Napoli, lo scudetto dei grandi tifosi dal Cielo da Massimo Troisi a Luigi Necco: «È anche per loro»

La città non dimentica le icone del passato da Pino Daniele a Mario Merola

Lo striscione dei tifosi dal Cielo a Ercolano
Lo striscione dei tifosi dal Cielo a Ercolano
Marco Perillodi Marco Perillo
Giovedì 4 Maggio 2023, 22:43 - Ultimo agg. 6 Maggio, 07:04
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«Stamme venenno pure nuje a festeggia'».

Qualche settimana fa, tra i tanti striscioni di una Napoli e di una provincia in festa per il terzo scudetto, ne è apparso uno, bello grande, sulla facciata di un palazzo a Ercolano. Oltre lo stadio, Osimhen, Kvaratskhelia e Di Lorenzo guardano in alto e sulle nuvole compare Maradona accanto al tricolore e poco più in là ecco spuntare Massimo Troisi, Pino Daniele, Bud Spencer e Mario Merola. Sì, tutti tifosi eccellenti degli azzurri andati via troppo presto e che nei precedenti tricolori si erano resi protagonisti indiscussi dei festeggiamenti all'ombra del Vesuvio.

«Tu che pensi? Ce la faremo a vedere il terzo?». «Abbi fede. È un po' difficile con tutti questi colossi che spendono e spandono: la Juve, l'Inter, il Milan, la Roma ma le fondamenta sono solide e nel giro di qualche anno potrebbe succedere». A raccontare questo dialogo è stato il giornalista Rino Cesarano dalle sue pagine social, nel corso della trionfale cavalcata azzurra. A porgli la domanda, qualche anno prima, fu Luigi Necco, un gigante del mestiere di cronista. Per anni fu la voce di “Novantesimo minuto”, raccontando il Napoli di Maradona con ironia e spensieratezza, lui l'emblema di quel calcio show foriero di siparietti come “Milano chiama, Napoli risponde”, tra occhiali d'altri tempi e una stazza che ispirava simpatia. No, Luigi non ce l'ha fatta a vedere il terzo titolo azzurro, essendo andato via nel 2018. Ma gli sarebbe piaciuto molto. E come lui molti altri, divenuti vere e proprie icone del tifo partenopeo nelle vittorie del 1987 e del 1990 targate Diego.

Uno striscione dedicato a Luigi Necco

Il 29 aprile del 1990, quando un gol di testa del difensore Baroni contro la Lazio consegnò al San Paolo il secondo tricolore, accompagnato da una festante Marisa Laurito, sul campo, festante, c'era anche lui, Luciano De Crescenzo. “San Gennà, non ti crucciare, io ti voglio bene. Ma na finta 'e Maradona scioglie 'o sanghe dind''e vene”; chi può dimenticare questa celebre frase del suo film “Così parlò Bellavista”. De Crescenzo, scomparso nel 2019 a 90 anni, fu il filosofo della napoletanità e spesso nella sua scrittura si occupava della squadra azzurra. Al primo scudetto De Crescenzo dedicò un libro raro e introvabile edito da Mondadori, «La domenica del villaggio» con le fotografie di Sergio Siano.

Video

De Crescenzo seguiva sempre a distanza gli azzurri ma il giorno del primo scudetto, nell'87, era in campo travestito da fotografo. Tanti sono gli aneddoti che ha raccontato sulla sua passione per la maglia azzurra. Uno dei più significativi è questo: «Ricordo come oggi, la prima volta che ho pianto.

Avevo nove anni, mio padre mi portò allo stadio Ascarelli a seguire la partita tra il Napoli e l'Ambrosiana, che oggi è l'Inter. Perdemmo all'ultimo minuto, all'ultimo secondo: iniziai a piangere disperatamente, a dirotto ed in quel momento lo realizzai. Ero un tifoso del Napoli e così è sempre stato, è e saranno sempre una sofferenza genuina. Credo che tifare per la squadra della propria città sia un fatto normale. E quelli napoletani sono degli ottimi tifosi. Maradona? L'ho conosciuto quando ero ingegnere, però non ci fu molto dialogo, forse non destai il suo interesse... Però mi fece una buona impressione, lo considero una brava persona».

Luciano De Crescenzo e Marisa Laurito festeggiano il secondo scudetto

Non si può parlare del terzo scudetto del Napoli e non pensare a Massimo Troisi. Dopo la vittoria del primo titolo il grande attore e regista di San Giorgio a Cremano fu intervistato da Gianni Minà – altro compianto simpatizzante degli azzurri, colui che organizzò l’unica trasmissione tv interamente dedicata a una città italiana vincitrice di uno scudetto – esclamò: «Mi auguro e ci auguriamo di poter presto usare un altro striscione con il titolo di un altro mio film, Ricomincio da Tre».

