Parcheggiati in ospedale. E solo tre anziani su cento ottengono le cure a casa

Per l'Assistenza domiciliare l’Asl di Salerno è tra le più virtuose in Italia

Una corsia di ospedale
Una corsia di ospedale
di Sabino Russo
Venerdì 27 Gennaio 2023, 06:30 - Ultimo agg. 09:01
4 Minuti di Lettura

Anziani che non si riescono a dimettere dall’ospedale: un fenomeno che rappresenta una vera emergenza. Beneficiano di cure a casa seimila over65 salernitani sui 233mila totali, cioè meno di tre ogni cento. Servono dialogo tra ospedale e territorio e una buona assistenza domiciliare. È quanto emerge dall’ultimo rapporto di Italia Longeva, secondo cui troppi anziani rimarrebbero nei reparti degli ospedali in media una settimana in più rispetto alla data di dimissione stabilita dal medico. 

E proprio per fronteggiare l’emergenza degli anziani «bed blocker», quelli che non si riesce a dimettere dall’ospedale, perché non hanno assistenza a casa, incidendo sui costi delle strutture, serve una cabina di regia che imposti un dialogo tra ospedale e medicina del territorio, con maggiori investimenti per l’assistenza territoriale. A fronte di una media europea che non va sotto il 7 per cento e con punte fino al 20 per cento, la messa in sicurezza degli anziani dimessi dall’ospedale tocca da vicino la capacità del nostro servizio sanitario di prendersi cura delle persone più fragili, in particolare di coloro che sono privi di un supporto familiare. 

Tuttavia, il rientro in comunità continua a rappresentare un nervo scoperto dell’assistenza agli anziani, per via della carenza di servizi di assistenza domiciliare, Rsa e hospice, e della mancanza di dialogo tra ospedale e territorio.

Le risorse economiche stanziate dal Pnrr per potenziare la dotazione dei servizi di assistenza domiciliare, puntando a raggiungere il 10 per cento degli over 65 nei prossimi 4 anni, e per la realizzazione degli ospedali di comunità con valenza di strutture post-acuzie, rispondono all’esigenza di costruire un ponte tra ospedale e casa, e dare finalmente un’assistenza congrua alle persone anziane. «Ma questo obiettivo non può essere pienamente raggiungibile senza un modello organizzativo che raccordi medici di medicina generale, assistenza domiciliare, ospedale, Rsa, post-acuzie e cure palliative, vale a dire tutti gli snodi della cosiddetta long-term care - si legge nel rapporto - Alcune esperienze virtuose ci dicono che più l’ospedale è in grado di comunicare in tempo reale con la rete territoriale, di conoscerne il ventaglio di servizi offerti e di prendere parte alla definizione del bisogno assistenziale sin da quando il paziente entra in pronto soccorso o in ospedale, tanto migliore è la presa in carico a lungo termine dell’anziano e della sua famiglia». 

Video

L’ospedale ricopre un ruolo fondamentale nella valutazione dei bisogni clinico-assistenziali dei fragili e nell’indirizzarli verso i servizi più appropriati nell’ambito del territorio. Questa funzione potrebbe essere svolta con la presenza del geriatra in pronto soccorso, all’interno di una Frailty Unit che, in assenza di acuzie gravi, si attiva per evitare il ricovero in ospedale, rimandando il paziente a casa oppure dirottandolo in day hospital. Altra funzione potrebbe essere rappresentata dalla centrale di continuità assistenziale, anch’essa gestita da geriatri, che al momento dell’accesso dell’anziano in ospedale valuta l’attivazione dei servizi territoriali per agevolarne la dimissione.

Dal punto di vista dei servizi di Assistenza domiciliare integrata, l’Asl di Salerno si presenta tra le più virtuose in Italia per numero di prestazioni garantite, che coprono il totale di quelle previste tra le più rilevanti dal punto di vista clinico-assistenziale, con una collaborazione pressoché paritetica fra servizio sanitario e operatori privati. La Asl di Salerno, inoltre, si colloca ai primi posti per numero medio di ore dedicato a ciascun paziente. La percentuale di presi in carico a domicilio resta, però, ancora troppo esigua tra la popolazione over-65 residente, con un livello di integrazione fra servizio sanitario e operatori sociali dei Comuni ancora non ottimale, e con una eterogeneità gestionale che andrebbe semplificata. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA