Salerno, riciclaggio e truffa: il pm chiede il processo per Enzo Bove e altri 26

Giudice per le indagini preliminari e procura individuano, tra le parti offese, anche Agenzia delle Entrate e Inps

L'imprenditore Enzo Bove
L'imprenditore Enzo Bove
di Petronilla Carillo
Sabato 30 Marzo 2024, 06:35
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La procura di Salerno chiede il processo per l’imprenditore Enzo Bove ed altre ventisei persone coinvolte, a vario titolo, nell’inchiesta sul riciclaggio nel mondo della movida. Fissata anche l’udienza preliminare per la fine del mese di aprile. Il processo è stato chiesto per Domenico Zeno, Massimo e Domenico Sileo, Carmine Del Regno, Vincenzo Casciello, Antonio Libretti, Donato Pasqualucci, Enrico Benintende, Elisa Bernardo. Francesco Cascella, Liliana Cerri, Dario Colucci, Valeria Concilio, Carmela Cuomo, Italo D’Abbrusco, Salvatore D’Alessio, Maria Rosaria D’Auria, Bruno e Gennaro De Santis, Michelina Del Basso, Enrico Gagliardi, Daniel Iftene, Carmine e Renato Iuliano, Elena Squillante e Ciro Villani. la particolarità è l’individuazione delle parti civili: oltre allo Stato italiano, anche l’Agenzia delle Entrate, l’Inps e due privati cittadini. Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Giovanni Chiarito, Antonio Ciliberti,Benedetta Falci Malangone e Giovanni Falci, Gaetano Pastore, Michele Tedesco, Vincenzo Faiella.

LE ACCUSE

Sono a vario titolo di associazione per delinquere, trasferimento di valori per riciclaggio e autoriciclaggio, favoreggiamento personale, truffa ai danni dello Stato, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, violazione dell’obbligo di comunicazione come previsto dal codice antimafia.

In particolare Bove e i suoi soci (anche quelli occulti) sono accusati di aver intestato a dei prestanome undici società con l'obiettivo di sottrarsi alla possibile aggressione giudiziaria e continuare a realizzare profitti, il tutto con l'aiuto dei commercialisti Libretti e Pasqualucci.

I RUOLI

Mimmo Zeno ed Enzo Bove, avvalendosi della stretta collaborazione di Massimo Sileo, anche questi con ruolo di organizzatore relativamente ad alcune attività, avrebbero gestito di fatto le attività commerciali (bar e ristoranti a Salerno e a Roma) delle quali sono titolari di fatto. Carmine Del Regno avrebbe avuto il ruolo di finanziatore di altre attività gestite assieme a Bove mentre Domenico Sileo, associato quale longa manus del padre Massimo, ritenuto anche persone di fiducia di Mimmo Zeno, sarebbe stato il referente del gruppo per quanto riguarda la risoluzione di alcuni problemi legati ad alcuna attività riconducibili ad una delle società coinvolte nel business. Enzo Casciello, referente dei «capi» Zeno e Bove, sarebbe stato - secondo la procura - «prestanome ricorrente nelle compagini societarie delle Attività di fatto riconducibili al gruppo». Antonio Libretti, commercialista e depositario delle scritture contabili, avrebbe seguito e controllato tutte le fasi dell’iter sottesi alle modifiche statutarie e alla costituzione di nuove entità giuridiche predisponendo atti e documenti e fornendo così un concreto contributo alla gestione da parte di Zeno, Bove e Sileo delle società intestate ai prestanome. Identica la posizione del consulente finanziario Pasqualucci, professionista di fiducia di Domenico Zeno.

Nella richiesta di rinvio a giudizio il sostituto procuratore Stefania Faiella analizza tutte le posizioni degli indagati in merito a ciascuna società di riferimento, analizzando singolarmente anche il ruolo di ciascun prestanome e della fittizia attribuzione dio quote societarie. Chiesto il giudizio anche per Carmine Del regno per aver dato uno schiaffo ad un dipendente del ristorante Non ti pago per trarre un giusto profitto impossessandosi così della somma di mille e 100 euro. Ad alcuni di loro, come Enzo Bove, è stata riconosciuta anche la recidiva.

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