Francesco Barone in libreria con La biblioteca immaginata

L'autore ci porta un immaginario “Qui”, piccolo paese in cui Sebastiano viene catapultato per ricoprire il ruolo di bibliotecario

Francesco Barone
Francesco Barone
di Massimo Roca
Venerdì 29 Settembre 2023, 18:30
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Può al giorno d’oggi una biblioteca essere il fulcro di una piccola comunità e anche il luogo dove concepire un racconto che la riscatti dall’invisibilità, dall’essere centrifugata rispetto ai luoghi dove accadono le cose, laddove nascono le notizie degne di nota? Francesco Barone con La biblioteca immaginata (Editrice Bibliografica, 172 pag., 15 euro) ci porta in un immaginario “Qui”, piccolo paese in cui Sebastiano viene catapultato per ricoprire il ruolo di bibliotecario. A lui viene chiesto di raccontare la vita dei suoi abitanti. Il compenso? «Una cena con i coscritti del ’54» afferma lo stesso protagonista in apertura.

«Che dire, anche voi avete fatto bene i calcoli: sapete che la mia professione mi consente di avere una buona visuale sulla gente, conoscere le persone nella loro sterminata pluralità e fissarle in quel momento di vulnerabilità in cui appaiono esposte alle emozioni o incapsulate nell’indugio della scelta». Da qui parte un’operazione quasi naturale per l’autore Francesco Barone, bibliotecario nella vita e di formazione filologo.

Il suo impegno nel quotidiano e la passione per altre discipline, umanistiche e scientifiche, quali la filosofia, la matematica applicata (teoria dei giochi), l’economia, la neuroscienza e la meccanica delle particelle, costituiscono il retroterra culturale di cui è intriso tutto il lavoro in cui sono disseminati citazioni letterarie o scientifiche che Barone sapientemente mette in bocca ai suoi personaggi biografati dal suo alter ego Sebastiano.

È il caso della «signora con cioccolatini» affascinata dalla cura e dalla perspicacia con cui Sebastiano riesce a consigliarle il libro giusto e la capacità con cui ha saputo trascinarla dall’emeroteca alla biblioteca dove ha conosciuto le poesie di Sandro Penna o L’interrogatorio di Volkoff. Il «fruttivendolo sistematico» racconta la sua storia. La passione per le banane, che diventa dipendenza, e quella per la lettura. E sono proprio i libri ad affrancarlo dalla prima con uno strano transfert quando apprende che i «floemi», i filamenti sottili che percorrono l’intero profilo della banana, sono anche chiamati «libri». Ed il travaso tra i due mondi continua con il suo tentativo bizzarro di traslare il criterio di classificazione di Dewey per i libri anche alla frutta e la verdura del suo negozio. C’è poi l’adolescente innamorato: alle sue pene d’amore Sebastiano non risponde con consigli di vita ma con suggerimenti di lettura.

E la carrellata dei personaggi continua: c’è la matematica che usa «i convenevoli con la stessa frequenza con cui i poeti usano le parentesi graffe» e che mette in discussione gli acquisti della biblioteca, un burocrate igienista fissato con la carta dei servizi o l’ «uomo illustrato», uno scrittore che si cimenta in un personalissimo pubblicazione illustrata. Sebastiano ha il compito di dare voce alle loro storie ed immortalarle nel racconto. Nel farlo si prende delle pause in cui racconta come ha messo insieme le bibliografia tematiche da sottoporre proprio ai protagonisti del libro. Ed ecco quindi i diesis sulla mediocrità, sull’amore, sulla solitudine: bibliografie di romanzi e racconti secondo tali indirizzi. Tutti i personaggi presenti sono accomunati dalla passione e quasi dipendenza dalla lettura che riesce a modificarne le vite. È lo stesso Sebastiano a spiegare: «La vera stregoneria si compie quando invece queste scatole di carta pesanti o leggere sono strappate all’ordine prestabilito e finiscono poi da qualche parte a interferire con la vita della gente fino a cambiarla, seppur spesso in maniera impercettibile».

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