Mamma clona la Sim del figlio
così lo salva dagli spacciatori

Mamma clona la Sim del figlio così lo salva dagli spacciatori
di Nico Casale
Venerdì 3 Marzo 2017, 08:00 - Ultimo agg. 08:16
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SALERNO - Era solo un sospetto ma, dopo aver clonato la scheda del cellulare del proprio figlio, è diventata, ben presto, una terribile realtà: il «piccolo di casa» assumeva droga e doveva dei soldi ad un pusher. Mossa da una forte apprensione e da un legittimo timore che il figlio avesse intrapreso una «brutta strada», una mamma salernitana ha trovato nella tecnologia un alleato incredibile: un marchingegno in grado di clonare le sim - card. E dunque, per qualche tempo ha spiato telefonate, messaggi e finanche WhatsApp e Telegram del figliolo ancora quattordicenne. Per far sì che il suo arguto piano (al limite della legalità) vada in porto, la donna deve riuscire ad avere per qualche ora tra le mani la sim - card del figlio, in modo tale da procedere con la clonazione. La fortuna vuole che un giorno il telefono cellulare del ragazzo si rompe e lei, all’istante, si offre di portalo in assistenza. Trascorrono un paio d’ore e il gioco è fatto: clonata la scheda e copiati, mediante una duplicazione, i dati su una sim secondaria, la mamma ha il pieno controllo di tutto il traffico voce, dati e sms che il giovanotto avrebbe generato da quel momento in poi. 

Cominciano giorni di vero e proprio appostamento telefonico: quando il figlio riceve una chiamata o un messaggio, la mamma, pur non potendo ascoltare i contenuti delle telefonate, riesce, in tempo reale, a sapere con chi parla al telefono, con chi sta chattando su WhatsApp o su Telegram e con chi scambia sms. Questa attività di «intellingence» è durata all’incirca un mese. Trenta giorni di intercettazioni sono serviti alla donna per prendere coscienza che i propri timori non erano infondati. Tutt’altro: il figlio assumeva stupefacenti e, in più, aveva anche un debito con uno spacciatore. 

In questo modo la mamma è venuta a capo di una situazione che, in casa, era diventata insopportabile. «Se si considera il caso in un’astratta dimensione tecnico – giuridica, la condotta della madre potrebbe avere rilevanza penale; – afferma il professore Andrea Castaldo, ordinario di Diritto Penale al Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Salerno – penso ad esempio ai reati informatici o alla violazione delle norme in tema di tutela della privacy. Ma, se si guarda, come è doveroso agli aspetti concreti, la non punibilità della madre deriverebbe comunque dall’assenza di dolo, poiché certamente non ha agito per arrecare un danno al ragazzo, anzi proprio il contrario. Mi sembra interessante però il profilo sociale di questa vicenda. A che punto può spingersi la prevenzione di un genitore nei confronti di un figlio, tanto da tenere condotte borderline».
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