzo. Eccezionalmente avevo radunato tutti nella sede Rai di Fuorigrotta. Che meraviglia! Quanti ricordi! Questo, più sobriamente, lo festeggio qui a casa, con Marisa Laurito. Non c’è Luciano, non ci sono più Gianni e Massimo, e neppure i vecchi compagni dell’università, ma la gioia è tanta lo stesso e io sono orgoglioso di questo successo». 

Renzo Arbore celebra il Napoli e la «sua» Napoli. 
«Questa festa, con un milione di persone in strada - napoletani giunti per l’occasione da tutto l’orbe terracqueo - è il brindisi innalzato a un momento eccezionale della città.

Italiani e stranieri hanno scoperto finalmente la sua bellezza e, forse, si sono accorti che è la più vivibile del mondo. E te lo dice uno che con l’Orchestra italiana è stato da Rio de Janeiro a Pechino, da Miami a Mosca, da Buenos Aires a Tokyo».

Più vivibile? Davvero? 
«Sì, perché la sua bellezza vince su tutto. Vogliamo parlare della cartolina? Molti l’hanno denigrata, perché colpevole di oleografia. Io l’ho sempre celebrata, perché è la cartolina più bella del mondo. Sui social, e non è un caso, vedo che migliaia di persone postano le foto scattate a Napoli, capitale della Campania felix. Furono i romani a chiamarla così. E costruivano nel cuore di quella bellezza le loro residenze». 

Forse in una vita precedente Renzo nacque a all’ombra del Vesuvio. Il suo entusiasmo è contagioso
«Vogliamo parlare delle eccellenze artistiche? La città più viva d’Italia. Nel teatro, nel cinema, nella tv. Devo ricordare il successo della serie “Mare fuori”, di Vincenzo Salemme? E Maurizio De Giovanni? Registi come Paolo Sorrentino. Pino Daniele, D’Alessio, D’Angelo... e La Capria, il mito della bella giornata, finalmente riscoperta, quella dell’unica città esposta totalmente a sud». 

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Renzo, un ricordo di quel primo scudetto, 1987? 
«La mattina, poche ore prima dell’ultima partita, mi portarono a San Giovanni a Teduccio, a cantare “Ma la notte no!”. Letteralmente mi rapirono. Percorremmo in auto via Marina e mi ritrovai come per incanto in periferia, dove c’era una banda che mi aspettava. Poi, di nuovo in albergo. Alla partita non ti dico. La sera tutti al centro di produzione Rai. Là, sulle note di “Core napulitano”, un successo di Mario Abbate, cambiando le parole, io intonai “Chisto è o scudetto nuosto, napulitano”. E tutti i cantanti che erano là con noi fecero da coro. Ci collegammo con Maradona e Minà... serata indimenticabile. Potete trovare tutto sul mio canale web. Ho ripreso e salvato tutto, a beneficio dei posteri». 

 

Ha conosciuto El pibe de oro? 
«No, ma quando andai a Buenos Aires con l’Orchestra italiana, lui parlò molto bene di me alla radio. Dichiarò: “Lo conosco, andate a vedere il suo spettacolo, vi divertirete”. Fu molto caro». 

Cosa vuol dire questo scudetto, al di là dei meriti sportivi?
«È una laurea per la città più bella del mondo, che ha sdoganato anche le sue zone... chiamiamole difficili, i Quartieri spagnoli, la Sanità». 

Non vogliamo dimenticare la violenza e Gomorra, quella che lei definisce «la Napoli no», contrapponendola alla «Napoli sì».
«Mi sembra un po’ sopita, ma bisogna stare in guardia, per evitare che riprenda più vigore con le stese, gli agguati mafiosi. E spero anche che questo scudetto sia l’occasione giusta per indurre i napoletani a un maggior rispetto per la loro terra che, peraltro, amano tanto». 

E i detrattori? Chi continua a odiare Napoli?
«Esistono? A me pare di no». 

Sì, esistono. 
«Questo scudetto zittirà chiunque». 

A proposito di scudetto, ma lei segue il calcio? 
«Certo». 

E che cosa dice del suo business miliardario?
«Be’, qua preferisco tacere».

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