Dalla Costiera amalfitana all'Ucraina, Padre Enzo: «Vi porto la carezza del Papa»

Missione di pace e partita di beneficenza, il viaggio di padre Enzo Fortunato

Padre Enzo benedice una donna
Padre Enzo benedice una donna
di Emiliano Amato
Lunedì 3 Aprile 2023, 06:45 - Ultimo agg. 4 Aprile, 07:10
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L’Italia scende in campo per la pace. Si è conclusa la missione umanitaria in Ucraina guidata dal francescano padre Enzo Fortunato con Angelo Chiorazzo, presidente della cooperativa dell’Auxilium e la Comunità di Sant’Egidio. Due convogli dell’Humanitas di Salerno hanno portato generi di prima necessità, medicinali e vestiario alla popolazione stremata dal conflitto. Per i bambini magliette e tute della Nazionale italiana di calcio, circa 22mila capi in tutto, inviati dalla Figc. Padre Fortunato ha consegnato anche i doni di Papa Francesco: corone di rosari, libri illustrati sulla vita di Gesù e le immaginette con gli auguri di Pasqua. «Porto la carezza del Papa ai bambini e a tutte le persone che soffrono: Dio non è crudele, Dio coccola. È l’uomo, che quando si sente Dio, diventa crudele» ha detto in ogni luogo il francescano che alla cittadella degli sfollati di Leopoli ha partecipa, col saio, alla partitella amichevole con i ragazzi. 

Dall’emergenza è divenuto un polo di eccellenza: l’ospedale St. Panteleimon di Leopoli (dedicato a San Pantaleone) ha conosciuto una radicale trasformazione. Dall’inizio del conflitto, infatti, sono passati da qui circa 11mila pazienti (più di mille i bambini), di cui il 60 per cento feriti di guerra, soldati o volontari provenienti dalle zone più calde del conflitto, come ci ha rivelato la direttrice esecutiva Mariana Svirchuk. La manager va fiera del programma «Unbroken» (che letteralmente vuol dire «integro»), dedicato a civili, militari e bambini con le ferite della guerra: «Oggi, grazie a una squadra di medici specialisti in tutte le discipline, effettuiamo ricostruzioni plastiche delle ferite, protesi, riabilitazione e assistenza psicologica dei pazienti. Abbiamo convenzioni con centri esteri sinonimo di eccellenza. In Italia con il Bambin Gesù di Roma e l’Istituto Rizzoli di Bologna». Padre Fortunato ha chiesto di incontrare gli ammalati e i feriti di guerra. Andrej ha 36 anni, partito volontario, si è ritrovato senza una gamba. È un ingegnere che ha anche lavorato per un’azienda italiana. Gli viene chiesto se rifarebbe la sua scelta. Risponde convintamente: «Sì. Non mi sono pentito, devo difendere la mia patria». Nella stanza successiva c’è Yuri, 21 anni, rilasciato il 24 novembre nello scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina. Ci hanno detto che faceva parte del commando che nel febbraio 2022 «mandò al diavolo» i russi sull’Isola dei Serpenti. Negli occhi ancora la paura di chi ha visto l’inferno subendo atroci torture. L’istruzione che vince sulla distruzione. A un anno esatto dalla cacciata dei russi, attorno a Kiev si cerca di tornare alla normalità. Nelle strade di Irpin restano evidenti i segni degli attacchi, con palazzi sventrati e colpi di proiettili sulle facciate e sulle carcasse di auto. Qui la rinascita parte dalla scuola. Una struttura all’avanguardia, inaugurata a settembre da Zelenski, che ospita 1300 studenti, dalle elementari alle superiori.

Bombardata e parzialmente devastata, grazie all’Unicef e al governo, è stata ricostruita. Ma la guerra continua e il rischio di attacchi dai droni è persistente. Al suono delle sirene le lezioni si trasferiscono nel bunker: nel piano interrato del plesso ci sono aule attrezzate e ampi ambienti per la didattica. Anche qui le magliette dell’Italia fanno felici i ragazzi. E scatta subito la partita in palestra.

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A una manciata di chilometri, a Bucha, c’è una fossa comune. Un candido strato di neve ricopre il campo con 116 corpi. Padre Fortunato si ritira in preghiera, scalzo, sul cippo e raccoglie il pianto di una madre che ha perso il proprio figlio. «Questa zona si sta riprendendo, è tornato il traffico. Un anno fa era inimmaginabile - ci ha spiegato l’arcivescovo della chiesa greco cattolica di Kiev, Svjatoslav Ševčuk -. Prima della guerra la città aveva 4 milioni di abitanti, ad aprile dello scorso anno 800mila. La nostra cattedrale all’inizio è stata un rifugio per tanta gente, una sorta di Arca di Noè, con cani, gatti, pappagalli e altri animali. Lo Stato ha capito che senza la Chiesa gestire il trauma postbellico non sarà possibile. I nostri sacerdoti dovranno formarsi per dare assistenza alla gente». A Fastiv c’è il più grande centro di smistamento di aiuti umanitari dell’Ucraina. Ad accoglierci padre Paolo Kunytsky, domenicano della parrocchia di San Martino. Parla bene l’italiano avendo studiato a Bari, Teologia. Assomiglia a frate Tuch di Robin Hood. Non produce birra, ma gestisce anche un pub nel centro parrocchiale che è un piccolo villaggio con scuole e campetti e un plesso per famiglie appena ristrutturato con gli aiuti dei domenicani della California. «La vittoria di Gesù è la nostra pace» sostiene Padre Paolo che si prepara a vivere la seconda Pasqua dallo scoppio del conflitto. Anche qui la delegazione italiana regala gioia e sorrisi. Una bambina ricambia con il calendario scolastico dell’anno 2023, auspicando sia quello della pace. Sul retro le firme di tutti gli alunni e i saluti a Papa Francesco. Sarà Padre Enzo con la delegazione a portarlo al Pontefice, insieme al racconto della speranza impressa negli occhi e nel cuore dei fratelli ucraini.

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