Covid ad Avellino, gli infermieri
del Moscati spingono per il pre-triage

Covid ad Avellino, gli infermieri del Moscati spingono per il pre-triage
di Antonello Plati
Lunedì 2 Novembre 2020, 08:30 - Ultimo agg. 19:41
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Altri 11 ricoveri nell'area Covid dell'Azienda ospedaliera Moscati. Sale, dunque, a 113 il totale dei ricoverati: 76 ad Avellino (43 nel Covid Hospital, gli altri tra Malattie infettive, Medicina d'urgenza e Geriatria) e 37 nel plesso Landolfi di Solofra.

Sono migliorate la condizioni di una donna che era intubata in terapia intensiva: non ha più bisogno della ventilazione meccanica per respirare ed è stata trasferita in Malattie infettive. Sempre critica, invece, la situazione del pronto soccorso: oggi gli infermieri e gli operatori sociosanitari dovrebbero avere un colloquio con il primario Antonino Maffei per cercare di trovare una soluzione agli annosi problemi di gestione. Il principale è la mancanza di un filtraggio per i casi sospetti Covid che accedono in pronto soccorso come i pazienti ordinari. La richiesta è di allestire un pre-triage all'esterno della struttura in una tenda (meglio ancora se ciò avvenisse fuori al Covid Hospital). «Non ci siamo: si ripetono gli stessi errori di marzo», dice Romina Iannuzzi, segretario territoriale del Nursind. «Infermieri e Oss - prosegue la sindacalista - sono presi e sbattuti in prima linea senza avere esperienza mettendo a rischio se stessi e gli altri in quanto non sono messi nelle condizioni di offrire una buona assistenza ai malati. Non può bastare la professionalità e lo spirito di abnegazione di questi lavoratori. Intanto - sottolinea Iannuzzi - aumentano i contagi tra gli operatori sanitari costretti ancora una volta a pagare a caro prezzo le inadempienze di un sistema sanitario al tracollo». Il riferimento è agli ultimi casi registrati venerdì scorso con 2 Oss e un infermiere risultati positivi al tampone: dall'inizio di questa seconda ondata epidemica sono già 16 gli operatori sanitari del Moscati che hanno contratto la malattia sul posto di lavoro.

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Sulla riconversione del plesso Landolfi in Covid Center (con conseguente soppressione di 4 reparti), intervengono gli esponenti del comitato civico sorto a Solofra per fare pressione sulle istituzioni affinché le attività dell'ospedale fossero potenziate: «Da domenica scorsa il secondo piano della struttura è stato adibito ad ospitare pazienti lievemente affetti da Covid 19 definiti paucisintomatici. Quanto alle rassicurazioni del presidente della Regione Vincenzo De Luca sul ripristino delle funzioni ordinarie dei reparti degli ospedali di Solofra come ad Ariano Irpino, restiamo scettici, come lo siamo stati, sin dalla prima ora, con il manager del Moscati Renato Pizzuti, che tanto si sente libero battitore in questo momento di recrudescenza pandemica, infischiandosene perfino delle richieste della Prefettura di Avellino e facendo del cronoprogramma dei lavori da eseguire al Landolfi una serie di avvisi contraddittori che, com'era prevedibile, non hanno avuto risultati certi e tangibili».

Sul punto, Il Comitato è in attesa di ricevere un riscontro ufficiale dal difensore civico della regione Campania: «È previsto nell'arco di 30 giorni: ci siamo rivolti a quest'organo per accelerare la riapertura del nostro pronto soccorso, ricoprendo questi anche la funzione di garante per la salute».

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Tornando a Contrada Amoretta, l'altro giorno il direttore generale ha ricevuto, al pari dei omologhi campani, una diffida da parte dell'Anaao Assomed nella quale si segnala che per far fronte all'emergenza epidemiologica alcune direzioni aziendali abbiamo deciso di assegnare ai reparti che ospitano degenti Covid personale medico inquadrato in discipline non equipollenti o omogenee rispetto alla Medicina interna o a quella di Malattie infettive o di Malattie dell'apparato respiratorio e come tale privo delle competenze specialistiche necessarie a gestire una patologia così complessa come l'infezione virale da Covid-19. «Un progetto organizzativo - dice Vincenzo Bencivenga, segretario regionale dell'Anaao Assomed Campania - che mette in grave pericolo l'incolumità dei pazienti ricoverati, esponendo anche il personale sanitario a un ingiustificato aggravio del rischio professionale, con ricadute negative sia sul piano della responsabilità medica che delle garanzie assicurative».
 

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