Non riesce a darsi pace, parla con la voce rotta dall’emozione ma racconta un particolare agghiacciante: la sera del delitto doveva essere l’ultima che Romina passava in quella casa. Il nuovo compagno della vittima non vuole che si faccia il suo nome, dice di vivere in un inferno ma si pente per non aver capito la pericolosità di Pietro Ialongo e soprattutto di essersi fidato.
«Non aveva mai dato segno di instabilità o violenza, anche se ultimamente non accettava di averla persa e qualche volta insultava verbalmente Romina» - cioè la donna di 34 anni, vittima del femminicidio. «Io ci ho anche parlato con lui una volta - continua il giovane - e mi è sembrato normale, tranquillo, mai avrei pensato che dentro stesse covando rabbia e rancore così forti da portarlo ad un gesto tanto assurdo».
La donna e la guardia giurata che vive ad Alatri si frequentavano da poco più di tre mesi ma il sentimento che li univa era molto forte, a quanto racconta l’uomo. «Lei si era lasciata da qualche mese ma era ancora costretta a vivere in quella casa insieme all’ex perché il contratto era cointestato.
Adesso chiede che sia fatta giustizia: «Non cerco alcuna vendetta, non mi appartiene, ma Romina è l’ennesima vittima di vicende del genere e si deve fare qualcosa perché questo fenomeno finisca».
Il racconto prosegue con la decisione di andare a cercare la donna, considerato che Romina non rispondeva. Così l’uomo ha deciso di andare nell’appartamento di via del Plebiscito, nella parte alta della città: «
«Romina era una ragazza gentile ed educata. Ha lavorato qui da noi soltanto due settimane - raccontano i dipendenti del bar Elletti -. Prima era cassiera al Carrefour. Non abbiamo avuto tempo per conoscerla, ma quel poco che è stata con noi era sempre educata e disponibile. Era fidanzata da anni con Pietro. Vivevano insieme. Ogni tanto lui passava qui per un caffè. Anche lui aveva perso il lavoro e si arrangiava con qualche impegno saltuario. Venerdì scorso aveva detto che non sarebbe più venuta. Aveva raccontato - aggiungono gli ex colleghi della vittima - che aveva problemi e che era costretta a tornare in Molise. Era triste e preoccupata. Nessuno di noi aveva grande confidenza con lei. Non si era aperta con nessuno. Mai avremmo immaginato che dietro i suoi occhi tristi potesse esserci il terrore di essere uccisa». Nessuno avrebbe immaginato una fine del genere.
A ricordarla con gli occhi lucidi anche alcuni anziani del posto. «Veniamo sempre qui a fare colazione. Romina ci serviva con educazione e gentilezza. Gli ultimi giorni della scorsa settimana era triste e preoccupata. Le abbiamo anche chiesto cosa avesse - raccontano - ma lei ha sorriso ed è tornata nel bar a lavorare. Povera ragazza. Era così bella, dolce. Non meritava una fine del genere. Le donne non di toccano neppure con un fiore. Le donne vanno amate e rispettate. Che Dio l’abbia in gloria!».