Secondigliano: nella Casa Circondariale, via al progetto «Ofarja»: un cortometraggio per raccontare la vita dei detenuti

Un progetto creativo che diventa un'opportunità per parlare di sé. Il cortometraggio «Ofarja» sarà proiettato venerdì, 19 gennaio, all'interno della casa circondariale

Frame del cortometraggio
Frame del cortometraggio
Giovedì 18 Gennaio 2024, 15:37
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Un pezzo di sé e del proprio vissuto, un'opportunità per ogni detenuto di trasferire la sua storia, dando libero sfogo all’estro e alla creatività, in un frammento di racconto, in un disegno in gesso su una lavagna in ardesia. Frammenti che insieme danno vita a «Ofarja», il cortometraggio che alcuni tra i detenuti della casa circondariale «Pasquale Mandato» di Secondigliano hanno realizzato nell’ambito di un progetto in collaborazione con Art33, il Cultural Hub di Napoli Est affidatario del progetto «LievitAzione», gestito dal Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio Civile Universale.

«La presenza sempre maggiore di detenuti di età compresa tra i 18 e i 25 anni ha suggerito l’attivazione, a Secondigliano, di un nuovo percorso formativo.

L’obiettivo di questi percorsi è stato duplice. – spiega la direzione della casa circondariale - Da un lato, si è voluto fare in modo che questi ragazzi conoscessero il mondo dell’animazione anche da un punto di vista tecnico, seppur attraverso un primo e molto generale trasferimento di competenze, dall’altro si è voluto fornire loro una nuova occasione di espressione di sé e della propria creatività».

«Il percorso, perfettamente in linea con la filosofia del nostro centro audiovisivo, si è posto come uno strumento per raccontare e raccontarsi oltre ogni barriera», sottolinea Mariarosaria Teatro, responsabile del cultural hub Art33.

Il percorso si è tradotto in un modulo di disegno e street art, curato dallo street artist Fabio De Angeli e dal fonico Salvatore Cosentino, e in un modulo di illustrazione e animazione, con l'illustratore e regista Ahmed Ben Nessib e con i musicisti Antonio Raia e Sergio Naddei.

«Lavorare con i detenuti è stata un’esperienza straordinaria -racconta Ahmed Ben Nessib- Ci siamo interrogati sulla funzione emotiva e cognitiva del faro, di cosa possa significare per una persona smarrita in mare, e abbiamo cercato nei nostri ricordi, immagini e figure che, per metafora, hanno orientato i nostri viaggi. I detenuti hanno prodotto 3086 disegni, frutto di otto incontri: il prodotto finale è esclusivamente loro. E dire che il primo giorno alla parola disegno sono rimasti pietrificati».

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Il cortometraggio «Ofarja» sarà proiettato per la prima volta venerdì 19 gennaio, all’interno della casa circondariale, in un momento di restituzione ai giovani partecipanti e ai loro familiari.  Il percorso dei detenuti ha portato anche alla realizzazione di un murale all’interno dei locali in cui si sono svolte le attività.

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