Covid a Napoli, è caos per le terapie: le lunghe attese dei dializzati positivi

Covid a Napoli, è caos per le terapie: le lunghe attese dei dializzati positivi
di Francesco Gravetti
Venerdì 6 Novembre 2020, 09:02 - Ultimo agg. 12:27
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Dializzati e positivi al Covid-19: la doppia emergenza che in Campania riguarda circa 6000 persone, la metà delle quali vivono a Napoli ed in provincia, rappresenta una delle condizioni più complicate da gestire in questo periodo così difficile. Chi, infatti, deve essere sottoposto alla dialisi (di regola tre volte a settimana) e risulta anche essere positivo al coronavirus sta vivendo giorni di inferno. Ricoveri impossibili, lunghe attese prima che un'ambulanza riesca a prelevarli e accompagnarli di nuovo a casa, ospedali dove effettuare la terapia che cambiano da un momento all'altro. 

A dare l'allarme è Luisanna Annunziata, segretaria regionale di Aned, l'associazione nazionale degli emodializzati. Aned ha scritto una lettera al presidente della Campania, Vincenzo De Luca, assieme ad Anerc (altra associazione che segue i dializzati) e al Forum Trapianti Italia: «Nonostante le soluzioni fino ad oggi adottate, il risultato non sempre è quello sperato», scrivono i volontari. Le associazioni fanno anche alcuni esempi: «Nel centro dialisi distaccato dell'ospedale Rizzoli di Ischia, gli infermieri dedicati da anni alla dialisi sono stati sostituiti da altri senza competenza specifica.

Ma gli infermieri acquisiscono la pratica della tecnica dialitica dopo mesi di training specifico». E ancora: «Nello stesso centro di Ischia un paziente dializzato, per mancanza di personale, è costretto a trasferirsi tre volte la settimana a Procida: ci chiediamo cosa accadrà quando le condizioni del mare cambieranno». 

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Le difficoltà riguardano sia i positivi sintomatici che quelli asintomaci. Spiega Annunziata: «I primi necessitano di un ricovero, ma individuare posti liberi negli ospedali è complicatissimo. Allora vengono prelevati dalle ambulanze che li portano nel primo centro disponibile, sono costretti a tour della disperazione in tutta la provincia di Napoli, ma la situazione sta diventando ingestibile nell'intera regione. I secondi dovrebbero andare in centri privati, ma anche in questo caso trovare posti liberi è un'impresa». 

A Ottaviano, invece, un caso lo ha segnalato Michele Saviano, medico e consigliere comunale, che ha scritto ai vertici dell'Asl Napoli 3 e ha raccontato di una donna di 84 anni, debolmente positiva, prelevata per essere portata a Nola a fare la dialisi alle 15,30 (l'appuntamento era alle 13). L'ambulanza, però, viene dirottata a Castellammare di Stabia. Alle 22 un'infermiera contatta i familiari, comunicando che la dialisi è ormai terminata da tempo e che si attende un'ambulanza che possa riportare la signora al suo domicilio. Ma soltanto all'una di notte la vecchietta, digiuna, senza sottoporsi alle abituali terapie (è diabetica e, pertanto, insulino-dipendente), stremata, giunge a casa. Un calvario che si ripete anche il giorno dopo, quando l'anziana donna torna a casa addirittura alle 2 di notte.

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