Prosciolto il boss condannato che aveva il RdC

Il difensore ha dimostrato che all'epoca in cui il suo assistito aveva fatto richiesta del sussidio, nonostante la precedente condanna per reati di mafia, la legge gli consentiva di avanzare l'istanza

Tribunale di Avellino
Tribunale di Avellino
Giovedì 30 Marzo 2023, 00:45
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Era accusato dalla Procura di Avellino e dalla Gdf di avere indebitamente percepito, tra aprile 2019 e giugno 2021, il reddito di cittadinanza: il Gup del Tribunale di Avellino ha stabilito il non luogo a procedere per un 73enne considerato dalla Dda di Napoli esponente di spicco di un clan di Chiaiano.

L’ultima sua condanna risale al 2011.

L’uomo da anni si era trasferito ad Avellino e il 6 marzo 2019 aveva presentato domanda per ottenere il reddito di cittadinanza.

Che gli fu concesso e, per oltre due anni, regolarmente erogato.

Fino a quando, nel mese di giugno del 2021, l’Inps gli revocò il sussidio proprio per quella vecchia condanna per reati mafiosi.

La Procura di Avellino ne aveva chiesto il processo per indebita percezione di erogazioni pubbliche. Secondo l'accusa avrebbe intascato più di seimila euro di RdC.

Ma il suo legale, l’avvocato Carmine Ruggiero, ha eccepito che l'impossibilità per i condannati per mafia di accedere al RdC era subentrata solo dopo le modifiche normative datate 28 marzo 2019.

Al momento della presentazione della richiesta, dunque, il settantenne avrebbe avuto facoltà di farlo.  Di qui, il non luogo a procedere.

Ora si attende la motivazione della sentenza emessa dal Tribunale di Avellino.

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