Ci vorranno sessanta giorni questo il tempo che si sono presi i consulenti per avere l'esito completo dell'esame autoptico disposto ieri sulla salma di Giovanni Sasso, 43 anni, il commerciante di auto di Cellole deceduto nella clinica di Pineta Grande dopo 8 giorni di coma farmacologico. L'uomo era stato spinto da un ragazzo di 17 anni, M.E. ma la dinamica è ancora in corso di accertamento - dopo una lite. Sasso aveva perso l'equilibrio e poi era caduto battendo violentemente la testa sull'asfalto. Ieri, il pubblico ministero Francesco Cerullo della Procura per i minorenni di Napoli, ha conferito l'incarico per l'esame autoptico eseguito all'Istituto di Medicina Legale di Caserta, alla presenza dell'avvocato Gianluca Di Matteo che assiste il minore e che ha dato incarico anche ai propri consulenti di seguire l'esame. Il ragazzo è incriminato con una contestazione d'accusa «aperta» che potrebbe essere anche modificata: in sostanza è accusato di aver provocato la morte avvenuta come «conseguenza non voluta del reato di lesioni personali», una sorta di omicidio colposo e, quindi, non un atto voluto. Dal 9 giugno scorso ad oggi, a quanto si apprende, benché si ricorrano diverse versioni dell'accaduto anche contrastanti, il ragazzo non è stato ancora sentito dall'autorità giudiziaria.
Le sue dichiarazioni, in uno con l'esito dell'autopsia e quanto appreso dalle investigazioni dei carabinieri, potrebbe finalmente definire i contorni di questa vicenda terminata con la morte assurda di Sasso.