Ristoranti e negozi cinesi vuoti:
clienti in fuga con l'incubo coronavirus

Ristoranti e negozi cinesi vuoti: clienti in fuga con l'incubo coronavirus
di Nico Casale
Giovedì 6 Febbraio 2020, 06:25 - Ultimo agg. 06:44
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Cambiano le abitudini, mutano gli stili di vita. La psicosi da contagio da Coronavirus investe anche i salernitani. E, se i megastore gestiti da persone cinesi hanno iniziato ad accusare il colpo delle mancate vendite per mancanza di clienti, molti ristoranti orientali della città si sono svuotati. La preoccupazione, tra i cittadini, è tanta. Ed è cresciuta, soprattutto, dopo l’annuncio, di due casi di contagio accertati a Roma. «Non c’è nessun rischio collegato alla ristorazione cinese o ad abiti cinesi», ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza. Ma quelle parole sembrano non aver ottenuto, neanche a Salerno, un effetto rassicurante. Così, il contraccolpo è forte: clientela ridotta ai minimi, gestori di ristoranti cinesi che pensano di abbassare la saracinesca, dipendenti che vanno via per mancanza di lavoro. È quanto emerge dopo aver raccolto le testimonianze di alcuni dei ristoratori cinesi attivi nel capoluogo. 
 
 

«Si è creata una situazione che non è normale», esordisce la titolare di un ristorante fusion asiatico spiegando che «da due settimane, ci sono molti meno clienti. Prima, il sabato e la domenica, venivano 200 o 300 persone; adesso, invece, al massimo trenta». Numeri che spingono la donna di nazionalità cinese a rivelare di aver pensato ad una decisione drastica: «Se in questa settimana diminuiscono ancora di più i clienti, chiudiamo il ristorante». Dal lunedì al venerdì, aggiunge, «a pranzo e a cena, al massimo vengono dalle due alle cinque persone. Come si fa? Perciò, sono in pochissimi a lavorare qui ora». «Si è creata una situazione non normale», ripete chiarendo che «nel nostro ristorante non c’è il virus. Tutti i prodotti che compriamo sono italiani, non sono cinesi». Difatti, come sottolinea il ministero della Salute, «normalmente, le malattie respiratorie non si trasmettono con gli alimenti, che comunque devono essere manipolati rispettando le buone pratiche igieniche ed evitando il contatto fra alimenti crudi e cotti». Ad una manciata di chilometri, altro ristorante cinese, stessa situazione del primo. «Adesso c’è poco lavoro», evidenzia la proprietaria. «Da un giorno all’altro, abbiamo iniziato ad avere pochi clienti, quattro o cinque a pranzo e più o meno gli stessi a cena». Insomma, una decina di persone, in media, qui, continuano a mangiare cinese. Ma, «prima della paura del virus, il sabato, ne venivano 150 o 160. Sabato scorso, erano appena venti». E le ripercussioni non si sono fatte attendere. «Un dipendente - racconta - è dovuto andare via perché non c’è lavoro. Siamo rimasti solo noi proprietari. Siamo una famiglia, uno lavora in cucina, uno serve ai tavoli...».
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