Biodigestore a Chianche, la rabbia dei viticoltori

Si muove il Coordinamento Nessuno tocchi l'Irpinia

Biodigestore a Chianche, la rabbia dei viticoltori
Biodigestore a Chianche, la rabbia dei viticoltori
di Annibale Discepolo
Sabato 26 Agosto 2023, 12:00
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Per l'Ato rifiuti diventa strategica la costruzione dell'impianto di trattamento della frazione umida nell'areale della Docg del Greco di Tufo. La sentenza, non ancora definitiva da parte dell'autorità giudiziaria, ma scelta invece nel Piano d'Ambito in quanto è attesa la sentenza del Tar, che di nuovo fa tremare le vene ai produttori della grandissima docg che, con il Fiano di Avellino, quest'anno festeggia, ironia del caso, vent'anni della denominazione (30 per il Taurasi n.d.r.).

«Si attende a giorni la decisione del Tar - dice Ranieri Popoli, rappresentante del Coordinamento Nessuno tocchi l'Irpinia - L'avvocato Scarano che ci segue e che ha vinto il ricorso contro il Comune di Chianche, avallato dalla Regione Campania a proposito dell'inutilità del Via (valutazione d'impatto ambientale),ha ripresentato il ricorso: aspettiamo fiduciosi». La tensione sale, ma la speranza resta. «Danno irreparabile, irrecuperabile - dice Teresa Bruno, presidente Consorzio di Tutela Vini d'Irpinia - sia la viabilità che le vigne ad oggi ad agricoltura eroica, saranno condizionate da una scelta scellerata.

Il futuro della zona sarà segnato a vita: e pensare che il Greco è quel vino che in Irpinia ha una produzione annua media di più di 4 milioni e mezzo di bottiglie ed è conosciutissimo anche all'estero». 

«Si sta giocando col fuoco - stigmatizza Stefano Di Marzo, numero uno Cia Avellino e produttore con l'azienda Torricino a Tufo -; l'Ato ha preso una posizione in assoluto irragionevole; buon senso a parte calpestato, s'è detto e ridetto, col conforto di relazioni scientifiche, degli ostacoli evidenti per il sito di Chianche: viabilità insufficiente e pericolosità per il passaggio di camion; manca la necessaria distanza dal fiume e va ricordato che in nessuna parte d'Italia dove insistono luoghi rientranti nel patrimonio culturale immateriale e il cuore del Greco di Tufo lo è, ci sono impianti del genere. E poi: dipende solo dall'incapacità di comprendere che questo sito non è adatto, o c'è dell'altro?».

«Una scelta criminale contro il territorio, che rischia di diventare un pericoloso precedente per il mondo del vino - arringa Ferrante di Somma, patron delle storiche Cantine di Marzo (furono i suoi antenati ad impiantare qui il prezioso vitigno) e presidente del Consorzio Terre di Tufo - da anni abbiamo fatto convegni, cortei e manifestazioni di protesta; alcuni politici regionali, pubblicamente ci hanno messo la faccia, annunciando che il biodigestore non si sarebbe mai realizzato. E invece? Si va anche contro le direttive dell'Unione europea. Intanto il Mulino giardino, simbolo prima dell'attività mineraria che ha fatto economia per decenni di questa realtà e poi destinata con il restauro a diventare la casa del vino, sta cadendo a pezzi e nessuno fa niente. Il paradosso? La cosa meno peggio è che se la realizzazione ci sarà, auguriamoci che diventi l'ennesima cattedrale nel deserto». 

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«Penso a “I miserabili” di Hugo - è il riferimento letterario di Nunzio Donnarumma, sindaco di Tufo - una scelta scellerata, dettata da interessi che abbattono il rispetto del territorio e delle sue risorse: ma perché affossare, affondare l'Irpinia con soluzioni immotivate, irrazionali: una ragione vera non c'è, né una opportunità alla luce delle conseguenze pratiche che ne deriveranno, ecco perché bisogna continuare la battaglia in tutte le sedi: siamo pronti a far rispettare ciò che la natura ci ha dato». 

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