Perse la mano allo stadio di Cava
a causa di un petardo: resta il giallo

Perse la mano allo stadio di Cava a causa di un petardo: resta il giallo
di SImona Chiariello
Mercoledì 13 Aprile 2022, 06:30 - Ultimo agg. 07:16
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Non solo immagini: i poliziotti stanno ascoltando alcune testimonianze per chiarire l’esatta dinamica dell’incidente avvenuto il 3 aprile scorso durante il secondo tempo della partita tra Cavese e Gelbison, che ha portato al ferimento di un tifoso della squadra locale. L’esplosivo che ha tranciato la mano del 40enne è stato lanciato verso la curva Sud o è stato la vittima stessa ad accenderlo? E poi, si trattava di un petardo o di una bomba carta? È questo l’interrogativo a cui gli investigatori stanno cercando di rispondere. L’autorità giudiziaria ha incaricato gli agenti del commissariato, diretti dal vicequestore Giuseppe Fedele, di seguire le indagini. Nelle prime ore dopo l’incidente, i poliziotti hanno sequestrato e poi visionato le immagini delle telecamere a circuito chiuso, in funzione al Simonetta Lamberti.

In queste ore si stanno ascoltando alcuni testimoni. Secondo le prime ricostruzioni, il tifoso, 40enne, che si trovava in curva sud avrebbe acceso il petardo che lo avrebbe ferito alla mano, causandone l’amputazione.

Dalle altre testimonianze, inclusa quella della vittima, le cose sarebbero andate diversamente: l’esplosivo sarebbe stato lanciato verso la curva sud e il tifoso, che era allo stadio con i figli, lo avrebbe recuperato da terra per allontanarlo da alcuni bambini. Ora toccherà agli inquirenti capire cosaè accaduto. L’uomo fu accompagnato per le prime cure all’ospedale Santa Maria dell’Olmo.

Poi il trasferimento al Ruggi di Salerno dove fu sottoposto all’amputazione della mano sinistra. Grande solidarietà da parte di conoscenti, amici e tifosi: «Generalmente - racconta un tifoso - assisto alla partita proprio dove è successo l’incidente. Solo per un caso mi ero spostato». Gli ultrà hanno anche ricordato Angelo Senatore, noto come Popif, storico tifoso stroncato due anni fa dal Covid, a cui è stato intitolato il campetto di Sant’Alfonso. 

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