Mara Fait, uccisa a colpi di accetta dal vicino. L'uomo si è costituito: «Anni di liti, non ho capito più nulla». Il caso del codice rosso negato

L'uomo ha incontrato la vittima mentre rincasava e dopo l'ennesima discussione l'ha colpita

Rovereto, infermiera in pensione uccisa a colpi di accetta dal vicino di casa (che poi si costituisce)
Rovereto, infermiera in pensione uccisa a colpi di accetta dal vicino di casa (che poi si costituisce)
Sabato 29 Luglio 2023, 00:39 - Ultimo agg. 19:17
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Ha ucciso la vicina di casa, Mara Fait, infermiera di 63 anni in pensione, a colpi d'accetta. Poi l'uomo, 48 anni di origine albanese ma da tempo residente in Italia, si è costituito ai carabinieri. L'omicidio è avvenuto ieri sera attorno alle 20.30 a Noriglio, frazione di Rovereto, in via Fontani. Pare che tra l'uomo e la vittima ci fossero state accese discussioni. E proprio al culmine di uno di questi litigi l'uomo avrebbe impugnato l'ascia che usa per tagliare la legna e l'avrebbe uccisa. L'unica testimone è l'anziana madre della donna.

L'omicidio e i precedenti delle liti

Ora il 48enne si trova in carcere a Spini di Gardolo di Trento. Da quanto è emerso dagli accertamenti condotti dai carabinieri, coordinati dalla pm Viviana Del Tedesco, l'uomo, operaio, vive in uno dei cinque appartamenti della palazzina di via Fontani davanti a cui è avvenuto l'omicidio.

Gli altri quattro sono di proprietà della vittima. Dalle prime indagini degli investigatori è emerso che non solo i rapporti tra l'uomo e Mara Fait erano difficili e conflittuali da anni, ma anche che sono state intentate reciproche azioni legali proprio per quei dissidi.

Quello che è successo venerdì sera verso le 20.30 però non è ancora del tutto chiaro: il 48enne aveva con sé l'accetta quando ha incontrato Mara Fait sotto casa: stava tornando a casa dal lavoro e ha visto la 63enne sotto braccio alla madre anziana. C'è stata l'ennesima discussione e poi l'uomo, che ha raccontato di essere esasperato, ha colpito la vicina alla testa. Poi ha lasciato l'attrezzo in un cespuglio, dove è stato ritrovato, e si è diretto in caserma. Agli inquirenti il 48enne ha detto di non ricordare bene cosa sia successo, solo di non «aver capito più nulla». L'anziana madre della vittima è stata ascoltata ma le sue dichiarazioni non sono servite a dirimere il caso. In casa in quel momento c'era anche il figlio 30enne della vittima ma è sceso dopo i fatti. Nessuno dei vicini ha assistito alla scena.

Il codice rosso negato

«La situazione era stata denunciata, ma nulla è stato fatto». È l'accusa lanciata da Flavio Dalbosco e Rosa M. Rizzi, gli avvocati di Mara Fait, uccisa ieri sera a Rovereto dal vicino di casa Shehi Zyba Ilir. Il 48enne, dopo il delitto, si è costituito ai carabinieri e ha confessato di aver ucciso a colpi d'accetta alla testa l'infermiera in pensione di 63 anni. Lo scorso marzo il codice rosso è stato negato alla vittima, riferiscono i suoi legali. «Nessuna indagine - proseguono -, nessuna audizione dei testi indicati e della denunziante, nessuna applicazione delle misure cautelari di protezione della vittima denunziante: eppure la denuncia era corredata da 19 documenti tra cui certificati del Pronto soccorso e da 11 testimoni dei fatti. Eppure il Shehi Ziba Ilir era già stato condannato per fatti similari». Mara Fait ed i suoi familiari «erano terrorizzati dalla situazione, increduli che - pure avendo denunciato i fatti di reato - nessuno li aiutava né li proteggeva. I colloqui con il pubblico ministero sono stati vani e neppure la richiesta reiterata di protezione ha avuto effetto. Fait Mara è stata lasciata sola e terrorizzata con la vecchia madre affidata alla sua assistenza», così i legali. Il delitto si è consumato venerdì sera a Noriglio, una piccola frazione di Rovereto, all'ingresso della Vallarsa. Poche strade in una valle stretta. Qui tutti si conoscono. L'operaio di origine albanese da tempo abitava nella palazzina. I conflitti con Fait andavano avanti da alcuni anni. La donna stava rientrando a casa con l'anziana madre sottobraccio. Sarà lei l'unica testimone oculare dell'omicidio. L'uomo aveva appena finito un lavoro nell'orto e stava tornando al condominio con l'accetta in mano. Il figlio 30enne della vittima si è affacciato dalla finestra solo in un secondo momento, quando ha sentito le urla. Ha visto il corpo di sua madre disteso per terra e si è precipitato in strada. Nessuno dei vicini ha assistito alla scena. Shehi Zyba Ilir occupava uno dei cinque appartamenti della palazzina di via Fontani davanti alla quale è avvenuto l'omicidio. Gli altri quattro appartamenti sono di proprietà della vittima. Dalle prime indagini degli investigatori è emerso che i rapporti tra l'uomo e Mara Fait da tempo erano difficili e conflittuali, con frequenti litigi e dissidi che sono sfociati nel tempo anche in reciproche azioni legali. Lo scorso marzo la donna aveva denunciato l'uomo per aggressione. L'uomo ha raccontato agli inquirenti di essere esasperato e di non ricordare bene cosa sia successo, solo di non «aver capito più nulla».

 

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