Enzo & Irene Pirozzi, chiacchiere dal sofà e progetti per la Fase 2: «Meno prodotti e più qualità»

Enzo & Irene Pirozzi: chiacchiere dal sofà e progetti in «Fase 2» #versoil4maggio
​Enzo & Irene Pirozzi: chiacchiere dal sofà e progetti in «Fase 2»​​ #versoil4maggio
di Salvio Parisi
Giovedì 23 Aprile 2020, 23:47
5 Minuti di Lettura
Contagi regrediti e restrizioni allentate, riaperture settoriali e cadenzate: si cammina verso la “Fase 2” con cautela, prevenzione e decreti aggiornati.
Meno di due settimane ancora tra isolamento domiciliare e misure di restrizione commerciale, dopodichè inizierà il confronto con gli effetti della pandemia e la ripresa di ogni attivita, sospesa due mesi prima.
 
Da qualche giorno questo appuntamento virtuale dal sofà si occupa di proiezioni professionali per l’immediato dopo-Covid e questa mattina entriamo in uno showroom di moda per parlare delle percezioni e i programmi a venire di questo importante comparto occupazionale italiano.
Al telefono con due giovani designer nostrani, Enzo e Irene Pirozzi, alias 0770, decennale laboratorio artigianale di mise e accessori in pelle dallo stile trasversale e high profile, diffuso in Europa e oltre.
 
 

Allora Enzo e Irene,
In questo periodo abbiamo conosciuto noi stessi, approfondito interessi, ripreso consuetudini e rispolverato vecchie passioni: un’opportunità e una riscoperta lunghe quasi due mesi.
Un resume psicologico e umorale sulla vostra quarantena.

All'inizio è stato difficile, penso per chiunque. Essere obbligati a rallentare... è stato un incubo. Poi pian piano ci siamo abituati a questa lentezza: qualcosa che non vivevamo, credo, dai tempi dell'università. Ci siamo presi del tempo ed è stato interessante. Abbiamo ripreso meditazione, dedicati alla cucina (…ho imparato a prepare i cornetti in casa), ci siamo rituffati nella lettura. C'erano dei libri sui comodini che aspettavano da tempo di esser letti o riletti. C'era la voglia ma non il tempo, o meglio c'era solo il tempo di leggere qualche pagina prima di crollare stanchi. In queste sere abbiamo avuto modo di dedicarci ed è stato bello: Enzo ha riletto “Cent'anni di solitudine” e l'autobiografia di Henry Miller “Tropico del capricorno”, io ho avuto la possibilità di leggere tutto d'un fiato “La frontiera scomparsa”, fra gli altri di Sepulveda.
 
La cover di Vogue Italia in edicola per questo mese è totalmente bianca «prima di tutto in segno di rispetto – spiega l’editore - ma anche di rinascita, luce dopo l'oscurità e somma di tutti i colori. Bianca come i camici di coloro che mettono a rischio la propria vita per salvare le nostre». Ma anche come uno spazio pronto ad accogliere ciò che verrà: la prima pagina di una storia ancora da scrivere. Quella della moda dopo il Covid 19. 
Troviamo che dedicare la copertina bianca sia un gesto profondo e di grande delicatezza.
La moda si riformula ogni sei mesi: questa volta, forse, dovremo farlo con ancora maggiore slancio.
 
Ci stiamo preparando all’impatto di fine lockdown: sì, perché d’impatto si tratta nella percezione e l’aspettativa dei più. Ci occorrerà un tempo decelerato e riflessivo per rimodularci nella “nuova normalità” sia come cittadini e utenti del pubblico esercizio, sia come professionisti a servizio di una clientela riadeguata a nuovi scenari di mercato globale.
Come riorganizzerete collezioni e rete vendita?

I rapporti con i nostri clienti, sia "b to b" che "b to c", sono da sempre on line: non abbiamo contatti diretti se non due volte l'anno durante la Paris Fashion Week in showroom. Dunque questo cambierà poco, probabilmente tenderemo a puntare più sui web showroom che quelli fisici: stiamo valutando. Questo periodo ci è servito per riflettere. Torneremo a fare solo due collezioni l’anno: non faremo più capsule, punteremo su un design più intrigante, presenteremo meno prodotti e miglioreremo sempre più nostra qualità.
 
«Io non lavoro così, è immorale. Occorre rallentare e riallinearsi.»
Giorgio Armani, lettera al mondo (non solo) della moda

Sì, abbiamo letto e ovviamente essendo noi sia designer che artigiani non possiamo non concordare che sia la via più giusta. Il nostro è sempre stato slow fashion: ci fa piacere che sia una voce autorevole come quella di Giorgio Armani a dire questo. Il messaggio così è arrivato a tutto il nostro settore e non solo quello.
 
Streaming, smart working ed e-commerce: i grandi fashion brand sostengono che questi sono gli ingredienti essenziali e necessari per affrontare le difficoltà in arrivo.
Come implementerete la struttura del vostro network?

Non cambieremo molto. Naturalmente investiremo sempre più nell’on line: è la più ipotizzabile linea guida, sia per i clienti finali che per gli stores.
 
Il fashion e design business potrà riscrivere il suo futuro solo attraverso strategie inedite e innovazioni tecnologiche. Come immaginate la ripresa per chi come voi lavora coi numeri artigianali del “fatto a mano” e non sulla larga scala della façon industriale?
La ripresa sarà faticosa per tutti. La differenza è che noi siamo più versatili e fluidi ai cambiamenti perché meno macchinosi. Il nostro processo di lavoro inizia e finisce all'interno del nostro laboratorio: realizziamo a mano i nostri accessori su ordine, non accumuliamo rimanenze, dunque nell'immediato prevediamo meno perdite.
 
Come vedreste la proposta tra provocazione e realtà del presidente della Camera Buyer Italia Francesco Tombolini di saltare una stagione e riproporre le collezioni SS 20 (ora quasi nei negozi) nel 2021?
È un'arma a doppio taglio. Sarebbe efficace per non far collassare la filiera moda per quest'anno, ma creerebbe un vuoto per l'anno prossimo: dunque rimandiamo?
Comunque non è realizzabile, perchè la SS2020 è stata consegnata tra febbraio e marzo, (ovviamente non parliamo solo dell'Italia) e quindi la vendita al pubblico è anche partita. Certo che è un bell’impasse…
 
 
Il vostro style flow fra teatro e leather-punk rimanda a visioni e nomi iconici come Blade Runner, Matrix, Rick Owens, Gareth Pugh, Alexander Wang, Yohji Yamamoto o Craig Green.
Ispirerete a questo momento “dark horizon” la vostra prossima collezione?

Ci siamo presi del tempo per pensare e stiamo rivedendo tutte le nostre collezioni. Il dark, il total black sono e saranno sempre parte del nostro immaginario, ma vorremmo dare un pizzico di leggerezza. E ci piacerebbe abbandonarci un po' al colore, creare un melting pot di correnti diverse e distanti. Al contrario di tutta la chiusura sia fisica che psicologica o sociale che stiamo vivendo, vorremmo dare una sensazione più lieve.
 
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