Carcere Capodimonte intitolato ad agente penitenziario ucciso

La casa circondariale del capoluogo sannita è stata intitolata alla memoria dell'agente penitenziario Michele Gaglione

Carcere Capodimonte intitolato ad agente penitenziario ucciso
Giovedì 14 Marzo 2024, 17:06
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La casa circondariale di Benevento è stata intitolata alla memoria dell'agente di polizia penitenziaria Michele Gaglione, in servizio al Centro penitenziario di Napoli Secondigliano, che il 7 agosto 1992 fu vittima di un attentato mentre, a bordo della propria autovettura, rientrava a casa. Quella di Vallo della Lucania (Salerno) porterà il nome dell'appuntato degli agenti di custodia Alfredo Paragano, ucciso dalla camorra il 12 febbraio 1982. A darne notizia è l'Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria.

«L'omicidio di Michele Gaglione fu un gesto della criminalità organizzata per tentare di ammorbidire il trattamento verso i detenuti sottoposti al 41 bis», ricorda Donato Capece, presidente nazionale dell'Anppe. «Gaglione, ventisettenne di Avella, insieme ad un collega anch'egli Agente di polizia penitenziaria, stava rientrando in auto quando furono vittime di un agguato a Secondigliano.

Quell'omicidio, si venne a sapere dai pentiti, fu commesso, per tentare di ammorbidire la linea di condotta degli agenti penitenziari nei confronti della camorra».

Paragano era in servizio a Poggioreale G. Salvia e il 12 febbraio 1982, libero dal servizio, nei pressi della sua abitazione ad Arzano «veniva ferito mortalmente da colpi di arma da fuoco esplosi da ignoti a bordo di una autovettura. Dopo 28 anni dalla sua morte, sarà confermata la matrice camorristica del delitto. Alfredo morì a pochi passi dalla propria famiglia, sul marciapiede della piccola parrocchia del quartiere, sotto una croce di ferro battuto. Quella mattina era disarmato, perché essendo in licenza aveva lasciato la pistola d'ordinanza nell'armeria del carcere».

Capece plaude ai decreti, firmati dal capo dell'amministrazione penitenziaria Giovanni Russo: «Ricordare è importante e, purtroppo, nel nostro Paese continua a mancare una cultura della memoria», conclude. 

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