Castellammare, area Covid: botte
al medico. È la trincea San Leonardo

Castellammare, area Covid: botte al medico. È la trincea San Leonardo
di Fiorangela d'Amora
Martedì 23 Marzo 2021, 09:20 - Ultimo agg. 12:41
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Sofferenza mista a rabbia, dolore e preoccupazione che si trasformano in violenza verbale e fisica nei confronti di infermieri e medici. Notte di tensione all'ospedale San Leonardo di Castellammare, violato l'accesso dell'area Covid in pronto soccorso, picchiato un medico. Succede tutto poco dopo la mezzanotte, quando arriva un'ambulanza da Torre del Greco con a bordo una donna che avverte forti dolori. Per lei i medici effettuano subito un test antigienico per capire dove portare la paziente, l'attesa diventa interminabile per i parenti che avevano seguito l'ambulanza fino a Castellammare. Intanto la donna sul mezzo di soccorso avverte un malore e i parenti, erano in tre, decidono di irrompere in reparto. Urla e spintoni contro gli infermieri e percosse al medico di turno. L'agitazione in reparto è tanta, i medici chiamano i carabinieri che riescono a calmare gli animi e a riportare la tranquillità.


I militari agli ordini del tenente Andrea Riccio e del capitano Carlo Venturini identificano i protagonisti dell'aggressione, il medico preferisce proseguire il suo turno di lavoro e non sporgere denuncia subito.

Intanto per la paziente arriva l'esito del tampone negativo e viene portata tra i codici rossi del pronto soccorso pulito. Ma quello che era accaduto poco prima, tra i corridoi pieni di malati da ventilare scuote il personale e gli stessi degenti. «Sto aspettando la relazione del medico di turno - fa sapere il direttore sanitario del San Leonardo Giuseppe Lombardi - poi denuncerò chi di dovere. Siamo stremati, non abbiamo più letti liberi e la situazione è davvero seria, bisogna aumentare l'attenzione e la presenza delle forze dell'ordine».

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L'amarezza del direttore del nosocomio stabiese ma anche degli ospedali di Vico Equense e Sorrento è la stessa di una delle infermiere che ieri notte era in servizio e ha assistito con i suoi occhi all'aggressione. «Sono arrabbiata - scrive Rosa in un post diventato virale sui social - perché con una capienza di 14 letti arriviamo a contenere anche quasi il doppio, e per non negare assistenza a nessuno cerchiamo di non far attendere ambulanze fuori. Stanotte avevamo 23 pazienti, di cui alcuni molto gravi. Verso mezzanotte arriva l'ennesima ambulanza, che purtroppo doveva rimanere in attesa fuori in quanto privi di postazioni per l'ossigeno. Ai parenti della signora questa cosa non tanto è andata bene tant'è vero che hanno ben pensato di irrompere nel reparto covid e alzare le mani. Si può lavorare così?». Intanto i decessi si susseguono in corsia, ieri altri 4 hanno perso la vita. «Abbiamo così tanti pazienti in così poco spazio  - prosegue la giovane infermiera - che una paziente stanotte era mortificata perché non riuscivo ad attaccare la flebo alla signora al suo fianco, pensava di darmi fastidio. Sono arrabbiata perché da quando dovevamo essere un'area sospetti covid siamo diventati una sub intensiva con tutti pazienti ventilati, coi quei mascheroni brutti che spingono così forte l'ossigeno nei polmoni e non ti danno modo di bere o fare altro, ma ti fanno vivere. Diamo assistenza ai pazienti sia a livello di terapia che dal punto di vista psicologico, siamo quotidianamente in stretto contatto con la morte e siamo stanchi fisicamente e psicologicamente - conclude - Non vogliamo la candidatura per alcun premio Nobel né tantomeno essere chiamati angeli, vogliamo rispetto e tutela, perché anche noi siamo persone».

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