Non solo immagini: i poliziotti stanno ascoltando alcune testimonianze per chiarire l’esatta dinamica dell’incidente avvenuto il 3 aprile scorso durante il secondo tempo della partita tra Cavese e Gelbison, che ha portato al ferimento di un tifoso della squadra locale. L’esplosivo che ha tranciato la mano del 40enne è stato lanciato verso la curva Sud o è stato la vittima stessa ad accenderlo? E poi, si trattava di un petardo o di una bomba carta? È questo l’interrogativo a cui gli investigatori stanno cercando di rispondere. L’autorità giudiziaria ha incaricato gli agenti del commissariato, diretti dal vicequestore Giuseppe Fedele, di seguire le indagini. Nelle prime ore dopo l’incidente, i poliziotti hanno sequestrato e poi visionato le immagini delle telecamere a circuito chiuso, in funzione al Simonetta Lamberti.
In queste ore si stanno ascoltando alcuni testimoni. Secondo le prime ricostruzioni, il tifoso, 40enne, che si trovava in curva sud avrebbe acceso il petardo che lo avrebbe ferito alla mano, causandone l’amputazione.
Poi il trasferimento al Ruggi di Salerno dove fu sottoposto all’amputazione della mano sinistra. Grande solidarietà da parte di conoscenti, amici e tifosi: «Generalmente - racconta un tifoso - assisto alla partita proprio dove è successo l’incidente. Solo per un caso mi ero spostato». Gli ultrà hanno anche ricordato Angelo Senatore, noto come Popif, storico tifoso stroncato due anni fa dal Covid, a cui è stato intitolato il campetto di Sant’Alfonso.