«Napoli, l'Asl taglia gli operatori sociali delle Rsa di Scampia, Ponticelli e Posillipo: a rischio 1300 posti»

La denuncia del Presidente della Municipalità 8 Nicola Nardella: la perdite di queste figure impoverisce il territorio

Operatori Rsa
Operatori Rsa
di Luigi Roano
Martedì 9 Gennaio 2024, 16:09 - Ultimo agg. 10 Gennaio, 20:05
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«Ritengo che la collocazione a riposo delle animatrici sociali e degli operatori, ed ancor più la dismissione della loro funzione, sia una scelta errata». Inizia così la denuncia di Dario Nardella presidnete dell'Ottava municiplaità indirizzata verso la Asl Napoli 1. Stiamo parlando di Rsa - Residenza sanitaria assistenziale - che accolgono anziani e anche adulti disabili insomma gente in grande difficoltà. I tagli agli organici riguardano 4 strutture ovver le Rsa Ada Merini di Scampia, Frullone, Bartolo Longo di Ponticelli e Rsa Geremicca di Posillipo. I tagli coinvolgono anche  altre strutture quali Sir - Strutture Intermedie Residenziali della salute mentale -  e Rsa-H, cioè strutture residenziali che accolgono soggetti adulti che necessitano di assistenza medico infermieristica continuativa e riabilitativa. 

«Si tratta - spiega ancora Nardella - di specialisti che da aoltre 20 anni assistono queste persone che ora perderanno punti di riferimento importanti.

Di sicuro l’assunzione di personale medico da parte della Asl è un fatto positivo, ma ritengo bisogna intanto non perdere tutto il know how che gli operatori sociali hanno accumulato nel corso degli anni». Nardella conclude lanciando un allarme: «La natura del servizio è complessa e quindi non bisogna in alcun modo impoverirlo. A questo si aggiunge il disastro che provocherebbe la perdita del posto di lavoro per ben 1300 persone».

Sara e Maria, due animatrici sociali, spiegano in cosa consiste il loro lavoro: «Molti dei nostri ospiti, sono ex pazienti manicomiali, molti hanno vissuto solo in realtà istituzionalizzate, senza avere punti di riferimento familiari e costruire relazioni d’aiuto, ispirate alla fiducia, è stato molto complesso. Alcuni nostri colleghi parteciparono al “progetto Ulisse”, progetto che andava a completare la legge Basaglia quindi la chiusura dei manicomi. Il progetto consisteva nell’accompagnamento in questo momento delicato di passaggio per i pazienti dal manicomio, nello specifico il “Leonardo Bianchi” alle Rsa o Sir dove attualmente dimorano».

Sara e Maria spiegano ancora: «Ci siamo domandate cosa fare per dare qualità alla loro vita trascorsa in una struttura. Ci siamo concentrate sulle relazioni, sul coltivare passioni, imparare nuove cose, prendersi cura di sè stessi. Per questo abbiamo attivato per i nostri utenti laboratori di cucina, di cura della persona, giardinaggio, lettura del giornale, abbiamo scritto e realizzato progetti come quello della peth education, cineforum, proposto progetti a scuole primarie per favorire il valore educativo dell’intergenerazionalità abbiamo collaborato con associazioni di volontariato laiche e non. Con il nostro lavoro quotidiano abbiamo strutturato un servizio siamo stati capaci di inventare strumenti, e risposte dove erano manchevoli, dove nessuno sapeva di preciso cosa e come fare. Cosa accadrà adesso ai nostri pazienti?».

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