Whirlpool Napoli, 8 marzo di lotta e solidarietà con l’Ucraina: «Mettiamo le mimose nei nostri cannoni»

Whirlpool Napoli, 8 marzo di lotta e solidarietà con l’Ucraina: «Mettiamo le mimose nei nostri cannoni»
di Alessio Liberini
Martedì 8 Marzo 2022, 17:12 - Ultimo agg. 9 Marzo, 07:55
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Il colpo d’occhio è quello delle numerose bandiere arcobaleno che sventolano all’esterno del Cral degli ex lavoratori della Whirlpool di Napoli, mentre la sala ricreativa si tinge di giallo e blu con un’enorme bandiera srotolata lungo l’aula per solidarietà verso la popolazione dell’Ucraina.

«Mettiamo le mimose nei cannoni» è il nome dell’evento - tenutosi questa mattina alla presenza dei sindacati di Fim,Fiom, Uilm e numerose associazioni del territorio partenopeo - organizzato dalla Rsu ex-Whirlpool di Napoli per ribadire il proprio «NO ad ogni genere di conflitto» nel giorno in cui ricorre la Giornata internazionale della donna.  Due tematiche che i lavoratori, in lotta da più di mille giorni per difendere il proprio futuro lavorativo, hanno voluto incarnare piantando due arbusti all’esterno dell’ex stabilimento di lavatrici. Si tratta di un Ulivo, simbolo di pace e serenità, e un albero di mimose dedicato a tutte le donne. Ma, in special modo, ad un’ex operaia dello stabilimento di Ponticelli mancata, per motivi di salute, proprio durante i lunghi tempi della vertenza che va avanti ancora oggi: «Lorenza Guglielmino. Una lavoratrice, un esempio, una donna» si legge sulla targa posta accanto all’arbusto simbolo dell’otto marzo.

Prima dell’evento, inoltre, ad abbracciare i cuori delle 317 tutte blu, oggi in regime di disoccupazione, c’è stato anche il fondatore di Libera, Don Luigi Ciotti, tra le associazioni promotrici della giornata odierna in fabbrica e sempre vicina, dall’inizio della lunghissima vertenza, alla lotta dei lavoratori della periferia orientale della città.

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Una visita, quella di Don Ciotti, che difatti per i lavoratori somiglia ad un incontro con un familiare o addirittura con un amico. Accolto con gioia da una rappresentanza di operai il fondatore della rete di “associazioni, nomi e numeri contro le mafie” entra nel Cral salutando e stringendo la mano a tutti, poi lo sguardo cade verso un busto di San Gennaro – realizzato dai metalmeccanici nel corso delle loro tante proteste svolte in quasi tre anni di lotta operaia e sindacale - ed esclama un ironico: «Bisogna darsi da fare» verso la raffigurazione, in carta pesta, del patrono di tutti i napoletani. A cui segue un incontro con le tante lavoratrici dell’ex sito Whirlpool, che si stringono verso Don Ciotti raccontandogli le perplessità e le speranze delle donne che lottano, giorno per giorno, non solo per il proprio futuro ma anche per quello delle loro famiglie.

Tra questi c’è Desirè che a giugno si sposerà: «Almeno lui ( il mio futuro marito ndr) ce l’ha un lavoro» spiega tra le risate di Don Ciotti e le sue ex colleghe di fabbrica.

«Anche se non si può essere sempre fisicamente presenti – racconta Don Ciotti – vi posso garantire che la vostra lotta la porto sempre con me, nella testa e nel cuore. La vostra è la battaglia di tanti che, in giro per l’Italia, si battono per la stessa ragione. Se non c’è il lavoro c’è una società che si uccide e che si sta suicidando perché il lavoro dà liberta e dignità alle persone». Così ringrazia i lavoratori, che oggi indossano tutti delle speciali mascherine arcobaleno per ribadire il proprio messaggio di pace verso il triste conflitto scoppiato in Ucraina.

«Mi fa piacere – chiarisce il fondatore di Libera – che pur nella fatica e nella fragilità del momento che vivete portate avanti un ragionamento sul bisogno di pace. L’ho definita una “pace armata” perché negli ultimi due anni, in cui tutti lottavamo contro il virus, nel mondo è diminuita la spesa per l’istruzione, per le politiche sociali, ma è aumentata la spesa per le armi e gli armamenti».

Proprio su questo tema si apre l’evento organizzato dai lavoratori che, prima di dar spazio alle voci dei tanti presenti in sala, si raccolgono in un minuto di silenzio, mentre alcuni ex dipendenti del sito di via Argine sventolano le bandiere arcobaleno. Dopo il momento di memoria e solidarietà, verso i civili rimasti uccisi nelle scorse ore in questo brutale conflitto, dalle casse della sala ricreativa parte l’inno ucraino, seguito dallo srotolamento di un enorme bandiera giallo-blu che occupa gran parte del Cral.

