Napoli, primato a Cappella Sansevero: «Qui sono nate le gemme artificiali»

Il principe Di Sangro riuscì a creare il blu oltremare artificiale

La conferenza al museo. Di spalle, la cornice con l'oltremare
La conferenza al museo. Di spalle, la cornice con l'oltremare
di Vincenzo Cimmino
Martedì 5 Marzo 2024, 17:13 - Ultimo agg. 21:44
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Raimondo di Sangro, principe di Sansevero, continua a stupire. Anche a distanza di secoli dalla sua morte. Si è tenuta oggi una conferenza stampa nella “sua” cappella, in via Francesco De Sanctis, dal titolo “«n search of the phoenix in eighteenth century Naples - Nuove scoperte scientifiche sulle pietre e i colori creati da Raimondo di Sangro».

 
Al centro dello studio, la creazione di pietre preziose artificiali. Argomento caro al Sansevero. Le analisi portate avanti hanno confermato, per la prima volta in assoluto, che il Principe riuscì a creare il blu oltremare artificiale utilizzato per la cornice intorno all’altorilievo dell’altare maggiore ben prima della scoperta di Jean-Baptiste Guimet.
 

Gli studi del di Sangro avrebbero anticipato di cinquant’anni l’intuizione del francese Guimet, che nel 1828 riuscì a sintetizzare l’oltremare. Il costosissimo pigmento blu ottenuto in natura dai lapislazzuli.

Dieci anni prima anche del resoconto siciliano di Goethe, ritenuto il più antico indizio della produzione artificiale del pigmento.

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Nel laboratorio del Sansevero, attorno al quale aleggiavano numerosissime leggende, era quindi presente la ricetta per riprodurre quel colore preziosissimo. Più caro dell’oro e appannaggio solo della più ricca nobiltà del tempo. La ricerca multidisciplinare fatta da storici e mineralisti ha provato la teoria secondo la quale il principe avrebbe per primo prodotto l’oltremare. 
 
Nel corso delle indagini condotte all’interno della cappella Sansevero, gli studiosi hanno anche scoperto l’insolito uso della fluorite come materiale scultoreo. Nello specifico, è stata impiegata per i cuscini delle statue di Sant’Oderisio e di Santa Rosalia, entrambe risalenti al 1756 e opere di Francesco Queirolo. Come da pigmenti rossi era ricoperto il cappello cardinalizio della stessa statua di sant’Oderisio.
 
«Con il gruppi siamo venuti qui inseguendo una “fenice”. – commenta Francesco Paolo de Ceglia, dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro – Il nostro è un progetto ampio che mette insieme le Università di Bari, Federico II di Napoli e la Vanvitelli della Campania. Qui il Sansevero ha portato avanti i suoi esperimenti, tesi alla creazione di gemme e pietre preziose artificiali. Sapevamo che il di Sangro aveva prodotto lapislazzuli di qualità attraverso i documenti. Mancava la prova materiale. Prova che è stata sotto i nostri occhi: siamo riusciti a scoprire che la cornice dell’altare maggiore era stata fabbricata secondo la ricetta del principe per le pietre preziose».
 
«La possibilità di individuare un minerale artificiale in un momento storico in cui non si sapeva com’era fatto – dichiara Gioacchino Tempesta, dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro – e trovare una composizione confrontabile con quello naturale ci consente di affermare che sia stato prodotto artificialmente. Un minerale, peraltro, più puro di quello che si può trovare in natura. Tutto questo prima della scoperta “ufficiale” dell’oltremare da parte francese».
 
«La figura di Raimondo di Sangro continua a stupire. – conclude Maria Alessandra Masucci, direttrice del Museo Cappella Sansevero – Dall’adolescenza fino alla fine dei suoi giorni. L’ultima invenzione risale a pochi mesi dalla sua morte, la carrozza anfibia. Questa ricerca consolida il ritratto di scienziato di Raimondo di Sangro e aggiunge altre scoperte a quella già note».
 
La ricerca è stata condotta dai ricercatori del Centro Interuniversitario di ricerca “Seminario di Storia della Scienza” in collaborazione con quelli del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, in collaborazione con il Museo Cappella Sansevero. I ricercatori hanno avuto il sostegno del Prin 2017-The Uncertain Borders of Nature. 
 
Domani, 6 marzo, verrà pubblicato l’articolo in Open Access sulla rivista scientifica “Nuncius. Journal of the Material and Visual History of Science”. Il titolo è: “In search of the Phoenix in eighteenth century Naples. Raimondo di Sangro, nature mimesis and the production of counterfeit stones between palingenesis, alchemy, art and economy”. Autori Francesco Paolo de Ceglia, Andrea Maraschi, Alessandro Monno e Gioacchino Tempesta.

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