«La morte di Charlotte Comer è colpa dei medici che l'hanno abbandonata». La ragazza di 30 anni che nel 2021 si era tolta la vita, doveva e poteva essere aiutata, secondo l'inchiesta condotta in seguito al suicidio. La giovane è morta per overdose il 20 luglio 2021.
Era un'assistente fisioterapista, che per anni ha sofferto per il suo disturbo di dismorfismo corporeo. Una condizione derivata probabilmente dagli anni di bullismo subito a scuola, che l'avevano fatta diventare «ossessionata dal guardarsi allo specchio».
Charlotte Comer, che viveva a Earl's Croome nel Worcestershire (Regno Unito), era diventata anoressica e beveva quantità spropositate di Pepsi Max.
L'inchiesta ha portato alla luce un'overdose precedente rispetto a quella fatale, che l'aveva ridotta in coma per 3 settimane nel 2018. Durante le sue lotte, ha avuto otto coordinatori dell'assistenza, ma per cinque mesi nel 2021 non ha visto nessuno riguardo alle sue condizioni. Mesi prima della sua morte, la 30enne era stata indirizzata al Priory Hospital, una struttura privata che avrebbe dovuto curarla con il finanziamento dello Stato. Il trasferimento è stato però bloccato da un medico, che ha ritenuto «non idonea» la ragazza e quindi non meritevole del finanziamento.