L'allarme del procuratore Centore:
beni confiscati, favoriti gli ex proprietari

L'allarme del procuratore Centore: beni confiscati, favoriti gli ex proprietari
di Nicola Sorrentino
Sabato 2 Aprile 2022, 06:55 - Ultimo agg. 08:15
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Ritardi, omissioni, irregolarità e abusi nell’assegnazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. È quanto scoperto dalla Procura di Nocera Inferiore, dopo un sistema di monitoraggio, curato dal procuratore Antonio Centore, riguardo la fase esecutiva che mira a scongiurare la dispersione o deterioramento, così come la riacquisizione, di aziende e beni immobili ubicati nel circondario del distretto di Nocera.

L’attività è svolta congiuntamente, con scambio di dati e informazioni, con l’Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati. «In molti casi - dice Centore nel tracciare il bilancio - abbiamo individuato e risolto situazioni nelle quali erano emerse interferenze o inframmettenze da parte dei precedenti proprietari o di soggetti a loro riconducibili, così come abusi o omissioni da parte delle amministrazioni locali alle quali i beni erano stati assegnati. Così come da parte dei custodi giudiziari, alle cui cure i beni erano stati affidati». 

La lista di beni nel circondario di Nocera parte dagli anni 90 e prosegue fino al 2016. «Esiste una zona grigia», spiega Centore, tra il momento della confisca e quello della destinazione e utilizzo ai fini sociali del bene sequestrato. Tante le irregolarità scoperte: si parte dall’occupazione abusiva di immobili da parte degli ex proprietari o di loro familiari, al silenzio di amministratori giudiziari che non chiedevano il pagamento delle indennità di occupazione, fino a sindaci che, dopo l’assegnazione dell’immobile al Comune, permettevano agli ex titolari di riappropriarsene. Scoperte anche aziende confiscate, i cui amministratori continuavano a gestire, svuotandole dei beni e lasciando «gusci vuoti e privi di valore».

Circostanze che spesso diventano oggetto d’indagine, come l’amministratore giudiziario che si accordò con i familiari di un immobile, concedendo a nullatenenti dei mutui finalizzati all’acquisto di immobili, senza chiedere garanzie.

Gli stessi si presentarono, poi, all’esito della procedura, facendo valere garanzie sugli immobili confiscati per esigere soldi maturati per capitale mutuato, interessi e rivalutazione monetaria. Ancora, danneggiamento e sottrazione di materiali da alcuni beni, minacce a chi subentrava legittimamente e casi di incuria da parte di amministrazioni locali, che risultavano assegnatarie.

I controlli hanno condotto anche alla scoperta di errori nell’ubicazione degli immobili confiscati o edificati in assenza di titoli autorizzativi, ma usati da amministrazioni per negare la possibilità di un loro riutilizzo a fini sociali, «secondo un modus operandi - continua il Procuratore - che amo definire come “l’Antimafia del giorno dopo».

Il caso più eclatante riguarda il sequestro di una villa a Nizza e un appartamento a Montecarlo nelle mani di un clan di camorra, mai colpiti da confisca pur con una decisione definitiva. L’attività è seguita insieme ad Eurojust. A bloccare il provvedimento fu uno stralcio e separazione di atti e posizioni trasmesse ad altro distretto, che ne aveva determinato la mancata confisca. «Va detto - conclude Centore - che nella maggioranza dei casi si è giunti alla definitiva assegnazione e destinazione a fini sociali dei beni confiscati. Pur all’esito di percorsi mai lineari, sempre costellati da ricorsi, resistenze, inefficienze o eccezioni di parte, spesso pretestuose o dilatorie, per superare le quali in tempi ragionevoli non sarebbe probabilmente stata sufficiente la sola attività, pur se efficiente e generosa, dell’A.N.B.S.C».

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