Oliveto Citra, il giallo della fuga del sacerdote: la donna è scappata dal marito violento

La donna sarebbe stata presa in carico da un'associazione contro la violenza giò quattro anni fa

La chiesa di Oliveto Citra
La chiesa di Oliveto Citra
Mercoledì 13 Dicembre 2023, 07:54 - Ultimo agg. 14 Dicembre, 07:26
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L’intreccio di più storie e vicende, di circostanze vicine temporalmente, come l’addio alla parrocchia di Oliveto Citra di don Umberto e l’abbandono della giovane donna dalla propria casa, rischia di offuscare il contesto forse più reale di quella spasmodica narrazione da gossip che emerge.

E in questo contesto interviene direttamente l’arcivescovo di Salerno, monsignor Andrea Bellandi: «L’inattesa decisione di un sacerdote ha trovato una prevedibile amplificazione mediatica che, come purtroppo spesso accade, ha già avviato un processo ed emesso sentenze. Credo che l’unico atteggiamento umanamente (e non dico cristianamente) adeguato, in una tale dolorosa vicenda, sia quello del rispetto verso le persone coinvolte, a partire da chi è stato fortemente ferito da un così grave comportamento», dice Bellandi.

L’arcivescovo, in una nota, parla di una «infinita tristezza per l’errore di un proprio figlio, che ha generato profonda costernazione tra i confratelli e, al contempo, disorientamento nella vita della comunità parrocchiale e diocesana» e auspica «che si arrivi in tempi brevi alla conoscenza reale dei fatti, per correggere gli errori e curare possibilmente ogni ferita». La vicenda dell’abbandono di un «suo sacerdote dal ministero di parroco», viene poi confermata direttamente dalla Curia, un abbandono frutto di una libertà personale, quindi una scelta, che ha prodotto, quale conseguenza, la sospensione del sacerdote e la nomina immediata di un sostituto.

Oliveto non è stato mai senza un parroco, in pratica. Non entra nel merito, monsignor Bellandi, ma evidenzia un “errore”, che potrebbe essere forse un sentimento provato dal parroco, ma frutto di cosa? 

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Ed è in questo quadro che emergerebbe una realtà completamente diversa rispetto ad una fuga d’amore che non ci sarebbe mai stata. I tanti dubbi che si incardinano vanno tutti nella direzione di una problematica importante che riguarda la giovane donna, a cui è stata attribuita la fuga. L’altra faccia della medaglia sarebbe invece una storia di maltrattamenti e violenze domestiche che la donna aveva trovato il coraggio di raccontare a quel parroco e quindi all’associazione «To zion Terra promessa», che di lei si sta occupando. La donna, insieme ai suoi figli, infatti, è in un luogo protetto, lontano dal marito contro il quale ha sporto più querele.

«Vi è un procedimento incardinato in Procura su questa vicenda – dice Rosaria Gaeta, presidente dell’associazione – La ragazza la seguiamo da tempo. Per la prima volta, nel confidare la sua realtà, si è sentita ascoltata e non giudicata. Al momento non ci sono ancora disposizioni del giudice ma sia le forze dell’ordine che i servizi sociali conoscono la vicenda e sono impegnanti a guidare la ragazza e i suoi tre bambini in questo percorso difficile». Una ragazza con un passato pesante, con una vita non facile, con un matrimonio stretto da giovanissima. Non c’è stata quindi fuga col parroco, ma quando suo marito è andato a Trento per lavoro, era ottobre, come lui stesso ha dichiarato pubblicamente, l’unica fuga era da quel marito. E la fuga dal consorte è diventata la fuga col parroco. Eppure sono in due luoghi diversi, in due case diverse, a vivere due storie unite solo dal caos mediatico e facilone di una rappresentazione da spettacolo comodamente ascoltata da comodi divani di case calde e sicure. Condita dai giudizi verso la scelta di un parroco, che aveva comunicato al sindaco, ai suoi stretti parrocchiani ed anche al vescovo di andare via, e verso il coraggio di una giovane e fragile donna che ha incontrato chi l’ha ascoltata ed aiutata. 

Intanto in rete si moltiplicano le testimonianze su don Umberto, descritto come persona vicina ai giovani, alle famiglie, ai bisognosi, ma molto discreta, capace di entrare nei cuori delle persone con immediatezza. Testimonianze provenienti in particolare dalla Parrocchia della Santissima Annunziata, oltre che dalla stessa Oliveto. Lo stesso sindaco, Mino Pignata, testimonia il bene che ha fatto nei due anni di sacerdozio ad Oliveto Citra, ma esprime anche una forte preoccupazione per i tre minori. Chiede silenzio per tutelarli, perchè loro sì sono le autentiche ed innocenti vittime di una curiosità morbosa e senza freni.

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