«Basta morire di tumore», protesta contro l'inquinamento ambientale davanti al tribunale di Napoli

«Basta morire di tumore», protesta contro l'inquinamento ambientale davanti al tribunale di Napoli
di Paola Marano
Venerdì 27 Luglio 2018, 16:30 - Ultimo agg. 18:26
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«Basta morire di tumore, risaniamo l’ambiente». Recitava così lo striscione con cui stamattina alcuni militanti e ambientalisti del movimento civico Sud Protagonista si sono riuniti a Piazza Porzio, di fronte al Palazzo di Giustizia, per chiedere di «individuare le eventuali responsabilità del disastro ambientale, della forte morbilità tumorale in Campania, della mancata chiusura del ciclo dei rifiuti e delle mancate bonifiche».  

Le istanze portate in piazza sono state messe nero su bianco attraverso una denuncia presentata ieri in Procura da Salvatore Ronghi, segretario federale del movimento, che ha dato il via a una raccolta firme rivolta ai cittadini che vogliono condividere il percorso per determinare «la responsabilità circa i ritardi accumulati sulle bonifiche ambientali e sul riciclo dei rifiuti».

Il segretario del movimento ha già ben chiara di chi sia la responsabilità politica: «Il nostro attuale Presidente Vincenzo De Luca tutti i giorni dice che si è finalmente in procinto di eliminare i siti inquinati – ha spiegato ai microfoni dei cronisti - hanno fatto soltanto uno spot pubblicitario con un carico pieno di balle e nulla più». Il Movimento punta il dito non solo contro la Regione e i suoi vertici, ma anche contro del vecchio esecutivo:
«Ci sono responsabilità del governo – ha proseguito Ronghi -  il patto sottoscritto da De Luca e da Renzi due anni fa prevede 1 miliardo e 400 milioni di fondi europei per la Campania da spendere entro il 2021: di questi soldi solo una minima parte verrà affidata per le bonifiche-. In più De Luca nel 2015 ha avuto dal ministero della Salute 33 milioni e 800 mila euro per cominciare lo screening delle malattie oncologiche nella Terra dei Fuochi, fino ad oggi sono stati spesi solo 3 milioni di euro. Secondo me – conclude Ronghi  - ci sono delle responsabilità per un’accusa di omicidio colposo perché anche attraverso i ritardi e le omissioni di atti di ufficio si può produrre la morte e i tumori».
 


Reclama risposte concrete dal nuovo esecutivo invece Stefania Zenga, presidente dell’associazione Je so green, residente a Casalnuovo, tra i paesi che rientrano nel raggio di azione della nube di fumo generatasi dall’incendio scoppiato nei giorni scorsi nella fabbrica del gruppo De Gennaro a Pascarola.

«Abbiamo scoperto dai dati Arpac parziali di stamattina che il danno ambientale potrebbe persistere sette anni soprattutto per i bambini fino all’età di tre anni e per le donne in gestazione che abitano nel raggio di azione della nube tossica, ovvero nei 3 km – ha raccontato Stefania Zenga - Questa è una cosa così grave che veramente noi ci aspettiamo che Spadafora, che è arrivato per primo a Caivano e il Generale Costa, che sarà presente nei prossimi giorni alle riunioni che faremo, ci diano delle risposte concrete sui controlli negli stabilimenti che smalticono rifiuti, che non sono in realtà solo carta e cartone». 
 
La prospettiva degli abitanti delle zone limitrofe alla zona industriale di Caivano è attendere «un quadro più lineare di quelli che sono i risultati, aspettando che la nube tossica si abbassi per rilevare il vero tasso di tossicità - ha continuato Stefania - Finché non avremo dati certi non possiamo muoverci, ma se l’Arpac ci dirà che i valori non sono così tanto elevati rispetto alla normalità allora dobbiamo indagare bene.
L’Asl ci ha ordinato di tenere chiusi i balconi e di non accendere l’aria condizionata, sono consigli che i bambini di 3 anni potevano ricevere tranquillamente dai genitori e non dall’Asl».

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