Il commissario Ricciardi, Soledad è il nuovo romanzo di Maurizio de Giovanni

Il racconto dell'ultimo Natale prima della guerra

Lino Guanciale nei panni del commissario Ricciardi
Lino Guanciale nei panni del commissario Ricciardi
di Generoso Picone
Mercoledì 22 Novembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 23 Novembre, 07:22
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È avvolto in un inquietante tempo sospeso il Natale del 1939, l'ultimo di pace in un'Italia sul punto di entrare in guerra. L'atmosfera che si respira a Napoli appare segnata da un'inquietudine trattenuta, da un mutamento strisciante, dall'apparire di personaggi sempre più minacciosi, dall'emergere di violenze una volta impensabili, dalla paura e dal sospetto.

La festa e l'allegria delle vetrine al centro e delle bancarelle nei vicoli dovrebbero promettere speranza, invece costituiscono il preludio a giornate oscure. Uno strano Natale. Il commissario Ricciardi smania nel suo ufficio, pronto a traslocare nella nuova sede della Questura, la mente vaga e torna sempre alla sua angoscia intima, la morte della sua Enrica, la figlia Marta a cinque anni affidata all'educazione di Bianca, alla sorveglianza di Nelide, all'affetto dei nonni Giulio e Maria. Sente che qualcosa gli opprime il cuore e un canto struggente dalla piazza gli rivela di che cosa soffre: di solitudine. 

Soledad è il titolo del romanzo in cui Maurizio de Giovanni racconta la nuova avventura del commissario Luigi Alfredo Ricciardi (Einaudi, pagine 288, euro 18,50), presentato lunedì al teatro Diana di Napoli: rimanda al brano immortalato dalla voce di Carlos Gardel, alla melodia del tango sul testo di Alfredo Le Pera, alla tragica fine del cantante e del poeta nel rogo dell'aereo a Medellin, e indica il sentimento che fa da protagonista in questo giallo, il quattordicesimo della saga del poliziotto in grado di percepire la verità delle vittime per morte violenta, di possedere la dolente qualità di cogliere il Fatto.

«Egoista, egoista, lasciami vivere» è l'implorazione che l'immagine evanescente e spettrale di Erminia Cascetta gli trasmette: lei, una giovane donna bella e sfortunata, affamata di vita e fino ad aggrapparsi a chiunque in grado di offrirgliela, è stata uccisa nella stanza da letto nella casa che divideva con l'anziana e malata madre Angelina.

Da qui muovono le indagini di Ricciardi assieme al fido brigadiere Raffaele Maione, in una Napoli che sta riordinando la sua gerarchia di Potere su un tessuto sfibrato dai suoi mali antichi. Tra due versanti. 

 

C'è un dentro, ci sono le psicologie dei vari attori in campo Ricciardi, Maione, il medico antifascista Bruno Modo, il collega Cesare Severi, la contessa Bianca di Roccaspina, il suo corteggiatore Emanuele Carotenuto di Calabritto, la stessa vittima Erminia con la madre, la sua amica modista Manuela Pozzi, il potente avvocato Catello De Nardo turbate da conflitti laceranti, c'è uno scenario diffuso di anime in pena per la solitudine del cuore, «il diffusore della solitudine, lo spargitore del fumo scuro che annebbia ogni pensiero».

C'è poi un fuori, la Napoli del dicembre 1939, anno XVII dell'era fascista, che nasconde quanto sta in realtà avvenendo in un'Italia che ha votato le leggi razziali e fa circolare i primi elenchi di cittadini di ceppo ebraico da espellere dal lavoro e dalla scuola; che segue il modello dell'alleata Germania e sguinzaglia bande di giovinastri in camicia nera a massacrare chi è considerati diverso; che veste i bambini da soldati e benedice in chiesa le armi dei militari; che vede le donne donare le pentole di rame per finanziare la guerra.

È un mondo che mente a se stesso «L'eterna menzogna che vestiva di luce il buio» e consuma l'ignominia dell'indifferenza. «Non ve ne faccio una colpa, siete in tanti e per troppo tempo lo sono stato anch'io. È la nostra indifferenza, del resto, ad averci portato fin qui», urla il vicequestore Angelo Garzo al commissario Ricciardi, quasi per destarlo dall'apatia inerziale. Ora non c'è più tempo, davanti ha le prove che nessuno può considerarsi al riparo. Neanche loro. 

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Maurizio de Giovanni riesce a coniugare la solitudine personale e lo smarrimento collettivo in una trama che risponde ai canoni del giallo popolare e conduce progressivamente nella tela dell'intrigo. La tonalità del jazz che attraversa la narrazione dà suono allo spirito di quei giorni, la musica già proibita dall'autarchia diventa il simbolo della solitudine: «L'improvvisazione geniale, quel senso di libertà e di meraviglioso disordine che ne costituivano l'anima, erano proprio ciò che mancava nel grigio e rigido ordine nel quale si pretendeva che si vivesse».

L'ambientazione e i colori emergono in una città che si dispone dai salotti e dai caffè del centro ai bassi dei femminielli nei Quartieri il quadro con Bambinella, Teresina e Luisella è una straordinaria e eversiva riserva di umanità per disegnare una geografia sociale che alimenta il profilo del commissario Ricciardi.

Lui saprà sciogliere l'intreccio. Ma la pagina di Soledad è come se senta la necessità urgente di curvarsi a un'ulteriore istanza, autenticamente politica. L'accusa alla zona grigia che de Giovanni lancia ha una grana gramsciana, nasce dalle considerazioni su un passato che non riesce a passare per imporsi nei termini di una lezione per il presente smarrito. Anche per questi motivi, il finale resta aperto. 

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