Ragazza violentata a Priverno, il racconto choc: «Sei ore in mezzo ai rovi per scappare. Ero nuda e lui mi dava la caccia»

Latina, la 30enne aggredita in provincia: «Volevo solo tornare a casa da mia figlia»

Violentata a Priverno, il racconto choc: «Sei ore in mezzo ai rovi per scappare. Ero nuda e lui mi dava la caccia»
Violentata a Priverno, il racconto choc: «Sei ore in mezzo ai rovi per scappare. Ero nuda e lui mi dava la caccia»​
di Marco Cusumano
Mercoledì 8 Novembre 2023, 00:33 - Ultimo agg. 13:25
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Voleva tornare a casa da sua figlia piccola, dopo una serata passata fuori con gli amici, e così ha accettato un passaggio in motorino da un conoscente. E’ iniziato così l’incubo di una donna di 30 anni di Priverno, in provincia di Latina, stuprata dal giovane che si era offerto di riportarla a casa. Invece il 22enne si è diretto in uno stabile abbandonato dove ha aggredito la donna, spogliandola e abusando di lei. Tutto è accaduto nella notte tra il primo e il due novembre. Secondo la ricostruzione, al vaglio dei carabinieri, la giovane donna stava camminando a piedi quando il ragazzo si è avvicinato a bordo di uno scooter offrendole il passaggio. «Era un conoscente - racconta la donna - avevo fretta di tornare da mia figlia, ho accettato il passaggio e ho sbagliato. Ma solo per questo è stato giusto subire tutto ciò?».

La ricostruzione della donna, ascoltata dai carabinieri, è da brividi.

Dopo qualche giorno ha deciso di raccontare tutto anche sui social, descrivendo la violenza che ha subito prima di fuggire nei boschi approfittando della distrazione del suo aggressore. «Ricordo le sua urla, la sua violenza carnale, i suoi pugni in testa... Ho reagito nel momento in cui ero sicura di non sbagliare e di riuscire a scappare. Ho sopportato il freddo nuda, 6 ore in mezzo alle spine e agli alberi per non farmi trovare, perché mi ha cercata per ore». 

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UN INCUBO

La donna ha raccontato di essere stata violentata dopo essere stata portata in quel rudere abbandonato, lontano da tutto e da tutti. Nessuno poteva sentire le sue urla, né quelle dello stupratore. Poi, in un momento di lucidità, è riuscita a raccogliere le forze e a fuggire tra le campagne circostanti. L’uomo, secondo la ricostruzione, l’ha inseguita a lungo ma lei è stata più veloce ed è riuscita a nascondersi nella vegetazione. «Quando non mi ha più cercata - racconta - e quando sentivo che il mio corpo non si muoveva più perché intorpidito dal freddo e dallo shock, pur di trovare un’uscita sicura dove poter chiedere aiuto, mi sono portata avanti al petto tutti gli alberi, i rami e le spine camminando nel buio pesto in cerca di una via di fuga».
Ha vagato per circa sei ore in cerca di aiuto, con un unico pensiero: tornare da sua figlia. «Volevo soltanto questo: tornare da mia figlia, la mia unica ragione di vita. E per sei interminabili ore sono rimasta bloccata lì, ma non ho mai dubitato che sarebbe andato tutto bene. Ora ho il corpo ricoperto di ferite ma non è stato nemmeno un pizzico rispetto al dolore della lontananza di una madre dalla propria figlia. Non sono io che mi devo vergognare! Ma quell’essere che credeva che avrebbe schiacciato una donna. Forse è riuscito a farmi del male, ma non conosceva la forza di una mamma. E questa frase la dedico a lui: non ti farò vincere nemmeno un giorno di più regalandoti la mia tristezza o il mio dolore».

I SOCCORSI

La donna, mentre vagava nuda in stato confusionale, è stata notata da un uomo di passaggio che si è fermato per prestare soccorso. I due hanno raggiunto l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina dove la 30enne è stata medicata al pronto soccorso. I medici hanno stabilito una prognosi di dieci giorni per un trauma cranico, contusioni ed escoriazioni multiple. Al termine degli accertamenti medici, in serata, il soccorritore ha accompagnato la donna negli uffici della stazione dei carabinieri di Priverno dove è stata depositata la denuncia. Le indagini sono state molto rapide e i militari, senza troppe difficoltà, hanno individuato il presunto aggressore. Si tratta di un muratore di 22 anni, magrebino, in Italia senza fissa dimora, ora in carcere con l’accusa di violenza sessuale.

LA DIFESA

Il giovane è stato interrogato dal giudice Mario La Rosa al quale ha fornito una ricostruzione completamente diversa degli eventi. Ha risposto alle domande del gip sostenendo che lui e la vittima si stavano frequentando già da una ventina di giorni, avevano una relazione e che quella sera lui era uscito di casa per andare al bar. Il suo racconto però non ha convinto il giudice che ha accolto la richiesta del pubblico ministero Daria Monsurrò convalidando l’arresto e disponendo la custodia cautelare in carcere. Le indagini dei carabinieri sono in pieno svolgimento e ci sono sicuramente dei passaggi che andranno chiariti ulteriormente, in particolare per quanto riguarda i tempi e le modalità della violenza sessuale. A quanto emerso la donna era tornata da poco a vivere a Priverno, dopo essere stata fuori per un lungo periodo. Recentemente aveva deciso di tornare nel suo paese d’origine dove vive la mamma.

IL PRECEDENTE

Lo stupro di Priverno è il secondo grave episodio avvenuto in provincia di Latina negli ultimi mesi. Nel maggio scorso due fidanzatini minorenni furono aggrediti in un edificio abbandonato a Latina Scalo, dove una volta sorgeva lo zuccherificio. Si erano appartati a bordo della loro minicar quando un uomo si avvicinò, picchiò il ragazzo e fuggì con la ragazzina di appena 16 anni. Dopo aver accostato in una piazzola violentò l’adolescente per poi fuggire. Lo stupratore, un trentenne romeno, fu arrestato dopo quattro giorni di ricerche che impegnarono diverse forze di polizia. Si era nascosto in una fabbrica abbandonata, la vecchia “Mistral” di Sermoneta.

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