Metropolitana di Napoli, sfregio alla stazione Museo: colpi di vernice sulle foto d’autore

Pittura spray e pennarelli per infierire sui pannelli: 75mila euro il valore delle opere offese dai teppisti

Il Polittico di Biasucci imbrattato con lo spray
Il Polittico di Biasucci imbrattato con lo spray
Paolo Barbutodi Paolo Barbuto
Venerdì 22 Settembre 2023, 00:00 - Ultimo agg. 18:21
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Varchi l’ingresso e vieni immediatamente travolto dall’orribile tanfo di urina: Linea 1, stazione Museo, due stranieri iniziano a scendere le scale, sono assaliti dal disgusto, risalgono di corsa e vanno via borbottando qualcosa in una lingua dell’Est. 

Metrò dell’arte, uscita di fianco al Mann: dovrebbe essere il centro nevralgico del trasporto destinato ai turisti, oltre che ai napoletani, invece è un antro inavvicinabile, senza pulizia, privo di controlli, aggredito dai teppisti.

Quando venne inaugurata, questa stazione era il fiore all’occhiello della Linea 1: un percorso per entrare direttamente al Museo Archeologico, ricco di teche che mostravano la storia dei ritrovamenti avvenuti durante lo scavo della metro, un atrio dove giganteggiava la riproduzione dell’Ercole Farnese, corridoi lungo i quali erano esposte opere fotografiche e installazioni di grandi artisti contemporanei. Oggi il collegamento con il Mann è tristemente chiuso (da anni) e le belle teche con la storia dei ritrovamenti archeologici sono prigioniere; nell’atrio c’è ancora la titanica riproduzione di Ercole, solo che la statua è ricoperta da un’imbarazzante coltre di polvere e smog, testimonianza plateale della totale assenza di pulizia. 

 

Lungo i corridoi i writers si sono divertiti a sfregiare le opere esposte: sul “Fate Presto con Lucio Amelio”, scatto di Fabio Donato, c’è un’incomprensibile scritta fatta con il pennarello; anche sul “Masaniello” e su “India ‘70” dello stesso autore i teppisti hanno lasciato il loro segno a base di pittura spray nera. Più avanti uno dei “Polittici” di Antonio Biasucci porta i segni dell’aggressione dei cretini con la bomboletta. Anche se l’arte si misura con le emozioni e non con il denaro, abbiamo fatto il conto del valore delle opere sfregiate che abbiamo incontrato: il totale è di 75.368,36 euro, compreso il valore della riproduzione dell’Ercole Farnese che rientra, a buon titolo, nel novero dell’arte umiliata in quella stazione.

La cura dei luoghi viene garantita con lo stesso entusiasmo dedicato alla tutela delle opere: vicino allo zero.

Un mancorrente in alluminio, danneggiato, nei pressi dell’ingresso posteriore, è stato “riparato” appoggiandoci sopra un cartoncino mantenuto con un po’ di scotch, la copertura in Pvc nero di uno scalino è bloccata con qualche striscia di nastro isolante, la maggior parte dei gradini, però, è completamente danneggiata. Mancano plafoniere di copertura per i neon che illuminano i corridoi e lassù, in mezzo ai corpi illuminanti, ci sono ragnatele che si estendono a perdita d’occhio. Ci sono, soprattutto, tanti angoli, non coperti dalla videosorveglianza, trasformati in wc dai disperati che prendono possesso della stazione soprattutto nelle ore serali. Dietro la scalinata dell’ingresso vicino al Mann ci sono ancora i segni di feci lasciate di recente, alla base della scala di fronte all’ingresso posteriore, resti di bivacco a base di birre, cibo e droghe. 

La riproduzione dell'Ercole Farnese coperta di polvere

Il luogo dove si concentra fortemente il degrado, però, sono le scale d’emergenza, non rilevate dalla videosorveglianza e poco frequentate. L’altroieri sono state chiuse per un allarme sull’igiene lanciato dagli stessi agenti di stazione. Ieri mattina non c’erano più le pozzanghere di pipì, le montagnelle di feci e le sirighe, ma l’odore nauseabondo era rimasto identico. Sulla situazione di quelle scale e sulla scarsa sicurezza del percorso di emergenza, c’è un costante allarme da parte del sindacato Usb: «La stazione Museo non è un buon biglietto da visita per la città e per la stessa Anm che la gestisce - tuona Adolfo Vallini dell’esecutivo provinciale USB Lavoro Privato - I pendolari evitano le scale come la peste, i turisti ci si imbattono ignari e vivono un’esperienza destinata a restare indelebile nella memoria. Bisogna fare attenzione a dove si mettono i piedi. I pavimenti e gli angoli delle pareti sono ricoperti di feci ed urine. Alcuni scalini sono corrosi e con dissesti che potrebbero comportare rischi per la sicurezza degli utenti. Altro che scale di emergenza. La vera emergenza sono le scale stesse». Vallini si volta verso l’opera di Donato che riproduce lo storico titolo del Mattino, e lo prende a prestito: «Fate Presto - dice rivolgendosi a Comune e Anm - Questo esempio di incuria restituisce un’immagine di Napoli completamente degradata».

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