Massimo Troisi alla festa scudetto con Maradona e De Napoli

Proprio quest’anno Massimo avrebbe compiuto 70 anni. se non fosse andato via troppo presto quel 4 giugno 1994 a causa di problemi cardiaci coi quali conviveva dalla nascita. Uno sketch divenuto subito cult, quello con Minà. Nel video, oggi disponibile sui social, un ingenuo Massimo fingeva di non essere a conoscenza della vittoria del tricolore e si limitava a raccomandare ai tifosi di non lasciare l'acqua e il gas aperti. Per non parlare della celeberrima scena del film “Scusate il ritardo”, quando il suo personaggio, a letto con Giuliana De Sio, si distrae accendendo la radiolina e scoprendo che il Napoli stava perdendo col Cesena. Dal titolo di quella pellicola fu tratto uno striscione il 10 maggio 1987, quando i tifosi si “scusarono” del ritardo col quale era arrivato il primo titolo.
 

Pensi a Massimo di conseguenza ti viene in mente Pino Daniele. Se Troisi con Maradona aveva giocato una partita di beneficenza al San Paolo – memorabile l’intervista insieme – il grande musicista nato a Santa Chiara per Diego cantò a domicilio, come dimostrano alcune mitiche immagini ancora reperibili in rete. Qualche anno fa, sempre sul web, spuntò il brano “Sta malatia”, un inno perso del Napoli scritto da Pino Daniele. L’autore di “Napule è” compose questa semi-sconosciuta canzone nel 1989, immediatamente dopo l'operazione al cuore. La affidò all'amico e maestro Roberto Murolo, altro grande tifoso azzurro, anche lui non più tra noi. In quel brano si raccontano le sofferenze del tifoso, l'augurio di future vittorie: peccato che non vide mai la luce.

Pino Daniele con Diego

Nel mondo della musica, altro supporter sfegatato era Mario Merola, che compare nella canzone-scudetto a più voci della trasmissione di Minà insieme a Renzo Arbore, Peppino Di Capri, Marisa Laurito, James Senese, Enzo Avitabile, Lina Sastri, Nino D’Angelo, Tullio De Piscopo. Su Merola, con un breve passato da calciatore, c’è un aneddoto curiosissimo: il presidente Ferlaino era un suo amico, e durante un colloquio balzò a entrambi una folle idea, fare del re della sceneggiata il presidente del Calcio Napoli. «Poi Ferlaino l'ha fatta grossa. Mi ha detto: mi porti 17 miliardi e si prende il Napoli. Gli ho risposto: ccà ce stanno 17mila lire».

Striscione al San Paolo dopo la morte di Mario Merola nel 2006

Bud Spencer, all'anagrafe Carlo Pedersoli, scomparso nel 2016, era un ragazzone di Santa Lucia che, dopo affermazioni a livello internazionale nel nuoto – fu il primo italiano a scendere sotto il minuto nei 100 metri stile libero – si consacrò come attore in film divenuti cult negli anni '80 e '90, spesso in coppia su Terence Hill. Su di lui aleggiava la leggenda che fosse tifoso della Lazio, per i cui colori in gioventù ebbe l'onore di conquistare un campionato nazionale indoor. Ma in un'intervista, poco prima di morire, il grande Bud precisò: «Sono napoletano e tifosissimo della squadra della mia città. Certo, ho una simpatia per i colori biancocelesti considerando i miei trascorsi al circolo canottieri S.S Lazio. Potrei definirmi, in questo senso, un "bigamo", ma direi 90% Napoli e 10% Lazio».

Bud Spencer 

Insomma, sono tanti i miti partenopei ad aver tifato da lassù quest'anno, nel corso di un'irripetibile cavalcata. «Me credevo ca’ murevo e stu juorno nunn’o vedevo» c’è scritto su uno striscione – e persino su certe buste della spesa – per festeggiare il terzo scudetto azzurro. In tanti non lo hanno visto. Ma i napoletani ne sono certi: Diego Armando Maradona avrà, da ovunque egli sia, avrà dato la sua mano.

La bandiera di Maradona dispensatore di scudetti

«C’è voluta ‘a mano ‘e D10S» recita un altro striscione apparso a Torre del Greco. E su certe bandiere “pezzotte” è persino comparsa l’immagine del Pibe de oro, alato, che da una nuvola distribuisce lo scudetto a Kvaratskhelia e Osimhen. Bello pensare che, in fondo, sia stato davvero così.

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