San Gennaro sfila tra i vicoli in festa per lo scudetto, don Battaglia: «Forza Napoli, Dio ti benedica»

L'omelia: «Ora possiamo vincere il campionato della storia e le partite della vita»

San Gennaro in processione
San Gennaro in processione
di Alessio Liberini
Sabato 6 Maggio 2023, 21:03 - Ultimo agg. 21:05
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Il busto di Faccia Gialla sfila in processione con i compatroni tra i vicoli addobbati di azzurro, insieme alle ampolle contenenti il sangue del Santo patrono di una città ancora immersa nella gioia per la conquista dello scudetto. San Gennaro non si è fatto attendere: alle 17.03, prima ancora dell’inizio della tradizionale «processione degli infrascati», l'arcivescovo partenopeo don Mimmo Battaglia ha annunciato la liquefazione del sangue tra gli applausi e l’entusiasmo delle parenti che gremivano la cappella del tesoro di San Gennaro.

Anche questa volta si è così rinnovato il "miracolo", prodigio che in città si celebra tre volte l'anno: il 19 settembre, data in cui fu decapitato il martire, il 16 dicembre e la prima domenica di maggio, in ricordo della traslazione delle spoglie mortali da Pozzuoli alle catacombe di Capodimonte.  Il «miracolo di maggio» si contraddistingue per la processione che dal Duomo di Napoli attraversa il centro antico fino ad arrivare alla Basilica di Santa Chiara.

Il corteo religioso, di ritorno dopo gli stop forzati durante la pandemia, si è svolto quest’anno in un’atmosfera festante che ha coinvolto turisti e fedeli. Le statue dei 17 i compatroni sono state portate così in processione, insieme a Faccia Gialla, tra le strade del centro strapiene di festoni, bandiere e drappi azzurri regalando un affresco della duplice festa che sta animando in queste ore Partenope.

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«In questi giorni – ha spiegato Don Mimmo nella sua omelia, tenuta sull’altare della chiesa di Santa Chiara - è più che mai visibile nella nostra città, una città piena di passione per la sua squadra, fiera di aver vinto il campionato. La vittoria di una squadra sta diventando simbolo di ulteriori possibili conquiste, da aggiungere ai tanti primati culturali, di bellezza, di storia di cui questa città può vantarsi!».

«Questo traguardo sportivo – chiarisce l’arcivescovo invitando i fedeli a far gioco di squadra - può essere un invito a ben altri traguardi sociali e riscatti comunitari, ancora incompiuti ma non per questo impossibili, soprattutto se cammineremo insieme!». Per il pastore della chiesa napoletana lo scudetto deve fungere da stimolo sia per gioire «ma anche per rimboccarci le maniche e lavorare sodo per far sì che questa città, la cui storia è ricca di trame di bene, possa continuare a tesserne altre, ancor più ricche di vita e di speranza! Se lo sport – come spesso si dice – è la metafora della vita, allora questo vuol dire che Napoli, e non solo la sua squadra, può vincere il campionato della storia e le partite della vita!».

 

Nella lunga e toccante omelia Don Mimmo ha anche ricordato l’incontro con Fabio Varrella, l’ingegnere gambizzato lo scorso marzo reo solo di aver difeso il suo scooter da un tentativo di rapina: «Mi ha detto che il suo desiderio non è la giustizia intesa come sanzione ma, piuttosto come possibilità data anche a chi nella vita ha sbagliato, come i suoi rapinatori, che considera persone da aiutare a risalire dal baratro della violenza e su cui scommettere perché anch'esse una volta recuperate potranno contribuire al gioco della comunità, al bene di tutti. Si, scommettere sul bene, prevenire il male, affinché non ci siano più feste la cui genuina gioia è inquinata da mani violente e da cuori armati».

«Forza Napoli, che Dio ti benedica sempre!» ha concluso l’arcivescovo prima di annunciare ai presenti, a termine del rito religioso, lo scioglimento del sangue del Santo seguito dal tradizionale sventolio del fazzoletto bianco e l’applauso scrosciante dei fedeli accorsi a Santa Chiara.

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