Galleria Toledo - teatro stabile di innovazione: giovedì e venerdì c'è Il deserto dei tartari

Massimo Roberto Beato cura l’adattamento del capolavoro di Dino Buzzati

Il deserto dei tartari nella Galleria Toledo
Il deserto dei tartari nella Galleria Toledo
Martedì 25 Aprile 2023, 17:16
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In scena giovedì 27 e venerdì 28 aprile alle 20.30 alla Galleria Toledo - teatro stabile di innovazione ai Quartieri Spagnoli, diretto da Laura Angiulli, “Il deserto dei tartari - La fortezza - Momento unico per tre attori soli”.

Dopo il successo di critica e pubblico della stagione scorsa, Massimo Roberto Beato cura l’adattamento del capolavoro di Dino Buzzati. È la storia del maggiore Giovanni Drogo rievocata nella stanza della locanda dove egli è giunto, malato, costretto suo malgrado, a lasciare la Fortezza sotto assedio. Nella regia di Jacopo Bezzi, Drogo, seduto su una poltrona mentre osserva fuori dalla finestra la sera e la notte incombente, in quest’ultimo atto di lucidità che precede la sua morte – e che egli vive come la sua “vera battaglia” – procede a ritroso con la mente per approdare a vari momenti della sua vita e domandarsi se essa poteva o doveva essere vissuta diversamente.

Primo capitolo della “Trilogia degli sconfitti” – progetto di ricerca triennale a cura de “La Compagnia dei Masnadieri” – Il Deserto dei Tartari offre l’occasione, attraverso il personaggio di Drogo, di riflettere sul destino degli anti-soggetti, coloro che seppur incapaci di adattarsi a un mondo di cui non comprendono le regole, sono tuttavia destinati a viverci.

Più o meno consapevoli di essere l’incarnazione di una cultura minoritaria e inesorabilmente condannati al fallimento quando tentano di opporsi all’arbitrarietà e inconsistenza della vita, questi personaggi riescono a realizzare il proprio destino nel momento in cui accettano di combattere, fino in fondo, la battaglia degli sconfitti: consci delle circostanze date essi ingaggiano, infatti, una costante lotta interiore, dagli esiti incerti, per tradurre in atti consapevoli gli ideali superiori di cui sono portatori. 

Nella regia di Jacopo Bezzi c’è un’impostazione ben precisa nel gestire la prossemica fra gli attori, nel forgiarli in un corpo che diventa per prima cosa strumento drammaturgico e anche scenografico. I tre sono distintamente caratterizzati, accomunati solo dai movimenti cadenzati, quasi fossero soldatini a carica o marionette, imbrigliati nel codice militaresco che impone rigidità e fissità nei movimenti così come nelle parole. L’andamento dei dialoghi segue una modulazione ben delineata, scandendo ogni episodio della vicenda con l’ausilio di fermo immagine accompagnati dalle musiche originali di Giorgio Stefanori.

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