Il carcere di Nisida non è “Mare fuori”: detenuti adulti, sfregi e liti

Il vero nodo è la gestione di tanti detenuti stranieri, molti con problemi psichiatrici e moltissimi trasferiti dalle strutture del Nord

Una panoramica del carcere di Nisida
Una panoramica del carcere di Nisida
di Viviana Lanza
Martedì 25 Luglio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 20:01
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Negli ultimi tre anni succede spesso: dici Nisida e il pensiero va alle scene della fortunata fiction Mare Fuori, ai suoi protagonisti e alle loro storie di amicizia e amore, di rimorsi e voglia di riscatto. Ma Nisida non è soltanto la trama di un film e la realtà incrocia quotidianamente le storie, vere e drammatiche, dei giovani detenuti e le criticità, ancora difficili da risolvere, del sistema penitenziario minorile. Il vero nodo, ultimamente, è la gestione di tanti detenuti stranieri, molti con problemi psichiatrici e moltissimi trasferiti dalle strutture del Nord Italia. Tutto questo rischia di rendere Nisida, che è comunque un istituto che funziona e offre diversi percorsi di recupero ai ragazzi che ospita, una polveriera. Sabato scorso un detenuto ha appiccato un incendio in cella e domenica c'è stata un'aggressione tra due giovani stranieri.

Sono 14 i giovani detenuti arrivati, a settembre dello scorso anno, nel carcere minorile di Nisida.

Provengono dagli istituti di Milano, Torino e Treviso temporaneamente svuotati a causa di lavori di ristrutturazione (la struttura di Treviso è stata addirittura chiusa e il trasferimento in questo caso ha interessato non solo 10 detenuti ma anche alcuni agenti della polizia penitenziaria) e in quattro casi si tratta di trasferimenti per motivi disciplinari. Sradicare un giovane detenuto da un carcere del Nord per trasferirlo a Napoli significa calarlo in un ambiente del tutto nuovo, a mille chilometri dalla propria famiglia che nella stragrande maggioranza dei casi non ha le possibilità economiche per affrontare il viaggio e fare i colloqui. Significa anche interrompere tutto d'un tratto i rapporti umani e le relazioni di fiducia con educatori e volontari che sono molto spesso la vera chiave del successo di un percorso di rieducazione e responsabilizzazione del minore che delinque. Tutto questo (e l'esempio di Nisida lo dimostra) genera tensioni nei giovani detenuti che per mesi chiedono e attendono di essere trasferiti in carceri più vicine alla loro regione e alle loro famiglie. A settembre prossimo, tra poco più di un mese quindi, i venti detenuti arrivati dal Nord dovrebbero fare rientro nelle strutture di Milano, Torino e Treviso e questo è già un primo dato. Restano altre criticità. 

La convivenza in carcere non è facile, e non lo è in un carcere minorile come Nisida che in Italia ospita il più alto numero di detenuti (57 di cui due in semilibertà, a inizio 2023). Stando alla relazione annuale sullo stato delle carceri stilata dal garante campano Samuele Ciambriello, circa la metà dei detenuti di Nisida è straniero. In particolare, su 27 detenuti tra i 14 e i 17 anni 9 sono stranieri, su 9 detenuti tra i 18 e i 20 anni ci sono 6 stranieri e su 5 tra i 21 e i 25 anni di età uno è straniero. Tirando le somme, su 41 detenuti, 14 sono adulti e 16 sono stranieri. E allargando la lente sulla situazione in Campania, degli 85 giovani reclusi in strutture penali minorili 40 sono stranieri. Il garante Ciambriello sottolinea quindi la necessità non solo di più mediatori linguistici e culturali, ma anche di intervenire affinché sia rispettato il principio della territorialità evitando che un detenuto sia costretto a scontare la pena a migliaia di chilometri dalla propria città di provenienza. Il garante, inoltre, mette in guardia da un possibile allarme che potrebbe verificarsi in autunno perché nell'istituto minorile di Airola sono in programma lavori di ristrutturazione per dodici milioni di euro: «Si eviti di chiudere la struttura e trasferire i detenuti dall'altra parte dell'Italia», afferma Ciambriello. Anche il coordinatore regionale del Sappe, Federico Costigliola, pone l'accento sulle criticità legate a questi trasferimenti: «Troppe difficoltà legate alla quotidiana gestione dell'utenza straniera proveniente da istituti del Nord Italia. La situazione nel distretto minorile campano sta prendendo una brutta piega. L'istituto di Treviso ha appena riaperto, perché a questo punto non accelerare i trasferimenti dei giovani detenuti?». C'è, infine, un altro numero su cui soffermarsi: sono già 6 i reclusi di Nisida e Airola che appena compiuti i diciotto anni hanno fatto richiesta di essere trasferiti in un carcere per adulti. «È un fallimento per il sistema penitenziario minorile. Su questo dato va fatta un'attenta riflessione», dice il garante. 

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Carcere di Nisida, refettorio, domenica pomeriggio. Il Sappe segnala un episodio di aggressione che coinvolge due giovani detenuti. Un ragazzo magrebino ha raggiunto alle spalle un ragazzo egiziano e lo ha ferito al volto con un taglierino artigianale. L'immediato intervento degli agenti di polizia penitenziaria ha impedito che la situazione degenerasse. È chiaro che la tensione ormai si taglia a fette, e il mare fuori non basta più. 

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