Covid nell'ospedale Moscati di Avellino:
colpiti tre dipendenti, folla al pronto soccorso

Covid nell'ospedale Moscati di Avellino: colpiti tre dipendenti, folla al pronto soccorso
di Antonello Plati
Giovedì 22 Ottobre 2020, 09:07 - Ultimo agg. 14:44
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Accessi in aumento al Pronto soccorso, con l'area Covid piena da martedì sera; ambulanze in fila e casi sospetti provenienti anche dal Nolano. Ma soprattutto altri 3 operatori sanitari positivi al Covid 19 in due reparti. E posti in esaurimento al Covid Hospital che registra 40 degenti, 3 dei quali in terapia intensiva, su 49 posti disponibili, anche se altri 8 pazienti al momento trovano posto a Malattie Infettive.

Dunque, è emergenza nell'emergenza all'Azienda Ospedaliera Moscati di Avellino. Allarme nei reparti di Cardiologia e Cardiochirurgia dove hanno scoperto di essere positivi al Covid 19 un dirigente medico (Cardiologia), un tecnico perfusionista (Cardiologia) e un'infermiera (Cardiochirurgia). Non sono chiare le circostanze del contagio: se avvenuto sul posto di lavoro (per contatto con qualche positivo asintomatico) o all'esterno della città ospedaliera.

La direzione strategica del Moscati ha disposto la sanificazione dei due reparti, che da ieri, come tutti gli altri, sono inaccessibili ai familiari dei degenti.

Inoltre, come da protocollo, è stato avviato uno screening sul personale e sui ricoverati delle due Unità operative: nelle prossime ore sono attesi i risultati.

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Sempre ieri è risultato positivo un paziente di Nefrologia che ricoverato per altre patologie ha scoperto di essere infetto durante la degenza. Isolato, in una stanza dello stesso reparto, in giornata dovrebbe essere trasferito in area covid (o in Malattie infettive o nel Covid Hospital).

Purtroppo si aggrava il bilancio dei «contagi interni» di questa seconda ondata epidemica: 7 gli operatori sanitari, 9 i pazienti che erano entrati in ospedale per altri motivi e hanno contratto il virus in corsia. Nelle scorse settimane, era toccato a un oncologo, a un cardioanestesista, a una dottoressa di Medica interna (in servizio al plesso Landolfi di Solofra) e a un infermiere dell'Unità fegato. Quest'ultimo avrebbe infettato anche il paziente, un uomo di Palma Campania, della stessa Unità risultato positivo a seguito dello screening. Gli altri degenti erano ricoverati in Pneumologia, Oncologia, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria e Ortopedia. Uno di questi, 81 anni di San Potito Ultra, trasferito nel Covid Hospital, è deceduto l'altro giorno.

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In questo momento, sono 48 i contagiati assistiti alla città ospedaliera: 40 sono nel Covid Hospital e 8 in Malattie infettive. In attesa dell'attivazione di un'altra cinquantina di posti letto, come richiesto dall'Unità di crisi regionale, nella struttura dedicata ne restano soltanto 9 (7 dei quali di terapia intensiva, 2 di degenza ordinaria), mentre altri 10 risultano disponibili in Malattie infettive.

Il problema è che potrebbero non bastare. Infatti, ieri sera attorno alle 21 nell'area Covid del Pronto soccorso c'erano ancora 5 casi sospetti. Che è il numero più basso toccato in una giornata nella quale il reparto di Emergenza è stato messo sotto sforzo e più volte è stato vicino al collasso. Nell'area Covid per diverse ore sono stati presenti fino a 10 persone, ben oltre le 6 che lo spazio potrebbe ospitare in ottemperanza alla misure ministeriali. Ma non c'era alternativa all'ingresso in sala dei sospetti Covid: all'esterno le ambulanze del 118 erano in fila.

Molte di queste, e qui si regisgtra un ulteriore problema, provenivano dalla provincia di Napoli, dirottate su Avellino per la chiusura (fino alle 15 di ieri) del pronto soccorso del presidio ospedaliero Santa Maria della Pietà di Nola. 

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Una situazione a tratti insostenibile per medici, infermieri e operatori sociosanitari impegnati in prima linea e che lamentano le troppe lacune dal punto di vista organizzativo e gestionale. Tra queste la mancata attivazione di un pre-triage all'esterno del Pronto soccorso che consentirebbe di evitare contatti tra pazienti no-covid e casi sospetti e forse eviterebbe anche il congestionamento dei mezzi del 118.

A nulla sono servite fino a queste momento le richieste delle parti sociali. Con il Nursind, in particolare, che in più occasioni e molto prima dell'avanzare di questa seconda ondata aveva sottolineato la necessità di allestire una tenda per effettuare l'accettazione dei Covid trasportati dalle ambulanze del 118.
 

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