Benevento, la Provincia affida ai privati la pulizia dei fiumi: in cambio sabbia e pietrisco

Un'operazione da 60 milioni di euro

L'alveo di un fiume
L'alveo di un fiume
di Paolo Bocchino
Lunedì 3 Aprile 2023, 10:38 - Ultimo agg. 16:11
4 Minuti di Lettura

C'è il piano d'azione per la messa in sicurezza dei fiumi sanniti. E' in dirittura d'arrivo l'iter per l'attuazione del programma «Interventi di messa in sicurezza e manutenzione dei reticoli idrografici attraverso l'istituto della concessione con compensazione» varato dalla Provincia e dalla Regione, responsabili rispettivamente dei reticoli principali e secondari, in partnership con l'Università del Sannio. L'ente guidato da Nino Lombardi si accinge così a portare a casa uno storico risultato affrontando concretamente un problema che ha determinato negli anni effetti tristemente noti. La strada individuata è quella che si era provata a percorrere già negli anni scorsi, ovvero la collaborazione pubblico - privati per la più classica delle strategie win-win: le attività di pulizia degli alvei saranno eseguite da operatori commerciali specializzati senza oneri per gli enti istituzionali. Ai primi andranno i proventi dell'utilizzo diretto nei cantieri del materiale litoide prelevato da letti e sponde dei fiumi, chiaramente con l'avallo degli organismi competenti in materia di tutela idraulica e paesaggistica. Alle istituzioni il risultato da tempo rincorso vanamente: la messa in sicurezza dei corsi d'acqua.


«La provincia di Benevento - attesta la relazione tecnica stilata dall'Ateneo sannita - è caratterizzata da una particolare fragilità dal punto di vista idrogeologico, sia per la morfologia del territorio, sia per le critiche condizioni di deflusso dei fiumi che sono in un generale stato di degrado dovuto alle insufficienti opere di difesa spondale e alla mancanza di manutenzione. A ciò si aggiunga il diffuso e frequente abbandono di rifiuti e di scarico di reflui, urbani, agricoli e industriali, che hanno provocato un graduale peggioramento dell'habitat. Sono presenti nei corsi d'acqua notevoli quantità di materiali lapidei, conseguenza degli eventi meteorici del 15 ottobre 2015 e del novembre 2019, che riducono le sezioni di deflusso».
Conclamate le difficoltà degli enti istituzionali nel provvedere, data l'ampiezza della rete fluviale che bagna il Sannio, si è individuata l'opzione del ricorso ai privati caldeggiata dalle stesse organizzazioni di categoria: «Il materiale litoide estratto dai corsi d'acqua - spiega ancora l'Unisannio - ha un valore economico che può ampiamente compensare gli interventi di messa in sicurezza o manutenzione da effettuare».

Una partita anche economicamente considerevole: gli studi preliminari al precedente tentativo, inattuato, di coinvolgimento dei privati datato marzo 2013 stimarono in 8 milioni di metri cubi il volume complessivo di materiale litoide da estrarre, con un valore commerciale superiore ai 60 milioni.


Numeri che potrebbero essere persino cresciuti dopo gli eventi alluvionali. Questa volta però la tipologia attuativa prescelta non sarà il project financing: «Sulla base degli approfondimenti effettuati con la Regione - rileva la relazione tecnica - si ritiene più idonea la procedura di concessione pluriennale di messa in sicurezza, manutenzione, verifica e monitoraggio dei corsi d'acqua. La concessione rilasciata dalla Provincia a un operatore economico, potrebbe avere durata decennale».
L'individuazione definitiva delle aree oggetto di intervento sarà effettuata dopo la stipula formale dell'Accordo quadro, e resta aperta alle istanze che giungeranno dalle amministrazioni locali. C'è già una prima mappa delle criticità che non può non partire da priorità indiscutibili: l'area industriale di Ponte Valentino, Pantano e Ponticelli in città, la confluenza tra Titerno e Volturno tra Faicchio, Puglianello e Amorosi, lo sviluppo del Calore in valle Telesina da Ponte a Melizzano e tra Paupisi e Guardia Sanframondi, il Tammaro alla confluenza con il Tammarecchia, tra San Marco dei Cavoti e Molinara, e fino a Sassinoro, il Sabato, soprattutto nel territorio del capoluogo. E ancora, il Fortore nel tratto tra Baselice e Castelvetere, l'Isclero in valle Caudina, l'Ufita in territorio di Apice, il Volturno in quel di Puglianello, senza tralasciare corsi d'acqua «minori» come il torrente Reinello e il vallone Valle Sace. Una elencazione destinata inevitabilmente ad allungarsi per effetto delle segnalazioni territoriali integrative che senz'altro non mancheranno.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA