«Favori a un detenuto» condannata l'ex garante

La donna ha patteggiato

Emanuela Belcuore
Emanuela Belcuore
di Biagio Salvati
Sabato 13 Gennaio 2024, 09:08 - Ultimo agg. 15:52
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A cinque mesi dall'incriminazione per corruzione e rivelazione di segreto d'ufficio, ieri si è appreso della condanna a 1 anno e dieci mesi per l'ex Garante provinciale dei detenuti, Emanuela Belcuore, accusata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere di aver favorito un detenuto in cambio di soldi e scarpe di lusso. L'accordo risalente all'estate scorsa ha previsto la pena sospesa decisa a dicembre. La sentenza non prevede appello. Un procedimento chiuso in modo rapido che vede però altri due indagati, ovvero Mario Borrata, il detenuto di Casal di Principe con cui in passato la Belcuore ebbe una relazione e la sorella di quest'ultimo, Sara, con la quale l'ex Garante - che si è dimessa il 4 luglio dello scorso anno - era amica. Gli accertamenti a carico di Belcuore scattarono a luglio, quando subì la perquisizione con il sequestro del cellulare.

Di qui, le sue dimissioni dal ruolo che le fu conferito dalla Provincia di Caserta. Nei mesi scorsi, l'ente ha pubblicato un bando (scaduto il 5 gennaio) per nominare il nuovo Garante provinciale. Sia il presidente della Provincia, Magliocca, che il Garante regionale dei detenuti Ciambriello e altri, si dichiararono fiduciosi nella magistratura all'indomani della vicenda.

Secondo la Procura, l'ex Garante avrebbe intrattenuto conversazioni telefoniche con il detenuto che usava un cellulare illecitamente introdotto in carcere da altri, avvisandolo delle perquisizioni in modo da consentirgli di nascondere il telefono. Si sarebbe poi prodigata attraverso la direttrice e il magistrato Puglia (senza successo) per far avere permessi e altri benefici sempre allo stesso detenuto, ricevendo in cambio la somma di mille euro e un paio di scarpe di lusso.

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In una nota dell'avvocato Claudio Sgambato, viene spiegato che «la dottoressa Belcuore ha accettato la pena con sospensione condizionale proposta per porre fine al processo e proseguire la sua attività senza ulteriori implicazioni legali ed economiche. Dopo un interrogatorio, ha ammesso alcuni errori ma ha negato molte accuse. Come Garante non ha mostrato irregolarità e la sua dedizione ai diritti dei detenuti è stata costante. Si è dimessa dopo essere stata indagata per non nuocere all'istituzione e ai detenuti. Non le è stato contestato l'ingresso di telefoni in carcere». 

 

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