Omicidio-suicidio di Capaccio,
la sorella: «Lei voleva fuggire»

Omicidio-suicidio di Capaccio, la sorella: «Lei voleva fuggire»
di Paola Desiderio
Mercoledì 6 Aprile 2016, 10:47
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 Erano già diversi giorni che Costantin Barbu si comportava in modo strano. Temeva che Sabina Iuliana Chis lo lasciasse e andasse via con il loro bambino. «Sabina non lo faceva perché aveva paura che lui si togliesse la vita, diceva che poi si sarebbe sentita in colpa verso il figlio» racconta Ana Maria, la sorella più piccola di Sabina. Ventuno anni appena, gli occhi lucidi, senza più lacrime. Spetta a lei occuparsi del rimpatrio delle salme di Sabina e del piccolo.
Fino a pochi giorni prima del delitto, il 31 marzo scorso Sabina e il bimbo di due mesi sono stati trovati uccisi e Costantin impiccato, aveva vissuto con loro. «Ma lui un giorno ha alzato le mani anche su di me, per cui sono andata via. Andavo da loro ogni giorno per aiutare mia sorella, portarle pannolini e altre cose che servivano a lei e al bambino. Lui non voleva che ci andassi». Sabina, seconda di sette figli, aveva studiato da sarta e per un po’ aveva lavorato in fabbrica in Romania. Poi era venuta in Italia, in cerca di una vita migliore. In Romania aveva altri due bimbi, di otto e quattro anni. Un anno e mezzo fa l’ha raggiunta anche Ana Maria.
«Sabina e Costantin si conoscevano già in Romania, veniamo dallo stesso paese. Lui l’anno scorso è venuto in Italia e quasi subito lei è rimasta incinta. Sono andati a vivere insieme, perché il bimbo potesse stare con entrambi». Ma lui non lavorava e anche lei, dopo essere rimasta incinta aveva smesso.
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