Paestum e Velia, il museo che ravviva la storia

Il ritorno di Sangiuliano: «Paestum gioiello della nostra nazione apprezzato nel mondo»

La visita del ministro Gennaro Sangiuliano
La visita del ministro Gennaro Sangiuliano
di Erminia Pellecchia
Martedì 3 Ottobre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 4 Ottobre, 07:21
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Coerente con la storia di un museo che è di per sé un'opera d'arte, ma rimpaginato, a misura dei visitatori del XXI secolo, con l'uso discreto della tecnologia e video didattici. Tiziana D'Angelo, direttrice del parco archeologico di Paestum e Velia, spiega la filosofia del nuovo allestimento - «più creativo e stimolante» - del museo che racconta la storia dell'antica Pesto, dalla fondazione della città magnogreca intorno alla metà del VII secolo a. C. alla riscoperta nella stagione d'oro del Grand Tour a Sud di Napoli tra Sette-Novecento. Un museo che vuole essere vivo, magari evolversi così come si evolvono la società e la ricerca. Un museo inclusivo, assicura Massimo Osanna, direttore generale per i musei del ministero, «accessibile a 360 gradi:sono state abbattute anche le barriere cognitive con l'uso di nuovi linguaggi adatti a tutti i pubblici».

Festa ieri per la riapertura, alla presenza del ministro della Cultura, delle sale che erano stato chiuse nel 2020 per lavori di ristrutturazione e riqualificazione finanziati con fondi Pon. E D'Angelo rilancia: «Da domani procederemo al restyling della sezione romana e di quella dedicata alle necropoli, la città dei morti, entro la fine dell'anno il cantiere sarà ultimato». Gennaro Sangiuliano apprezza e ricorda che questa è la sua terza visita a Paestum, «gioiello della nostra nazione apprezzato nel mondo». E se Pompei, con gli ingressi della prima domenica di ottobre, ha superato il Colosseo, il parco di Paestum ha registrato oltre 15.000 visitatori. «Numeri eccezionali», osserva il ministro, «che ci invitano a fare di più per la valorizzazione di questo sito». Poi parla del progetto Paestum con finanziamenti in arrivo per nuovi scavi e per la sistemazione della cinta muraria, lunga quasi cinque chilometri, attraverso un'operazione di anastilosi, la ricostruzione con i pezzi originali. Risorse anche per Velia, dove c'è stato un primo stanziamento per il museo e dove, avverte D'Angelo, «abbiamo ripreso sull'acropoli lo scavo del primo tempio fondato dai coloni focei e stiamo sistemando l'ex galleria ferroviaria come deposito visitabile dei reperti». Il museo si affolla, studiosi e gente comune curiosano tra le stanze della ritrovata casa delle muse. Cuore è la «cella», l'originario corpo del museo costruito nel 1952 sul progetto elaborato nel 1938 da Marcello De Vita.

Rivisitato, mantenendo intatta l'idea di sacralità. Resa più forte dalle suggestioni del percorso «che vuole innescare un dialogo con il visitatore, sollecitare emozioni, produrre empatia».

«Abbiamo stanziato 12 milioni di euro per Caivano perché sono convinto di questo: la cultura deve essere un qualcosa di diffuso su tutti i territori, cioè la cultura non va concentrata soltanto in alcuni luoghi iconici, Venezia, Firenze, Napoli oppure Milano, come è giusto fare e proseguiremo anche lì a lavorare tantissimo. La cultura deve essere un fatto diffuso in tutti i territori perché secondo me possiamo affermare l'esistenza di un diritto universale diffuso alla cultura», annuncia il ministro.

Nella visita si parte dal seminterrato con la sezione legata alla preistoria e alla protostoria. Poi ci si immerge nella fase greco lucana, quella dei reperti più abbondanti. Al primo piano il colpo d'occhio è sulle architetture dei santuari, dall'Heraion di Foce Sele a quelli cittadini di Atena a confronto la cornice in terracotta del tempio più antico e quella con gocciolatoio leonino del tempio successivo. - Nettuno e Basilica. Nella galleria superiore, invece, gli oggetti votivi, tra cui le possenti armi dedicate alla dea della guerra. Sfoltite le vetrine da quanto le appesantiva, in mostra ci sono reperti già noti come la bellissima testa di Zeus in terracotta dipinta, ed altri provenienti dai depositi. Le chicce sono le tre lastre funerarie dipinte di IV secolo a. C. trafugate in tempi lontani, rinvenute negli Stati Uniti e riacquisite al patrimonio italiano, grazie al nucleo di tutela dei carabinieri, e il sacello dell'Heroon con i suoi preziosi arredi. 

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