Patenti, sui cellulari degli Zannini
il database dei certificati falsi

Patenti, sui cellulari degli Zannini il database dei certificati falsi
di Mary Liguori
Mercoledì 20 Gennaio 2021, 08:00
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Non solo conferme da parte di clienti di autoscuole che hanno ammesso di aver conseguito il rinnovo di patente senza passare per la visita medica, non solo le decine e decine di ammissioni da parte di chi ha ottenuto l’attestato di idoneità fisica alla guida senza avere mai incontrato de visu il medico certificatore, ma anche una consulenza su telefonini e computer conferma il tratteggio accusatorio che, da due giorni, tiene agli arresti domiciliari il medico Alessandro Zannini, i suoi figli gemelli, Crescenzo e Angelo, e diciassette titolari di autoscuole e agenzie pratiche auto dell’area giuglianese-aversana. Nei cellulari dei figli del medico c’è la prova, dal punto di vista della Procura di Napol Nord, della sistematicità di un sistema che avrebbe portato, nel corso di un anno, all’emissione di 27mila certificati medici falsi per il rilascio o il rinnovo di patenti. Gli hard disk dei dispositivi elettronici in uso ai fratelli Zannini contenevano tutti gli atti che venivano inviati per i rinnovi dei permessi di guida, dalle fotografie ai documenti. Per l’accusa - rappresentata dal sostituto procuratore Patrizia Dongiacomo - il contenuto dei cellulari e dei pc è la prova concreta, a conferma delle tante dichiarazioni raccolte, che ad accedere al sistema della Motorizzazione per le procedure di rilascio dei certificati erano i due ragazzi e non il loro padre, l’unico abilitato a farlo in quanto medico certificatore riconosciuto. È l’ossatura dell’inchiesta della Procura diretta da Francesco Greco che ha portato a venti arresti, tre obblighi di dimora e uno di firma, e a diciassette avvisi di garanzia per i reati, contestati a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al falso e per una serie di falsi ideologici. Le indagini hanno stroncato un giro che in meno di 16 mesi avrebbe portato a un guadagno di 860mila euro, attraverso il rilascio di 27mila certificati medici emessi senza sottoporre alcun paziente a visita, come invece legge impone. Un business che, a leggere le intercettazioni, partito dall’area a nord di Napoli e dalla provincia aversana di Caserta, si stava espandendo in altre zone del sud Italia e che, sempre stando agli atti giudiziari, si sarebbe ulteriormente allargato durante la pandemia. Tra i nomi degli indagati, oltre al medico e ai suoi figli, spiccano quelli di insospettabili come il maresciallo dell’Aeronautica militare accusato di aver fatto da tramite tra gli Zannini e le scuole guida. Uno degli indagati ha raccontato che il maresciallo gli aveva assicurato che «senza particolari patologie, la visita medica non è importante». A partire da domani, gli indagati compariranno dinanzi al gip. Venerdì sarà il turno degli Zannini. 
 
Normalmente, un patentato spende circa 85 euro per il rinnovo. I medici certificatori prendono dai 35 ai 40 euro per rilasciare, dopo la visita medica, il certificato di idoneità fisica. Nel caso al centro dell’inchiesta emerge un tariffario non difforme da quello ufficiale ma quei certificati venivano emessi dai figli del medico. Il guadagno è stato esorbitante in virtù della quantità di attestati che riuscivano bypassando la visita che avrebbe richiesto un consistente dispendio di tempo per gli spostamenti da una scuola guida e l’altra, collocate in diverse città, anche molto distanti tra loro. In un solo giorno il dottor Zannini riusciva a rilasciare anche 180 certificati. Ciò avveniva, sostiene l’accusa, perché ad accedere al portale della Mtcm attraverso le credenziali del medico erano i suoi figli e, soprattutto, perché Zannini non effettuava alcuna visita prima di firmare l’attestato di idoneità. 

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