Teatro San Carlo di Napoli, intervista al sindaco Manfredi: «Fuortes grande manager, torneranno Muti e De Simone»

«L'impegno di Unicredit è un segnale importante, occorre lavorare per fare in modo che ci siano sempre più privati pronti a investire»

Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi nella sala giunta di Palazzo San Giacomo
Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi nella sala giunta di Palazzo San Giacomo
Maria Pirrodi Maria Pirro
Giovedì 27 Luglio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 28 Luglio, 07:30
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Entra in scena Carlo Fuortes. «Un grande manager», lo definisce il sindaco Gaetano Manfredi, annunciando la scelta del nuovo sovrintendente del San Carlo al posto di Stéphane Lissner, mandato in «pensione» per decreto legge, in anticipo sulla scadenza del contratto, tra polemiche e ricorsi.

Sindaco, lei presiede la fondazione del teatro che si è ritrovata alle prese con il difficile passaggio di consegne: non se ne poteva fare a meno?
«È stata una scelta politica del governo, quella di inserire il limite di età, fissato a 70 anni, anche per i sovrintendenti stranieri. E questa scelta ha determinato che si interrompesse il contratto di Lissner. Ma è l'ora di parlare del futuro».

Ha valutato anche altri nomi?
«Sì e no, altri profili erano già impegnati o non corrispondenti alle aspettative: Fuortes è sempre stata la prima scelta.

Lo considero la persona con maggiore esperienza per poter assolvere a questo ruolo complesso».

Poi com'è andata?
«L'ho sentito varie volte perché aveva molte perplessità per le polemiche sorte. Al compleanno di Salvo Nastasi, ex commissario proprio del San Carlo, ci siamo salutati, e in seguito visti per discutere dell'opportunità che il San Carlo può dare alla città e al Paese».

Quando si è arrivati all'intesa definitiva?
«Tre settimane fa, quando il clima si è un po' rasserenato, Fuortes si è convinto, perché il San Carlo è una grande istituzione e non può non attrarre profili di qualità».

Alla fine, ha accettato anche senza l'auspicata unanimità.
«C'è sul suo nome, considerato da tutti il migliore possibile. E lui è molto contento di venire al San Carlo e di lavorare con noi: è una grande scommessa e sfida per tutti».

Cosa le ha detto dopo la riunione del consiglio di indirizzo che lo ha votato?
«Mi ha confermato il suo impegno nel tempo: auspichiamo che resti per cinque anni, perché dobbiamo avere un programma a lungo termine».

Il manager romano terrà per sé l'incarico di direttore artistico come il suo predecessore?
«Questo bisogna chiederlo a lui, credo che il sovrintendente debba avere la massima autonomia».

Impossibile mettere tutti d'accordo?
«Non mi aspettavo l'astensione del rappresentante di palazzo Santa Lucia, anche se legata a una valutazione sulle soluzioni organizzative adottate in passato. Ma il nostro è un consiglio di indirizzo non di amministrazione».

La Regione chiede discontinuità, lei parla di continuità.
«C'è necessità di continuità dal punto di vista artistico, perché i risultati sono innegabili. Ma penso che il San Carlo possa ancora crescere e mi auguro di far tornare nomi eccellenti, da Muti a De Simone».

Verranno confermati tutti i contratti della prossima stagione?
«Si parte a settembre: è chiaro che gli impegni sono già stati presi e i contratti fatti da Lissner: i prossimi li farà Fuortes».

Cosa si aspetta da lui?
«Può portare una maggiore capacità manageriale di cui il teatro ha bisogno per attrarre finanziamenti privati, indispensabili per il salto di qualità».

Come mai è così difficile trovare sponsor?
«Il tessuto industriale da noi è più fragile che al Nord. Ma l'impegno di Unicredit è un segnale importante e occorre lavorare per fare in modo che ci siano sempre più aziende nazionali e internazionali pronte a investire».

Se Lissner dovesse vincere la causa, si rifarà sulla fondazione lirica.
«Ci difende l'avvocatura dello Stato. Noi ci rimetteremo alle decisioni della magistratura».

Pensa si possa arrivare a una transazione?
«È auspicabile, però sempre a valle di un avvio di giudizio. Ma è una decisione che prenderemo al momento opportuno».

Visto che tutto è stato innescato dal governo, ne ha parlato con il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano?
«Sì, in queste settimane: è chiaro che ci confronteremo. Al momento la controparte di Lissner, ovviamente, è la fondazione che ha firmato il contratto. Poi, se ci saranno delle ricadute economiche, le valuteremo anche con il ministero».

I rapporti con il ministro restano buoni?
«Sì. Sulla decisione c'è stata una intesa».

Con la scelta di Fuortes, ha tolto le castagne sul fuoco al governo.
«Noi abbiamo indicato un grande sovrintendente, che questo possa aver risolto un problema al governo, non spetta a me dirlo». 

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