Successivamente è la volta di una ballerina che, tramite una graziosa coreografia, incarna la paura ma anche e soprattutto la forza che le donne mettono in campo nei momenti di difficoltà e resilienza.

Sul palco salgono così i tanti ospiti provenienti dalle realtà sociali poste sotto l’ombra del Vesuvio, ma anche dal mondo della politica: tra questi vi è il senatore napoletano Sandro Ruotolo e alcune rappresentanze della sesta municipalità, quella che comprende il territorio di Napoli Est dove sorge lo stabilimento. «È il momento dell’accoglienza» spiega Ruotolo sottolineando, ancora una volta, come il lavoro sia un antidoto d’eccellenza nel contrasto ai fenomeni della criminalità organizzata che da sempre tiene in ostaggio la popolazione della periferia orientale della città e dell’intero Meridione. «Sono felice di essere qui perché mi definisco un operaio della salute» dice, invece, un volontario di Emergency Ponticelli che racconta gli ultimi e concitati giorni. Fatti di assistenza, anche 24 ore su 24, ai profughi ucraini in arrivo in città. «Sono delle schegge che arrivano fino alle nostre porte – spiega ancora il volontario - Penso che proprio da momenti come questi possono nascere nuove sinergie, basta guardarsi negli occhi».

Per molti, infatti, la location non è casuale, neanche per affrontare la triste tematica del conflitto bellico attuale.

«E’ importante per noi esserci – chiarisce Vera Buonomo, segretaria della Uil Campania  – perché questo è un luogo che ci ha restituito ogni volta un nuovo modo di combattere contro le ingiustizie ma soprattutto i soprusi delle multinazionali che qui hanno mietuto moltissime vittime, specialmente donne che hanno cresciuto i propri figli e che per generazioni hanno lavorato in queste terre». «È necessario – precisa Buonomo - continuare a lottare perché questa è un’area del Paese in cui lasciare una fabbrica, lasciare un presidio di lavoro, vuol dire consegnare alla camorra e al malaffare intere famiglie e quindi un’intera comunità».

Mentre, sullo sfondo della giornata, resta la purtroppo attualissima tematica della lotta alla parità di genere. «Sarà veramente la giornata delle donne – racconta Melicia Comberiati, segretaria della Cisl Campania  – quando non dovremmo ricorrere più all’otto marzo per ricordarci e festeggiare le donne. Quando non ci saranno più arcobaleni e bandiere probabilmente sarà per noi scontato ridare dignità alle donne che significa creare soprattutto lavoro. Un lavoro stabile e alla pari». «Qui, dalla Whirlpool, può partire questo grande messaggio: dalla forza di queste donne che non si arrendono e che oggi sono qui per pregare e per invitare a non mollare le donne dell’Ucraina ma anche quelle della Russia» chiarisce con forza la segretaria della Cisl.

Un otto marzo che però, al di là del confine nazionale, per le donne dell’Ucraina non è assolutamente un giorno di spensieratezza, ma solo un nuovo giorno di trincea. 

«Un pensiero - osserva Cinzia Massa, segretaria della Cgil della Campania - oggi non può che non andare alle donne che combattono, per il proprio Paese e per la libertà dell’Ucraina, come è stato in Italia per le partigiane che sono riuscite ad essere donne coraggiose, portando la nazione ad essere libera». «Le donne della Whirlpool - prosegue Massa - sono, invece, anche loro partigiane, partigiane del lavoro perché resistono e combattono affinché la loro vertenza sia la vertenza di tutti: quella di non perdere il lavoro che per la donna è un problema serio».

Un problema, quello della continuità occupazionale per gli ex lavoratori della Whirlpool di Napoli, che va avanti da oltre mille giorni. Tra incontri, accordi e promesse della politica. Ancora oggi, a distanza di quasi tre anni, i lavoratori restano nel limbo dell’incertezza aspettando il prossimo tavolo al ministero dello Sviluppo Economico (il 33esimo dall’inizio della vertenza) dove si attendono dei necessari passi in avanti - dopo il posticipo del summit che si sarebbe dovuto tenere il primo di questo mese - dal Consorzio che dovrebbe acquisire il sito di Ponticelli per creare un Hub della mobilità sostenibile che riassorbirebbe tutti i lavoratori, licenziati dalla multinazionale del bianco.

«L’incontro al ministero del 23 – racconta il segretario della Cgil di Napoli e Campania, Nicola Ricci è un incontro strategico. C’è stato, l’altro giorno, l’intervento del prefetto di Napoli, che ha ricostruito un tavolo che mette dentro le istituzioni, la Regione, la Città Metropolitana e il Comune di Napoli. Un tavolo che deve essere la forza d’urto, rispetto al Governo, che dovrà concretizzarsi il 23 con una rimessa in campo, seria, di questo consorzio di imprese e per sgomberare gli ultimi dubbi e problematiche palesate”.

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